LESSING, HERDER
E LA MASSONERIA DEL XXI SECOLO
Figura 1 - Gotthold Ephraim Lessing
(1729 – 1781)
Figura 2 - Johann Gottfried von Herder
(1744 – 1803)
1780 e 1800, due date cruciali per il pensiero massonico mondiale. Nell’80 Lessing
pubblicava i suoi Ernst und Falk - Gespräche für Freimäurer (‘Ernst e Falk – Dialoghi per
Massoni’) e nell’800 Herder pubblicava i suoi Gespräch über eine unsichtbar-sichtbare
Gesellschaft e Fama Fraternitatis oder Über den Zweck der Freimäurerei, wie sie von
aussen erscheint – Salomo's Siegelring. Eine Fortsetzung des vorigen Gesprächs
(‘Dialogo su una società invisibile-visibile’ e ‘Massoni. Fama fraternitatis o sullo scopo
della libera muratoria, come essa appare dall’esterno. L’anello con sigillo di Salomone una continuazione del precedente dialogo’).
Sono due testi, in forma di dialogo ove gli Autori espongono le loro “teorie” sulla
Massoneria, testi cruciali per il pensiero massonico di ieri e di oggi; testi ove l’esiguità
dell’esposizione si contrappone alla ricchezza dei contenuti, lo stile dialogico alla
complessità dei concetti.
I nostri due Autori operarono nella seconda metà del Settecento, quando in Europa e Nord
America la Massoneria, al 1794, si era ormai consolidata con 22 Gran Logge e
numerosissime Logge sparse un po’ ovunque nei due continenti 1. Dopo il 1750 i Riti
massonici, che definivano i vari Ordini da quello abbastanza indefinito delle prime Logge
inglesi, si erano moltiplicati in modo impressionante. È difficile se non impossibile datare il
sorgere della gran parte dei Riti massonici, ma, da una superficiale valutazione, all’epoca
di Lessing in Europa e Nord America essi ormai erano diverse decine. La fantasia creativa
in ambito ritualistico è sempre stata notevole, considerando anche il fatto che molti di quei
Riti avevano un gran numero di gradi che dovevano essere giustificati con complessi
ragionamenti a base esoterica. Nel 1763 fu costituito a Lyon il Rito dell’Aquila Nera con 81
gradi. Nel 1788 a ridosso dei Dialoghi massonici di Lessing ed Herder fu creato il Rito di
Misraim con 90 gradi e poco più tardi si aggiunse nel 1815 a Montauban il Rito di Memphis
con 92 gradi. I riti con un numero variabile di gradi tra i 15 e i 30 erano e sono numerosi.
Nel 1987 sono stati conteggiati, tra massonici e paramassonici, esistenti ed estinti, 154
Riti; una quantità che verrebbe da dire sconcertante. Sorge la domanda: perché tanti riti e
perché tantissimi gradi? Non esistono studi che spieghino in termini socio-culturali questo
dilagare di un movimento così composito e allo stesso tempo così apparentemente
unitario. Un tempo il fenomeno poteva essere spiegato con l’ansia dell’epoca di fare
dell’esoterismo, di ammantarsi di altisonanti titoli cavallereschi, di definire il percorso
massonico con la minuzia di una scolastica medioevale o la meticolosità di una mistica
esasperata oppure con più condiscendenza a modo di una catena infinita di enti di
leibniziana memoria.
Ma oggi? La prima e ovvia ragione del perseguire su questa via di esasperata
differenziazione è la continuazione di una Tradizione che però è tutta e solo interna
all’Ordine e al Rito di appartenenza, con la conseguenza generale di una contraddittoria
collezione di Tradizioni dentro la Massoneria. Ma non può essere definita come Tradizione
massonica la tradizione di un singolo Ordine o Rito; è questa una tradizione storica, nel
senso di continuità nello scorrere del tempo, con un inizio e una fine come è accaduto per
molti Ordini2.
Alla gran quantità di gradi in tanti riti massonici si dà la giustificazione sopra accennata
della scansione per gradini ascensionali del perfezionamento nel percorso massonico.
Stupisce, però, che ci siano tante diverse interpretazioni sul percorso massonico e sulle
sue modalità di svolgimento. Ciò pone in evidenza il fatto che in Massoneria non c’è una
visione chiara e univoca sul percorso massonico per il perfezionamento. Ogni grado trova
la sua giustificazione dentro la logica che ispira il Rito, dentro i meccanismi che lo
strutturano; ma ciò dà l’impressione che il Rito sia funzionale alla definizione dei gradi e
non questi al Rito3. Per inciso, è interessante osservare che tra i 154 riti che sono apparsi
1
La Massoneria dalla Londra del 1717 e dalle quattro Logge iniziali, si era propagata con rapidità
impressionante; tanto per dare un segnale, nella sola Inghilterra intorno al 1750 le Logge erano quasi
quattrocentocinquanta.
2
Una strana Tradizione che non pochi appellandosi ad esimi studiosi d’esoterismo (che mai si definirono
quali esoteristi) vogliono trattare come extrastorica, che si svolge per vie misteriose da maestro a maestro
ma che, all’occhio del bambino che guarda con l’occhio limpido dell’ingenuità il corteo reale con il re nudo,
appare una giustificazione per aggirare il problema della Tradizione concretamente legata alle vicende
umane.
3
Più probabilmente è un serpente che si morde la coda, impedendo di capire chi giustifica chi. I Riti non
sono sottoponibili a critica dal loro esterno, infatti nascono e si modificano per proprie decisioni interne. Il
Rito non lo si giustifica e non lo si critica; eventualmente sono criticabili le motivazioni che hanno portato alla
stesura del Rito, perché le motivazioni sono un evento storico, sono l’espressione della volontà di singoli o di
gruppi, e non posseggono alcuna valenza esoterica o iniziatica o metafisica. Il Rito è una creazione
intellettuale che quasi sempre si caratterizza per complessità di richiami storici e culturali, per maggiore o
minore coerenza interna, per intensa volontà di farsi personale espressione di una diversa modalità di
intendere la Massoneria. Facendo parte dell’agire umano è difficile asserire che le motivazioni siano di
carattere esoterico; piuttosto tale carattere è una conseguenza di un costrutto intellettuale di chi ha
architettato il Rito.
in tre secoli, solo tre hanno un numero di gradi non superiore a quelli tradizionali di
Apprendista, Compagno e Maestro e che uno dei tre è estinto.
Molti sono gli studi sulla storia della Massoneria che ci spiegano il come sorsero tanti
Ordini massonici, ma non risultano esserci quelli che spieghino il perché essi sorsero con
tanta virulenza. Vaghe, seppur ragionevoli, spiegazioni sono state date sulla base
dell’esigenza, per i Massoni di una specifica società nazionale e cultura, di rispettare le
proprie radici culturali strutturandosi in modo peculiare. Lo stesso Lessing dice nel quinto
Dialogo: «Tanto multiforme era la società civile che anche la Massoneria non ha potuto
fare altro che adottare altrettante forme diverse, e ogni nuova forma aveva, come naturale,
il suo nuovo nome» 4.
Quelle dei diversi Ordini nati per diversificate esigenze nazionali e culturali è una
spiegazione che sembrerebbe negare il carattere universale dell’essenza della
Massoneria, anche se questa essenza, con una puntigliosa analisi potrebbe essere
ritrovata in tutti gli Ordini massonici; a ogni modo, tale spiegazione, anche quella di
Lessing, non chiarisce l’esigenza di costruire tanti Riti e tanti gradi che con le specificità
culturali non hanno un diretto legame.
La Massoneria attrasse, prima ancora della fatidica data del 1717, gli interessi d’importanti
cerchie di persone, nobili, ricchi borghesi e anche valenti intellettuali e studiosi delle più
varie discipline, era una Società di élite. La Massoneria sorge in concomitanza con il
sorgere dell’Enlightenment (Illuminismo inglese) e delle primissime fasi del Lumière
(Illuminismo francese) e molti ricercatori hanno posto in relazione i due fenomeni.
Nessuno può negare le profonde reciproche influenze tra essi che si svolsero per tutto il
XVIII secolo5, però alle analisi più attente è anche evidente che essi marciarono separati:
l’Illuminismo esplose in Europa e fuori come possente corrente di pensiero dai rilevanti
esiti culturali e anche socio-politici; a sua volta la Massoneria esplose come rilevante
corrente culturale dalle peculiarità sotterranee e forse per questo più duratura6. Perché la
Massoneria fu ed è così attrattiva per le genti di tutto il mondo da tre secoli? Non abbiamo
ipotesi certe e forse è difficile farne. Se innumerevoli sono gli studi più o meno seri sulle
origini della Massoneria nessuno ha esplorato l’enigma insito nel “perché” essa è diventata
in pochissimo tempo un fenomeno mondiale. Quali sono i suoi caratteri primigeni che la
In realtà egli si riferiva alla sua tesi che la Massoneria esiste dall’antichità e che si espresse in vari modi
prima di giungere alla Massoneria speculativa. Il ragionamento può essere esteso senza eccessiva forzatura
anche ai multiformi aspetti della Massoneria speculativa.
5
Ci sono eminenti esponenti massoni che tuonano contro l’Illuminismo perché inquinante il pensiero
massonico e in sé, l’Illuminismo, foriero di gravi traumi culturali e massonici. È vero, l’illuminismo spaccò gli
schemi culturali della sua epoca, ma questo è il suo vantaggio e non il discredito; è vero anche che influenzò
e aprì le porte a una cultura razionalista che si espresse poi in forme ossessive, con un materialismo
eccessivo e discutibile. Ma da qui a dire che l’Illuminismo è condannabile in toto sembra azzardato.
L’Illuminismo si accompagnò alla Massoneria nel percorso di superamento delle discrasie socio-culturali del
dopo-Rinascimento. In nome di un pensiero genericamente esoterico si vuol recuperare la Massoneria a un
ambito distinto da quello civile e questa è una nobile aspirazione che però ignora le altre complesse forme di
permeabilità della Massoneria alla cultura e socialità ‘profana’. La critica di questi importanti esponenti
massoni è carente logicamente, infatti l’errore è di criticare in sé questo innovativo e dirompente movimento
culturale, mentre dovrebbero criticare il fatto che la Massoneria non fu in grado di tradurre i pur validi principi
illuministici in chiave massonica, cioè di non averli saputo tradurre dentro il sistema semiologico del pensiero
e del linguaggio massonico, di averli accettati in sé in modo aprioristico come ancora nel XXI secolo viene
fatto.
6
L’Illuminismo culturalmente infatti si esaurì nel corso di un secolo con l’avvento di altre correnti come per
esempio il Romanticismo e il pensiero e l’ideologia borghese ottocenteschi che sono conseguenza di certi
aspetti dell’Illuminismo ma che con esso non hanno più un rapporto diretto. L’idea di universalismo perorata
dall’Illuminismo non è quella dell’universalismo in chiave ottocentesca; mentre la Massoneria ancora vive più
distribuita che mai in ogni continente e oggi esistono 303 tra Gran Logge e Gran Orienti, escludendo tutte le
formazioni para-massoniche e quelle costituite da poche decine di adepti che sorgono e si dissolvono nel
giro di pochi anni.
4
resero così attraenti per le classi sociali più abbienti? Essa fin dal suo sorgere fu aperta
all’affiliazione di persone di diverse classi sociali, religioni ed etnie, ma questa è una
constatazione, non è una spiegazione del suo successo.
Nel XVIII secolo l’interesse per i più difformi esoterismi, che nelle Logge erano discussi e
studiati con passione, favorì indubbiamente il sorgere di tante Logge e ancor più di Ordini
massonici che a specifici esoterismi si riferivano. Anche questo aspetto è però un favorire,
non un giustificare l’ampiezza del fenomeno. Le tensioni socio-culturali già presenti nella
seconda metà del XVII secolo esplosero in vari modi nel XVIII e si espressero in ogni
campo dell’attività umana, pratica e intellettuale; la Massoneria fu uno di questi tra i tanti.
Una sua caratteristica importante fu l’essere stato il laboratorio sperimentale di nuove
forme di organizzazione del convivere sociale, insieme ad altri diversi tentativi utopistici di
nuove strutture sociali. Anche questo però non giustifica il suo sussistere per tre secoli,
anche per l’oggi, quando quelle forme sperimentali si sono cristallizzate in istituzioni sociali
e statali consolidate e unanimemente accettate.
Si deve andare più a fondo, superare gli aspetti socio-culturali della Massoneria che
appaiono come epifenomenici se non spiegano il perché dell’esistenza della Massoneria.
La Massoneria, senza dubbio, è costituita di forme e di contenuti; le forme sono i suoi
aspetti strutturali, cioè le modalità organizzative degli Ordini, i Riti, i gradi, il linguaggio
complesso e unico e per certi aspetti le sue simbologie; i contenuti invece sono qualcosa
di più nascosto, tanto che non pochi Massoni ne parlano come del vero segreto della
Massoneria. In realtà questi contenuti non sono costituiti da sapienze occulte, riservate a
pochi o a rari alti esponenti degli Ordini, sapienze oltretutto spesso millantate e mai
definite, sempre appartenenti più al romanzesco che allo storico. Parlare di contenuti
profondi è come parlare dell’essenza della Massoneria, in altri termini di ciò che fa di
questa Società iniziatica dai mille volti e apparenze un qualcosa di univoco, fuori dalle
specificità sia in senso massonico sia in senso socio-culturale e storico7. Tale essenza
sembra dover essere un qualcosa di extra-storico o più precisamente metastorico, i cui
contenuti attraversano intangibili la storia umana. Questa era l’idea di Lessing e in qualche
modo anche di Herder.
Ambedue gli Autori rigettarono tutte le formalità, le apparenze non essenziali della
Massoneria. Lessing ridusse la forma alla sola iniziazione e considerando di conseguenza
come veramente massonico il solo grado di Apprendista; Herder andò oltre e rifiutò tutto
ciò che appartiene alla struttura, al simbolismo, al linguaggio criptico, insomma a tutto ciò
che la distingue dal mondo civile e che la rende segreta, misteriosa o come dice lui,
«invisibile» alla società profana. Lessing chiama ironicamente la Massoneria «invisibile
chiesa» e Herder la chiama, anche lui con una certa ironia, «invisibile istituto».
È evidente a tutti che tali prospettive sono dirompenti per tutti i Massoni. Per i massoni che
si interessano solo delle apparenze, cioè di quella che Lessing descrive come massoneria
di forma, la rottura è inaccettabile e per questo la questione neppure è degna di
approfondimento, è da rigettare e basta. Per i Massoni che sono interessati all’essenza
della Massoneria la questione è molto problematica. Pone tali e tante questioni da
affrontare che fa quasi indietreggiare. Li fa sentire, questi Massoni d’essenza, quasi
7
Di questa essenza massonica del simbolo si può dire: «Avventurarsi nella ricerca dell'ombra del simbolo è
addentrarsi nel regno delle anime. Parlare con loro, imparare il loro linguaggio e tornare tra gli uomini per
dare testimonianza dell'ombra del simbolo. Questa è la perfetta rarefazione della ragione umana, il limen
oltre il quale c'è la pazzia. Il Massone cammina sul ciglio nebbioso di quel limen. Entra nel regno delle anime
e ne esce, parla con loro e tace ascoltandole, ascolta nella speranza di comprendere il linguaggio e parola
dopo parola ricostruisce la loro lingua. Entra ed esce, non vuole rimanerci, non è la sua terra, si sente
straniero nel regno delle anime. Vuole solo farsi testimone dell'ombra del simbolo. Ma quando parla, parla la
loro lingua e gli altri uomini non lo capiscono. La sua è testimonianza muta, senza neppure i gesti e gli
sguardi. Forse cammina perché solo le parole fatte come cammino hanno valore, come dice Nietztsche». In
Francesco Angioni, Scritti massonici, inedito.
incapaci, privi dei mezzi necessari per risolvere l’ampiezza delle problematiche poste da
tutto ciò che è implicito nel concetto di essenza massonica. Non è una paura illogica, il
tema è veramente impegnativo, sia dal punto di vista dello svolgere un’analisi così
complessa, sia dalle sue conseguenze teoretiche e pratiche8. È ovvio che la Massoneria di
oggi non è quella del XVIII e XIX secolo. Nei suoi primi cento anni essa fu caratterizzata
dall’essere una fucina di idee e idealità, nei successivi cento anni fu caratterizzata dai suoi
tentativi di realizzare nel concreto delle società civili quelle idee e idealità. Quindi, in modo
grezzo, si potrebbe dire che ci fu prima un secolo di teoria seguito da un secolo di prassi.
Più o meno bene queste idee e idealità si sono concretizzate nella struttura della società
moderna, almeno quella occidentale, suggerendo che la Massoneria ha realizzato i suoi
scopi sociali e culturali con l’inizio del XX secolo. E dopo, cioè oggi? Quali sono i suoi
scopi? Ha oggi la Massoneria degli scopi della stessa portata epocale dei tre secoli
passati? Ma prima degli scopi si dovrebbe analizzare la situazione strutturale della
Massoneria mondiale. Un’istituzione può avere i più begli scopi ma se declina per
senescenza incombente, non è un’istituzione sana e non può realizzare i suoi scopi.
Sicuramente qualche alto dignitario di qualche Ordine massonico potrà dire che il suo
Ordine gode di piena salute, ma il suo Ordine non è la Massoneria tutta. La Massoneria
deve essere osservata come un complessivo organismo e questo, agli occhi più attenti,
non sembra un dibattito fiorente nella Massoneria di oggi, portata più alle analisi
storiografiche di singole situazioni da una parte e dall’altra a ponderazioni teoriche sulle
sue origini mitiche o ai significati esoterici interni a tanti Riti.
Ci sono segnali deboli nella Massoneria mondiale di oggi, e questi non devono mai essere
sottovalutati, che la Massoneria è mutata profondamente in questi ultimi 60 o 70 anni. Non
è mutata nelle sue apparenze o forme, infatti sempre esistono le variegate forme
organizzative, i tanti Riti; sempre esistono i tantissimi simbolismi delle più disparate origini
e finalità culturali e storiche, per non parlare dei pletorici elenchi di gradi; gli Ordini sono
sempre meglio organizzati e dispensano come un tempo ingenti beneficenze; la tanto
decantata democrazia da realizzare nella società civile un tempo come oggi non appare
permeare le strutture interne degli Ordini, gerarchici e di potere crescente quanto più si
sale sui gradini delle gerarchie di Gran Loggia o Gran Oriente; le lucrose prebende che gli
alti ufficiali delle Gran Logge settecentesche si autoassegnavano sono ancora oggi
lucrose; le lotte intestine dentro gli Ordini esistono come sempre, lotte a sciabolate per il
potere o lotte a fioretto su tematiche più speculative; insomma verrebbe da dire: nulla di
nuovo sotto il sole e siccome sulla Massoneria non tramonta mai il sole tutto appare
uguale da tre secoli a oggi. Nulla di strano, se si pensa che la Massoneria è fatta di uomini
con tutte le loro virtù e debolezze, ma tutto ciò riguarda gli aspetti formali della
Massoneria, e per quelli sostanziali che accade? 9 Per un ricercatore puntiglioso molti sono
i segnali che mostrano un sotterraneo dibattito su questioni sostanziali, quelle che si
potrebbero considerare l’essenza del pensiero massonico. Il problema è che non
raramente accade oggi ciò che accadde a Lessing e cioè la censura da parte di chi
considera ogni dibattito sulla essenza della Massoneria quasi come una violazione del
segreto massonico, salvo che ciò che appare un segreto iniziatico è spesso un non voler
sciorinare i panni intimi in pubblico. Chi ha letto lo scambio di lettere tra Lessing e il Duca
Ferdinand von Braunschweig-Wolfenbüttel e tra questo con altri eminenti massoni
interpellati per valutare i Dialoghi di Lessing, sa bene che la censura degli alti gradi fu
perentoria. Ma Lessing da bravo e intollerante illuminista, dopo aver pubblicato i primi tre
Dialoghi nel 1778 e gli altri due nel 1780 non cedette e ancora oggi noi possiamo leggere i
suoi Dialoghi e meditarci sopra.
8
Non proverò, infatti, ad affrontare in questa sede tale tema.
La discussione in merito non sembra attrarre molto i massoni di apparato, troppo presi dalle loro questioni
formali.
9
Dicevo dei segnali minimi, ancora in ambito formale cioè strutturale del presente, si nota
un certo affanno nella Massoneria mondiale. Il numero degli iscritti in molti paesi cala
lentamente ma progressivamente, anche se ogni istituzione massonica vanta numeri
d’iscritti rilevanti senza però offrire alcuna certezza documentale e ignorando nelle somme
chi è uscito, e palesemente con una certa dose di fantasia. dati sono frenati dalla
ricostruzione di Ordini massonici in paesi nei quali la Massoneria nel XX secolo fu
duramente perseguitata, come i paesi cosiddetti ex comunisti o quelli con dittature
decadute. Non pochi Ordini espongono statistiche tranquillizzanti sull’incremento delle
iscrizioni e non c’è motivo di dubitare di tali dati, la questione è che non vengono forniti i
dati delle iscrizioni non riconfermate.
Le Logge incominciano ad avere un’età media abbastanza elevata e chi ne frequenta
molte lo evidenzia con facilità; ciò in parte si giustifica con l’aumentare della vita media,
ma i giovani sono comunque una minoranza e questi a loro volta entrano ma con facilità
escono e nessuno ha il coraggio di chiedersi perché dopo una breve esperienza questi
escano. È difficile dire se all’interno degli Ordini massonici si facciano, a livello
dirigenziale, delle discussioni sui motivi di una debole affluenza giovanile e ancor più sui
motivi delle uscite. Infine, non sono rare le Logge che chiudono per naturale estinzione.
Altro aspetto rilevante è che la Massoneria da parte degli elementi più elevati e prestigiosi
della società e della cultura non abbia più l’attrattiva di un tempo; nei paesi ove maggiore è
la pressione antimassonica al maggior prestigio sociale sembra corrispondere una
maggiore dissociazione dalla Massoneria. L’antimassoneria che un tempo era violenta ma
pure risibile nella sua rozzezza, oggi è sottile, scaltra e penetrante utilizzando i più
moderni e sofisticati strumenti di comunicazione di massa10. Quelle stesse dirigenze
ecclesiastiche di varie religioni che un tempo elargivano con facilità vigorosi anatemi oggi
sono più caute nell’uso del linguaggio anche se non molto più raffinate di un tempo sui
motivi delle esecrazioni. Il vero problema per la Massoneria è che la mancanza di prestigio
erosa dall’indifferenza sociale e dall’antimassoneria comporta il raffreddamento degli
interessi nei suoi confronti.
Ultimo e forse non tanto rilevante segnale di questo disinteresse sociale è che la
Massoneria, perseguendo forme d’esoterismo vetuste, appaia anacronistica a fronte delle
nuove modalità esoteriche come quelle della New Age che non implica sforzi intellettuali.
Gli studi esoterici non si evolvono, immobili davanti al dilagare di forme parassitarie come
la New Age questa è capace di rendersi socialmente privilegiata rispetto a decrepiti
esoterismi; in altri termini, anche l’ignoranza gioca il suo ruolo sociale.
A guardare solo gli aspetti formali parrebbe che la Massoneria sia passata dalla pulsante
maturità ottocentesca a una gentile senescenza novecentesca. Ma, come già accennato,
c’è da considerare l’aspetto dei contenuti. Si sa, le voci girano, che ci sono gruppi di
membri di diverse Logge e Ordini che si riuniscono assieme, allo scopo di fare ricerca
massonica, alla ricerca dell’essenza della Massoneria. Sembra che seguano l’ironia
caustica di un Lessing quando dice: «Non penserai certo che i Massoni abbiano sempre
giocato alla Massoneria?» 11 Davanti a tutto questo marasma che accomuna ogni diversa
manifestazione della Massoneria in un’unica espressione, sembra difficile porre difese
opportune. Certo, è difficile parlare di Massoneria come un qualcosa di unico davanti a
tante sue disparità; forse neppure le religioni rivelate hanno così tante differenziazioni al
In certi paesi sembra che la dizione “Massone” abbia assunto solo un significato dispregiativo, quando non
criminale. È sintomatico che la Massoneria inglese dopo tre secoli di silenzio ultimamente abbia deciso di
rispondere con fermezza e pubblicamente agli schiamazzi antimassonici e alle calunnie nei suoi confronti
ogni qual volta si manifestano. Segnali deboli? Forse non tanto.
11
Ma sono solo voci, forse, chissà, il futuro della Massoneria è nelle loro mani. Perché non si manifestano,
non divulgano i loro studi? La risposta potrebbe essere che il sapere massonico è iniziatico e quindi
esoterico, cioè riservato, estraneo anche ai massoni di forma.
10
loro interno e la dichiarazione che la Massoneria è universale appare come un vieto
slogan.
Lessing e Herder parlavano di Massoneria in generale, mai riferendosi a Ordini o Riti
specifici, se non per criticare quelli che ritenevano i più discutibili. Per loro la Massoneria
era una visione, non una struttura. Il Faust di Herder esclama: «Nettamente precluse ed
escluse le relazioni religiose e civili o di Stato, cosa resta agli uomini pensanti e operosi,
cosa resta a una Società 12 operante, se non la costruzione dell’umanità? Una grande
opera! una bella impresa! Tutti gli scopi semplicemente civili restringono l’orizzonte, come
Lessing ha eccellentemente indicato; astraendosi completamente da essi, ci si trova su un
campo libero e vasto. Forse per questo motivo si chiamano Liberi Muratori». In essa, la
Massoneria, i due Autori rappresentavano la realizzazione dei valori e principi umani più
elevati e a essa assegnavano scopi di grande portata, anche metastorica, ma pochi ed
essenziali. Dice Lessing, per bocca di Falk: «La Massoneria non è niente di arbitrario,
niente di superfluo; bensì qualcosa di necessario che si basa sulla natura umana e sulla
società civile». Alla base c’è l’uomo e la sua organizzazione sociale, ma sopra c’è
qualcosa di assolutamente necessario, legittimato ed essenziale. Si reitera il concetto di
scopo umano, non quello di scopo civile o individuale.
Un aspetto che nasce nel XIX e prosegue nel XX e XXI secolo, un segnale che debole poi
non è, risiede nel mutamento degli scopi originali della Massoneria. Un mutamento che si
manifesta nel capovolgimento delle prospettive fondamentali dell’essere e del fare
Massoneria, una rivoluzione epistemologica. Qualcosa che va a incidere subdolamente
nella percezione dell’essenza della Massoneria, vanificando i presupposti di questa stessa
essenza.
Un tempo, al tempo di Lessing e di Herder e anche di Goethe e di Fichte, lo scopo
principale della Massoneria, che giustificava anche la sua essenza e presenza ideale, era
la tensione assieme umanitaristica e umanitaria; la prima, che ancora oggi opera, si
volgeva alla concreta e diretta solidarietà verso gli affiliati alla Massoneria e verso i
bisognosi della società; la seconda, più astratta ed elevata era intesa come realizzazione
dei supremi valori umani e con la conseguente liberazione dell’umanità dai mali che da
sempre l’affliggono. Quei quattro Autori, prestigiosi Massoni, erano ben poco o per nulla
interessati alle valenze socio-umanitaristiche che apparivano ai loro cuori di Massoni
d’essenza come modi adottati dalla Massoneria per farsi accettare dalla società; sempre
Lessing fa fare a Ernst un elenco di opere di meritoria beneficenza massonica e alle quali
voci Falk risponde pervicace: «Polvere!», spiegando «Forse! … Può darsi che tutte le
buone azioni, che mi hai menzionato qui, siano solo, per utilizzare, per brevità, un termine
scolastico, i loro atti ad extra» e che quegli atti di beneficenza sono «Solo le loro azioni
visibili agli occhi del pubblico; … solo azioni praticate col semplice scopo di attirare gli
sguardi della gente».
Questa seconda valenza o scopo ultimo ha perso la sua priorità, è diventato esso un ad
extra, esiste solo come dichiarazione di principio, senza una conseguenziale elaborazione
teoretica e proposta prassicologica. Questo cambiamento di priorità, dall’umanitario
all’umanitaristico è però probabilmente una conseguenza di un altro mutamento di
prospettiva più importante collegata intimamente ai cambiamenti culturali della società
occidentale.
Nei primi tempi della Massoneria uno dei suoi valori fondanti e presente nelle stesse
Costituzioni di Anderson era il concetto di Fratellanza, cioè di quella forma speciale di
solidarietà rivolta agli affiliati di Loggia e della Massoneria in generale. Essa era una
solidarietà ad ampio spettro, rivolta al Fratello bisognoso, sia in senso morale sia in senso
12
Nel XVIII si usava scrivere “Società” per la Massoneria e “società” per quella civile.
pratico13, ma anche rivolgendosi a chi nella società aveva bisogno. Di questa solidarietà
sociale Lessing e Herder, come detto sopra, ne parlano citando diversi esempi, anche se
in termini fortemente critici. La solidarietà non veniva considerata come benevolenza solo
all’interno della Massoneria, si rivolgeva, come detto, anche all’esterno e, a ben
considerare, lo stesso perseguimento e tensione ai valori umani universali, dunque al
bene dell’umanità, era una forma di solidarietà verso l’intera umanità. In conclusione il
Massone si caratterizzava, in quei tempi e alla vista dei due, come persona tesa
all’esterno, senza riferimenti personali ed egotici; dunque, il suo percorso di
perfezionamento si svolgeva verso l’altro da sé. Non era un percorso personale,
individuale, bensì un percorso collettivo, di tutti gli affiliati alla Massoneria, rinunciando a
porre se stessi in quanto individui al centro dell’interesse. In altre parole, l’Opera
massonica o Azione iniziatica era Azione corale.
Poi, la società e la cultura cambiarono, la classe borghese conquistò non solo il potere
economico ma anche quello politico e istituzionale e, cosa più rilevante, quello culturale; i
suoi valori diventarono i valori di tutti, estendendosi a tutte le classi sociali; le sue forme
comportamentali, individuali e collettive diventarono comuni a tutta la collettività sociale; il
modo di pensare borghese, la sua stessa weltanschauung s’impose come l’unica
operante. In quanto massiccia proiezione ideologica l’individualismo, la visione soggettiva,
la rarefazione della coralità in particolarità, trovarono ampie conferme anche da parte di un
nuovo approccio alla realtà dato dalle scienze, dalle innovative teorie e metodi scientifici14.
Questi processi si svolsero con differenti tempi di realizzazione e con diverse modalità: nei
paesi protestanti i valori collettivi e di solidarietà sociale si mantennero abbastanza
presenti, mentre nei paesi di tradizione cattolica l’individualismo si confermò con maggior
forza. La Massoneria davanti a questi sommovimenti socio-culturali fu coinvolta,
ovviamente. Dilagò una concezione del percorso di perfezionamento come percorso
individuale, soggettivo non più connesso all’universalità dell’essere umano. Viceversa per
Lessing il perfezionamento dell’individuo è limitato a quello della sua epoca e quindi,
sempre per Lessing, la giustizia divina non può non prevedere che in qualche modo o
tempo l’individuo percorrerà la stessa via che conduce l’umanità alla perfezione, ma ciò
solo in un’accezione di trascendentalità religiosa. Quindi, il perfezionamento dell’individuo
si colloca nel perfezionamento dell’umanità come atto non da lui voluto ma in un modo
spontaneo per volontà superiore. Ho scritto in Lessing, Herder – Dialoghi per massonici, di
prossima pubblicazione: «Per Lessing l’educazione (Bildung) è uno dei criteri esplicativi
dell’emancipazione della società e ancor più dell’umanità. È essa che permette di
superare le ineguaglianze nel genere umano, le differenze tra nazioni, culture e religioni»,
e citando Lessing «Solo il possesso di una elevata Bildung è il cavalierato della
modernità». Anche l’educazione è rivolta al genere umano, non è un fatto individuale.
È il perfezionamento dell’umanità la forza trainante dei perfezionamenti individuali. Per
Herder «l’umanità [Humanität] è il patrimonio e il premio di tutti gli sforzi umani» e
aggiunge che l’educazione [Bildung] all’umanità è un compito infinito, irrinunciabile, che
non può essere trascurato. Quando s’inverte il processo, i valori predicati dalla Massoneria
diventano i valori da realizzare nel proprio intimo, a livello personale, in una
interiorizzazione che sa più dello psicologico che dell’umanitario. Quello che era il
percorso massonico, giustificato come percorso collettivo della Massoneria diventa
percorso privato, del singolo Massone. La giustificazione che comunque tale percorso
13
Era, quella massonica, una solidarietà speciale che trattava con riguardo anche il Fratello reo di atti contro
lo Stato e contro le leggi civili, senza giustificarlo ma senza condannarlo perché il giudizio sui suoi atti sociali
e civili non competeva ai Massoni ma alle istituzioni civili.
14
Il positivismo e il materialismo furono creduti per lungo tempo la via più funzionale ed efficace sia nelle
relazioni economiche che in quelle sociali. Il freudismo, ad esempio, diede il massimo supporto alla visione
individualista dei membri della società e alla visione interiorizzata del singolo.
individuale si svolga con gli altri Fratelli in Loggia non è convincente, assume il sapore
della giustificazione e non dell’argomentazione 15. Nelle logge di oggi è forse generalizzata
la critica a tavole vuote di sostanza o piene di errori concettuali?
In conclusione, l’impressione, dentro e fuori l’ambiente massonico, è che la Massoneria si
è privatizzata, che i Massoni si sono ritirati nella propria individuale interiorità e che lo
Scopo ultimo della Massoneria sia diventato quello di favorire il perfezionamento
individuale e solo in seconda istanza quello umanitaristico; conseguentemente questo
soggettivismo non può che porre in cantina l’antico scopo umanitario e tirarlo fuori in
occasione delle celebrazioni. Il perfezionamento del sé individuale nega lo stesso concetto
di Fratellanza, è azione solitaria senza scampo. Il singolo pensa a sé, al proprio
perfezionamento e considera l’umanità come aggregato di singoli individui ognuno con il
suo individuale percorso di perfezionamento, come individui operanti nella società, nella
quale ci sono dei bisognosi da aiutare. La benevolenza umanitaria, intesa come
realizzazione dei valori universali, si trasforma in elemosina umanitaristica, intesa come
contingente beneficenza verso le istituzioni benefiche. Ai valori universali si pensa nei
termini di ricollocazione dei concetti che li spiegano dentro la cultura e mentalità di oggi,
che sappiamo essere fondata sul singolo e non sulla collettività.
Un esempio classico di questo intendere certi valori d’un tempo alla luce della mentalità di
oggi è il concetto di Tolleranza. È un concetto questo che mai viene usato da Lessing o
Herder nei loro Dialoghi, anche se Lessing fu un campione della Tolleranza, ma in senso
illuministico, facendone valore cardine in molte sue opere sia filosofiche sia drammatiche,
dimostrando che per lui era un valore umano e civile, non massonico. Questo valore oggi
viene rivendicato come valore massonico, in realtà è antico quanto l’uomo e fare il suo
excursus sarebbe come fare l’excursus della storia del pensiero umano. Più recentemente
i massoni lo hanno catturato dall’Illuminismo e fatto confluire nel pensiero massonico. Per
l’inglese Locke (1632-1704), uno dei padri dell’Illuminismo, la tolleranza deve essere
imposta alla chiesa, in particolare quella cattolica, troppo intollerante. Voltaire con il suo
Trattato sulla tolleranza tuona contro la prevaricazione del potere politico e religioso. Nella
voce ‘Tolleranza’ della Encyclopédie la tolleranza è definita come antidoto ai conflitti
sociali. Insomma, non c’è traccia della tolleranza spiegata come atteggiamento o
comportamento dell’individuo. Il vero problema è che questo valore come quelli di
Fratellanza, di Libertà, di Uguaglianza e altri, sono stati inseriti nel pensiero massonico
senza una rivisitazione in chiave massonica dei loro contenuti ideali e oggi, subendo
un’altra modulazione semantica, sono rimodellati in chiave di cultura del presente. La
Tolleranza è stata ridotta da valore culturale, umanitario e anche sociopolitico a valore
soggettivo, facendola diventare un comportamento operativo del singolo o dei piccoli
gruppi nel quotidiano16, in altre parole riducendo un valore a comportamento17.
15
Talora si tenta di dare argomentazione adducendo delle non ben identificate energie corali che supportano
il perfezionamento soggettivo, ma ogni argomento costruito sull’indefinitezza non è mai molto convincente.
16
La Tolleranza non fu proposta dagli Illuministi come comportamento degli individui verso altri individui, al
contrario era richiesta, pretesa nei confronti del potere statale e istituzionale, economico, politico, religioso.
La Tolleranza era richiesta ai potenti, cioè nel significato che i potenti e i poteri forti tollerassero le nuove
idee, le nuove visioni della realtà, le nuove forme di ordinamento sociale necessarie per scardinare
l’immobilismo di questi poteri assoluti. La Tolleranza illuministica nulla aveva a che fare con la tolleranza
comportamentale. Il singolo borghese o popolano non si sentiva in alcun modo tollerante con il singolo
nobile o sacerdote. Ciò è dimostrato dall’evidenza che gli Illuministi con i loro virulenti scritti e la classe
borghese con le sue azioni violente non erano per nulla tolleranti, al punto da arrivare a una intollerante e
cruenta rivoluzione.
17
Se la parola comportamento è abbastanza chiara nel suo significato, la parola valore ha diversi significati.
Essa è utilizzata in diverse discipline scientifiche (economia, fisica, matematica, scienze sociali,
giurisprudenza, statistica, informatica) e in filosofia. Ciò che a noi serve è il significato ideale, morale ed
etico. Etica e morale vogliono stabilire dei criteri razionali per esprimere un giudizio sull’azione umana. Allora
è da dire più precisamente che i valori sono l’oggetto di studio dell’assiologia.
La questione della mancata elaborazione di concetti e valori civili in chiave massonica ha
comportato anche la mancata conoscenza dei veri significati originali di quei concetti e
valori18.
Tornando alla tolleranza come comportamento e non come virtù sociale e umana, anche
questo alterarsi di significato appare conseguenza di quel soggettivismo ora imperante.
Nel momento in cui la Massoneria limita la tolleranza illuministica a tolleranza
comportamentale dichiara il proprio fallimento valoriale. Un discorso simile potrebbe
essere fatto per il valore della Libertà, ormai considerato come libertà individuale e che
tradisce la sua origine ideale che aveva ben altro significato. L’Uguaglianza è diventata un
valore astratto, ormai superato o desueto poiché le spaventose disuguaglianze dei tempi
passati sono diminuite fortemente e perché, in ogni caso, l’uguaglianza è sancita dalle
Costituzioni degli stati democratici e resa realizzabile con gli strumenti normativi19. In altri
termini l’Uguaglianza è un valore oggi divenuto sociale senza che la Massoneria sia stata
capace di darne un senso veramente massonico. Un altro tema pure caro alla Massoneria
originaria era la felicità dei popoli, tanto che certi Stati l’hanno messa all’inizio della propria
Costituzione. Oggi la felicità dei popoli è un anacronismo, la felicità predicata e ricercata è
quella del singolo individuo, al massimo della sua famiglia.
Quale è la conclusione? Che la Massoneria non è riuscita nel XX secolo a dare senso
massonico ai valori illuministici e borghesi, che erano di per sé sociali, civili e politici 20.
Quando importanti o meno importanti Massoni dichiarano di perseguire il bene collettivo
appellandosi a valori generali, non esprimono i valori massonicamente elaborati, ma i
valori di un comune intendere sociale, quello correntemente compreso come progresso
sociale, interno alla propria società civile. Essi non prefigurano il bene dell’umanità ma il
bene della loro società, senza fare tante riflessioni sul bene delle altre società, giacché il
bene di una società può essere il male per un’altra.
La differenza sta nel carattere universalistico e metastorico del primo bene, massonico, e il
carattere civile e storicamente determinato del secondo bene, sociale. Intendiamoci, il
secondo bene è un operatore sociale di grande valore, addirittura indispensabile ma nel
vissuto profano. Esso non caratterizza l’azione come massonica; tale bene è ciò che
qualunque bonus civis potrebbe fare e fa e Lessing lo dichiara con fermezza quando cita il
non-massone di elevati valori morali che può essere considerato alla pari di un Massone 21.
Lessing definirebbe questa idea di pensare che il bene civile sia lo scopo o uno degli scopi
della Massoneria, come «polvere», cioè come un qualcosa che non definisce la
Massoneria e non caratterizza la sua essenza; a chiare lettere direbbe che ciò ridurrebbe
18
Il cambiamento di prospettiva in termini di Tolleranza sembra però ritrovare certi assunti originali. I poteri
assolutisti d’un tempo, con la realizzazione degli ordinamenti democratici, non sembrano esistere più, ma ne
esistono di altri. A ben vedere certe forme ribellistiche odierne nei confronti dei poteri forti, la grande finanza
ad esempio, sono una richiesta di loro tolleranza nei confronti di chi quel potere non lo gestisce e ne viene
escluso. Ma questi movimenti non hanno una precisa coscienza o meglio non hanno né una precisa identità
né una definita e coerente idealità, sono una protesta collettiva e nulla di più. Molto similmente verrebbe da
associare tale protesta alle ribellioni contadine tedesche del Seicento o al luddismo inglese della fine del
Settecento. Da parte di questi movimenti ribellisti, di allora e di oggi, non si offre tolleranza ma la si pretende
dagli altri. Tali movimenti non sono espressioni di classi ma di ceti sociali meno abbienti e, in quanto ceti,
incapaci di elaborare un sistema teoretico di coerente opposizione, sono vaghi ed erratici e anche la loro
richiesta di tolleranza è vana.
19
Un caso emblematico è che un singolo oggi può spostarsi da una classe sociale a un’altra, mentre nel
passato la cosa era inammissibile.
20
Lo stesso Marx dimostrò con il suo L’ideologia tedesca che la borghesia aveva scardinato un’epoca e che
la sua weltanschauung si era cristallizzata in ideologia, in una concezione ideologico-culturale assolutista e
di conservazione del potere.
21
Inoltre, è facile osservare che se ai tempi di Lessing non esistevano gli spazi ove svolgere sia il bene
umano sia quello civile, oggi questi spazi – partiti, associazioni e movimenti culturali, sindacati e quant’altro è
esistente e operante – sono stati realizzati e nel presente gli spazi giusti sono quelli citati, ove il
perseguimento del bene civile dovrebbe trovare la sua coerente collocazione.
la Massoneria a essere solo un movimento d’opinione. Bene civile e progresso sociale
sono strettamente connessi, quasi dei sinonimi, ma anche bene dei popoli e progresso
umano sono connessi, però queste due forme sono tra loro antinomiche, ognuna ha
proprie ragioni ben fondate ma non sono conciliabili; sono diverse e operano per diverse
vie22.
In questo contesto socio-culturale la domanda che viene da porsi è: il Massone è tale
perché è bonus civis o è bonus civis perché Massone? Herder rispose, facendo dire a
Faust: «Perciò è quello che mi ci vuole quando sento che la Società seleziona giovani
pieni di talento, gagliardi, preminenti per classe, rango e beni, uomini tuttavia riccamente
dotati per operosa saviezza ed esperienza. Quella [la Società], spero, li perfezioni: poiché
essa porta addirittura utensili dell’esattezza più sicuri dei simboli; di questi ha bisogno,
insieme con la forza, una Società per una virtù moltiplicata» 23.
Lo stesso concetto di progresso divise Lessing da Herder, ai loro tempi la discussione in
merito fu vivace, e la Massoneria cercò di distinguersi con una propria concezione del
progresso dalla concezione civile, diremmo profana. Però arrivò dirompente la rivoluzione
industriale e la sua cultura materialistica e positivistica e la Massoneria adottò in una certa
misura questa cultura, rinunciando al tema. Il progresso assunse paradigmi talmente
radicali da mettere in secondo piano ogni discussione su se stesso; esso era perché era, e
indiscutibilmente era nei termini in cui si svolgeva. In Massoneria il discorso sulla Bildung
fu rimosso e oggi solo i filosofi ne parlano.
Nel XIX secolo la Massoneria divenne fortemente permeabile alla cultura del mondo
profano e molti suoi valori e sue concezioni della vita e della realtà umana cambiarono
identificandosi con quelli della cultura vigente, con le concrete contingenze sociali e
politiche. Sia chiaro, in nessuna epoca storica la Massoneria fu avulsa dalle pressioni della
società profana, e Lessing lo denunciò chiaramente nei suoi Dialoghi; dice Falk: «Intanto
la Massoneria, di fatto, ha dovuto sempre e in ogni luogo adattarsi e piegarsi alla società
civile, perché questa era sempre la più forte».
Le inferenze reciproche tra vissuto massonico e vissuto civile furono sempre attive fin
dalla protomassoneria seicentesca, mettendo delle ipoteche alle sue aspirazioni
iniziatiche. Tuttavia nel XVIII secolo tali inferenze si basarono su idealità universalistiche,
mentre oggi si basano su identificazioni sociali e civili. La Massoneria odierna, in
qualunque paese, pretende di permeare la società civile, ma in realtà, coscientemente o
no, accetta di essere permeata da quella civile, portando avanti posizioni apparentemente
progressiste e realisticamente contingenti, storicamente determinate, che oggi ci sono e
domani saranno superate.
È evidente che il concetto di progresso in senso illuministico, che Herder criticò nelle sue
opere di filosofia della storia, come sviluppo lineare e necessitato permea ancora la
Massoneria e questa mostra di non aver saputo dare una valenza massonica al concetto
di progresso. L’inferenza dei Massoni che predicano alla società su come essa debba
migliorare, basandosi su criteri che alla stessa società civile appartengono, è un
considerare il progresso come inevitabile, ignorando ogni possibilità alternativa se non
nelle capacità interne della stessa società civile. Il Lessing illuminista cadde in questa
trappola del progresso come inevitabile percorso umano lineare, Herder, storicista ante
litteram, aveva ben altra visione del progresso, acutamente e con gran anticipo affermava
che lo sviluppo storico può tornare indietro, che possono esserci crolli d’identità sociale e
culturale, quella che oggi si chiama anomia, che le differenze tra nazioni e popoli possono
squassare il percorso storico per nulla limpido e lineare. C’è un modo di dire massonico
che la Massoneria porta luce nella società profana; una frase bella e convincente se quella
22
Ancor più le dovrebbero dividere una precisa accezione massonica dei loro significati, ma un dibattito tra
Massoni su tale loro accezione non sembra svolgersi.
23
Negli scritti massonici dell’epoca si usava scrivere Società con la S maiuscola riferendosi alla Massoneria.
luce fosse alimentata con il combustibile (valori e criteri) peculiare del pensiero massonico;
ma di quale luce si parla se essa invece si alimenta con il combustibile (criteri e valori)
della società civile? Paradossalmente, sarebbe come portare luce dove la stessa luce già
c’è.
Poi, come se tutto ciò non bastasse, si prefigura oggi il pericolo più grande per la
Massoneria, la sua perdita d’identità fondante e cioè il suo carattere iniziatico.
Già Herder e poi la Massoneria ottocentesca misero in secondo piano, o meglio in un
angolo poco luminoso, il carattere fondante dell’iniziaticità massonica, e il processo di tirar
tende oscuranti è arrivato a oggi. Dei significati esoterici dell’iniziazione in ambito
massonico si è parlato e si parla con tutte le variopinte coloriture dell’eloquio esoterico,
troppo spesso retorico, troppo spesso individualistico, poco spesso originale e massonico.
Ciò di cui non si rende conto è il valore antropico e spirituale dell’Iniziazione.
Anche la spiritualità in questa moderna Massoneria è ridotta a privata e soggettiva
esperienza che di trascendente non ha nulla. La spiritualità è riconosciuta ma in forma
cerimoniale, di ritualismo fine a se stesso. Si parla da parte di molti Massoni di spiritualità,
però questi non ci dicono in che cosa essa realmente consista, quasi che anche questo
concetto sicuramente più metafisico che esoterico, in ambito massonico debba assurgere
a segreto, a misterica scoperta intima, di un’interiorità che non sa esprimersi e che si
ammanta necessariamente di valenze occulte, di quel senso di ‘indicibile’ che per Lessing
e Herder aveva ben altro significato. L’indicibile in senso massonico dovrebbe avere una
valenza iniziatica e non privatistica; invece sembra essersi ridotto a qualcosa che non
trova parole per essere espresso, forse perché non si vuol scavare nei suoi significati
iniziatici. Ammantando l’indicibile dei variopinti veli dell’esoterismo malamente inteso, la
spiritualità non significa più nulla, perché un qualcosa che possiede qualunque significato
che ogni singolo può addebitargli non ha più significato. L’iniziazione è la scissura tra una
realtà e un’altra. Con la cerimonia e il rituale iniziatico la persona passa da uno status a un
altro, nella modalità del non ritorno. Sembra invece che abbia assunto la forma del ruolo
che s’indossa in certe circostanze e non in altre, che si può anche abbandonare per un
altro. Ma quando si sente dire da certi Massoni anche di vetusta esperienza massonica
che l’essere massoni lo si esplica in Loggia e solo lì, allora si comprende che si sta
parlando di un ruolo. Per Lessing è invece uno status, una condizione impermeabile a ogni
realtà che non sia iniziatica, superiore perfino alla Loggia: «Perché la Loggia sta alla
Massoneria come la Chiesa alla fede».
La permeabilità della Massoneria alle questioni profane e quindi civili, politiche,
ideologiche, religiose ed economiche nega di fatto la separazione netta che una Società
iniziatica dovrebbe avere riguardo al mondo non iniziatico. Lessing su questo era chiaro, la
Massoneria deve essere estranea a ogni collusione con la società civile, le due cose sono
antinomiche e per tanti aspetti pure antitetiche.
Le società iniziatiche con le loro interne specificità, sopra viste, marcano dei confini
precisi, dei Landmarks, tra il proprio ambito e ciò che non vi appartiene. Nelle Costituzioni
massoniche del 1738 si riconosce che la Massoneria non vive nell’empireo extrasociale
ma che essa è comunque un’associazione dentro la società civile, che i suoi membri o
affiliati devono rispettare le norme statali e civili, che devono avere dei comportamenti ben
definiti dentro la società civile e nei suoi confronti; in termini semplici che i Massoni devono
essere dei boni cives e anche credenti monoteisti, escludendo i politeisti e coloro che
hanno una religione senza divinità. Però si sta parlando della parte strutturale della
Massoneria, cioè della Loggia e Gran Loggia come organizzazioni, perché l’edizione del
1738 fu scritta nei termini di statuto di Gran Loggia. Si dice anche, però, che ci sono
regole, norme e valori nella Massoneria che sono a essa interni e precipui. Il Massone
deve avere un forte senso dei valori morali ed etici, prima ancora che una religiosità
chiesastica, e questi anche se affini a quelli della società profana, non sono identici perché
sono da leggere in chiave massonica e non in quella civile. Su questo fondamento
assieme prescrittivo e ideale Lessing pose a base della morale massonica i valori
universali umani. Lessing è molto rispettoso delle Costituzioni andersoniane del 1723, ha
letto bene che in nessun passo delle Regole si prescrive al Massone una credenza
religiosa e una fede in un Dio; in esse si dice solo che il Massone deve avere un profondo
senso morale24. Infatti chi ha letto attentamente le Costituzioni del ’23 sa che queste
prescrizioni religiose non ci sono. La parola Dio compare solo nella parte introduttiva a
carattere allegorico e sempre riferita alla storia biblica, non è scritta nella parte
regolamentativa e dei principi. Curiosamente il Capitolo Primo si intitola «Di Dio e della
religione», ma di Dio non si parla in alcun modo. Ugualmente non c’è alcuna prescrizione
che il Massone debba obbedire a una religione, ma solo alla legge morale e che «oggi
peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli
uomini convengono, lasciando loro le loro particolari opinioni; ossia essere uomini buoni e
sinceri o uomini di onore e onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li
possono distinguere». La «Religione nella quale tutti gli uomini convengono» non è ben
chiaro quale essa sia, la moralità o forse più ragionevolmente il senso del sacro? Con una
certa capziosità si vuole dire dai più che un Massone deve essere credente perché non
deve essere ateo. La capziosità sta nell’interpretazione della frase in cui si dice che il
Massone «non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso». Il riferimento
andersoniano all’ateo stupido deve essere interpretato. Che importa specificare che un
ateo sia stupido o intelligente? Molto probabilmente Anderson si riferiva a certe forme di
ateismo intransigente e rozzo che si predicavano in certi circoli culturali radicali della sua
epoca. Più sottilmente si potrebbe ipotizzare che egli volesse tenere lontani dagli anatemi
massonici quegli intellettuali, filosofi e scienziati di grande valore, che discutevano con
proprietà di argomenti sull’esistenza di Dio, implicitamente dichiarando di non fare di tutta
una erba un fascio25. In quanto ai libertini irreligiosi, il riferimento è chiaro, si tratta di quella
corrente seicentesca ma presente già nel XVI secolo e ancora presente nell’Europa del
primo Settecento, denominata Libertinismo e nella quale erano presenti delle frange che
irridevano e contestavano ogni forma di religiosità; ma si può anche ragionevolmente
pensare che intendesse, con accezione ordinaria, per Libertini coloro che professavano
comportamenti licenziosi e quindi coloro che non obbedivano alla legge morale, in questo
caso l’aggettivo irreligiosi può essere inteso in modo rafforzativo. Ma le cose non stanno
proprio così.
È noto che gli atei, i libertini, gli agnostici erano nel Settecento frange molto ristrette nel
totale della popolazione occidentale e cristiana, popolazione che era molto religiosa e
coloro che apparteneva a quelle frange rischiavano l’ostracismo sociale e anche condanne
civili; di conseguenza si astenevano prudentemente dal dichiarare le loro opinioni 26.
24
Sono state in seguito le Gran Logge o Gran Orienti, e non tutti, a mettere nei propri regolamenti interni
(Statuti o Costituzioni) dell’Ordine che il Massone debba avere un credo religioso, non importa quale, e che
debba credere in una divinità, comunque chiamata e simboleggiata nella figura del Grande Architetto
dell’Universo.
25
La distinzione andersoniana tra le due categorie potrebbe essere interpretata come differenza tra ateismo
pratico e ateismo teorico, che Platone pose nel dialogo Le leggi, discriminando tra gli atei pratici, che
avevano comportamenti come se la divinità non esistesse, ai quali comminare il carcere e gli atei teorici, che
dimostravano teoricamente l’inesistenza della divinità, ai quali comminare pene ancora più severe fino alla
morte. Anderson però capovolgerebbe la logica delle pene assegnando un peso maggiore all’ignoranza e
incredulità dell’«ateo stupido», piuttosto che al libertino irreligioso dotato di capacità critiche pur se
riprovevoli. Questa tesi sarebbe suffragata dall’idea che i primi Massoni, della fine del XVII e dell’inizio del
XVIII secolo, tendessero alla concezione, deista, di una religiosità critica, fondata sulla ragione. Vedi anche
nota successiva.
26
Rari erano, e tutti filosofi, coloro che confessavano il loro ateismo come Jean Meslier, Julien Offray de La
Mettrie, Claude-Adrien Helvétius, Denis Diderot e il teorico dell’ateismo materialista Paul Henri Thiry
d'Holbach. Lo stesso Goethe, pur mostrando in tanti suoi scritti un assoluto distacco dalla religione e da ogni
I Massoni che affermano che un Libero Muratore debba essere il fedele di una religione e
credente in una o più divinità, stanno esprimendo solo la regola interna del loro Ordine e
alle regole culturali della propria società. Storicamente questa confusione tra Costituzioni
massoniche e Costituzioni di Ordine è giustificata e comprensibile; gli atei erano vituperati
nel Settecento come nel Novecento e lo stesso Anderson li vitupera, ma in termini tutti da
approfondire e non da prendere leggendo alla lettera con i criteri semantici della nostra
epoca; anche qui serve un’analisi ermeneutica della scrittura di Anderson.
Si deve osservare che ai tempi di Lessing tutti quei valori umani e universali sopra
accennati non erano i principi che illustravano una realtà operante e concreta, essi erano
ancora tutti da realizzare e nel mondo ancora oggi non sono realizzati del tutto. Erano
allora valori cui tendere, principi guida volti al bene dell’umanità e solo come conseguenza
da realizzare nella società storicamente contingente. Tant’è che Lessing afferma che
quando l’umanità realizzerà compiutamente quei valori non ci sarà più bisogno della
Massoneria. Questa sua affermazione dimostra anche quanto la visione dello scopo
principale della Massoneria fosse diverso da come oggi lo si considera, cioè il cosiddetto
perfezionamento individuale. Per Lessing è implicito che nel percorso massonico di
tensione al bene dell’umanità e di realizzazione dei valori universali, il Massone, come
risultato spontaneamente conseguenziale possa perfezionarsi in quanto singolo uomo, ma
questo privato perfezionamento non è necessariamente connesso alla sua appartenenza
alla Massoneria e infatti, lui dice, ci sono uomini che hanno tutte le caratteristiche dei
Massoni senza però appartenere a questa Società iniziatica 27. Questo vuol dire che il
percorso di perfezionamento può avvenire per altre vie e che non è necessariamente
legato all’essere dei Massoni Accettati. Herder si spingerà oltre allineando la Massoneria a
qualunque espressione sociale tesa al perfezionamento della società. L’affiliazione
massonica dunque non potrebbe avere come soggetto-oggetto primario il singolo. Questa
è appunto l’aporia, agli occhi di un Lessing, della Massoneria intesa in questo modo
privatistico, chiaramente di matrice culturale borghese, cioè l’identificazione tra il soggetto
agente e l’oggetto giustificante l’azione. Il fatto che il soggetto sia anche oggetto crea una
distonia che coinvolge sia il pensiero massonico sia l’Opera massonica. Pensiero e Opera
(azione) si inviluppano in un soggettivismo che da conseguenziale e non necessario si fa
causale e necessario. La Massoneria apparrebbe, se Lessing l’osservasse oggi, un
aggregato di individui tesi al proprio sé, con una visione egotica che offusca gli ideali
umanitari, cioè una visione che pone il proprio interesse come base di ogni motivazione e
scelta, perché il centrare nel perfezionamento personale lo scopo della Massoneria questo
alla fine vuol dire un’altra forma di egotismo. Il fatto è che il soggettivismo, posto come
scopo primario ha proprio l’effetto implicito di considerare l’umanità, non più come un
insieme unitario di esseri umani come pensavano Lessing e Herder, ma piuttosto come
una sommatoria di esseri umani singoli o, nella migliore delle interpretazioni, come singoli
appartenenti alla società civile. Lessing, Herder, Goethe, Fichte e tutti gli illuministi,
persino Kant, si adoperarono perché la classe borghese vedesse riconosciuta la propria
valenza nella società e nella cultura e le sue esigenze tollerate dal potere assolutistico;
poi, la borghesia è andata per suo conto e ha sviluppato sia caratteri positivi sia caratteri
negativi e di questi ultimi forse il più discutibile è la concezione soggettiva, privatistica
dell’uomo in generale. L’Uomo non è più il rinascimentale soggetto centrale dell’Universo,
ma l’individuo centrale o punto focale della società. Un tempo era l’Universo a girare
attorno all’Uomo, ora è la società a girare attorno all’individuo e, in altro ambito, è la
chiesa, non si dichiarò mai ateo o agnostico. Chi come Baruch Spinoza espresse posizioni concilianti con
l’ateismo fu scomunicato dalla sua comunità ebraica.
27
Sono quei ‘profani’ di elevata spiritualità, d’essenza umana esemplare prima accennati. In termini moderni
si potrebbe azzardare a dire che per Lessing l’appartenenza alla Massoneria è un valore aggiunto nel
percorso del perfezionamento umano.
Massoneria a girare attorno al Massone; paradossalmente non è più la Massoneria che fa
e determina il Massone, ma è quest’ultimo a fare e determinare la Massoneria. Infatti,
affermando che la Massoneria è lo strumento, lo si sente anche definire un metodo, per
perfezionare il singolo Massone, questo vale a dire che il singolo, soggettivo Massone è
centrale e determinante rispetto alla Massoneria e non il contrario.
Persino Herder che spogliò la Massoneria di ogni suo carattere distintivo che la rendeva
separata, «invisibile» alla società civile, pur tuttavia la considerava centrale e immanente
rispetto al singolo Massone. Assieme a Lessing e Goethe e altri Massoni dei suoi tempi
Herder voleva che la figura del borghese diventasse centrale nella società, ma intendendo
il borghese come classe e non come individuo. L’individualità non era intesa in senso
privatistico, al contrario era concepita come ‘genialità’ che doveva farsi esemplare per tutta
l’umanità28.
Torniamo al vero cardine della Massoneria cioè alla iniziaticità. È difficilmente confutabile
la considerazione che iniziatico vuol dire separato a differenza della parola esoterico che
vuol dire riservato. È anche vero che il concetto di esoterico confluisce in quello di
iniziatico, ma non è vero il contrario, cioè che l’esoterico sia necessariamente iniziatico. Un
gruppo iniziatico ha sue proprie caratteristiche che lo rendono distinto e riservato rispetto
ad altri gruppi, specialmente non iniziatici. Ho detto ‘specialmente’ e non assolutamente.
Esistono infatti gruppi esoterici che non sono iniziatici, tipici casi sono ad esempio gli
alchimisti, quelli che anticamente si autodefinivano rosacrociani e tanti altri, e non a caso
la storia con i suoi documenti non ci ha tramandato alcuna forma cerimoniale e rituale
iniziatica degli alchimisti o dei cabalisti o ermetisti. Un Massone è iniziato alla Massoneria
e se vuole può essere iniziato a un altro Ordine non massonico. Il problema si pone
quando dentro un ambito iniziatico si vogliono far confluire altri ambiti iniziatici e le forme
espressive dei secondi si mescolano con quelle del primo ambito. Si viene a creare una
sorta di sincretismo di diversi ambiti iniziatici ove non si sa più dove inizia uno e dove
finisce l’altro. Possedere due o più iniziazioni non fanno un'unica iniziazione. L'iniziato
alchemico, se pure potesse esistere, è un vissuto profondamente diverso da quello
dell'iniziato gnostico o magico o cabalistico; sono appartenenze tra loro spurie29. È difficile
negare che in tali condizioni si opera una forte confusione iniziatica. Un gruppo iniziatico
possiede un proprio corpus sapienziale e conoscitivo, un proprio ritualismo con simbologie
specifiche, tutte cose che lo distinguono dagli altri gruppi iniziatici. Un iniziato all'ermetismo
può anche essere Massone, ma lui sa bene che le due cose non possono essere
mescolate, sono effettività totalmente diverse, incompatibili perché appartenenti a realtà, a
culture, a linguaggi, a pensieri, a sensi e segni iniziatici diversi. Un Massone è massone e
un ermetista è ermetista, possono essere due realtà presenti nella stessa persona, così
come un Massone è anche cittadino, senza che le due cose coincidano. Se il cittadino
entra in loggia si viola il principio di iniziaticità, con la spada della sua realtà sociale ha
ucciso il Copritore Esterno.
Operando con superficialità, senza comprendere le differenze anche di scopi delle diverse
correnti esoterico-iniziatiche si viene a codificare che l’iniziazione non è esclusiva, che è
permeabile ad altre forme iniziatiche e alla fine, perché no, anche a ciò che iniziatico non
è30.
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Goethe prese questa idea da Herder e ne fece punto focale di tante sue opere letterarie. Il genio dello
Sturm und Drang è la rappresentazione ideale del miglior modo di essere un borghese, l’archetipo del
borghese da realizzare nelle sue superiori peculiarità. Per loro, la borghesia rappresentava, e in gran misura
lo era, la sola parte di società in grado di elevare le sorti della società stessa, di rimettere in moto il motore
della storia immobilizzata e resa asfittica dai poteri forti dell’assolutismo nobiliare e chiesastico.
29
Forse l’unico esoterismo sincretico è l’ermetismo ove tradizioni diverse sono mescolate con non molta
organicità.
30
Definire un pensiero iniziatico come massonico non vuol dire giudicare negativamente le forme di pensiero
di altri ambiti iniziatici, vuol dire solo separare ciò che è proprio da ciò che è altro da sé.
Lessing e Herder tuonarono contro tutte le commistioni tra il massonico e il non
massonico, però Lessing, più di Herder, cercava una giustificazione alla presenza di tutti
quegli Ordini paramassonici, neotemplari, di vario esoterismo e di gradi dagli strani nomi e
dalla pretesa di misteriose sapienze. La sua giustificazione era che tali fenomeni se
onestamente operati erano comunque una diversa forma di tensione alla realizzazione dei
valori universali e quindi al perfezionamento dell’umanità. Disse esplicitamente che anche
i Templari medioevali e altre organizzazioni antiche erano le rappresentazioni in fieri della
futura Massoneria. Però egli parlò di queste organizzazioni sia antiche sia della sua epoca
come organizzazioni distinte e separate dalla Massoneria, come dei compagni di viaggio
dotati di proprie individualità da non confondere con l’individualità massonica. Purtroppo la
gran massa dei Massoni la pensava diversamente e con supponenza discutibile
mescolavano diverse forme iniziatiche creando una sorta di sincretismo esoterico-iniziatico
che non aiutò la Massoneria a progredire sulla sua specifica via31.
La Massoneria di oggi è immobilizzata nei richiami all’antico, dentro un sincretismo
cristallizzante che viene chiamato Tradizione, ma che con la Tradizione squisitamente
massonica non ha molto a che fare. È una Tradizione astratta, dalle valenze metafisiche
cui si addebita una spiritualità senza dire quale spiritualità. Troppo spesso si sente usare
con facilità il concetto di spiritualità; la questione problematica è data non tanto
dall’indefinitezza del concetto, quanto dall’usarlo come giustificazione per adottare delle
metafore o delle allegorie se non delle favole come espressione iniziatica. Sembra che si
voglia porre il manto della metafisica su ciò che è molto terragno o al contrario rifiutarsi di
vedere che il re è nudo.
La Tradizione massonica, come la intendeva Lessing, non era metafisica, ma metastorica
e la differenza è notevole. La Tradizione massonica lessinghiana non ha connotati
spirituali o metafisici, essa è concretezza storica che si proietta nel futuro. Essa è fondata
sui valori morali ed etici sovraindividuali e non su astratte concezioni di sviluppo spirituale
privato e ancor meno su visioni esoteriche. Questa Tradizione è il proseguire nella storia di
una superiore morale umana32, non contingente, e quindi universale. C’è da immaginarsi
che se gli si fosse parlato dello sviluppo spirituale privato si sarebbe esibito in pungenti
sarcasmi, come spesso vediamo nei suoi Dialoghi.
Utilizzando come metafora la musica noi sappiamo che essa non è mai se stessa, dipende
totalmente dall’interpretazione dell’esecutore, la base (le note) è univoca ma solo nella
mente di chi la ha composta e trascritta con i segni grafici delle note; una cosa è ascoltare
un brano eseguito da un maestro eccelso sotto la direzione di un importante direttore
d’orchestra altra cosa è subire lo strimpellamento di un dilettante alle prime armi. Nel
primo caso esecutore e direttore sono andati “dentro” la scrittura del brano alla ricerca dei
significati “primi” che l’autore ha espresso con le note, nel secondo caso il dilettante
esegue le singole note rimanendo al livello di riproduzione meccanica delle note stesse.
La Massoneria è qualcosa di simile. La ricerca massonica tende verso quella base
L’entusiasmo per la favola di Ramsay, che non può essere interpretata che come allegoria, entusiasmò i
Massoni di buona parte dell’Europa continentale settecentesca e l’allegoria diede luogo alla fondazione di riti
e Ordini. Ma la favola o allegoria creata ad hoc per scopi, su cui gli storici ancora dissertano, è un fatto
contingente e fa ricordare la frase di Umberto Eco: «"[dice] Gaunilone. Io posso pensare a un'isola nel mare
anche se quell'isola non c'è. Confonde il pensiero del contingente col pensiero del necessario». Il
contingente è l’allegoria di Ramsay, l'universale è il bisogno tutto settecentesco di dare una patente di
nobiltà e cavalleria antica a un Ordine che nasce richiamandosi a impolverati e manuali lavoratori della
pietra. Questi non attireranno mai l'apprezzamento delle menti ingenue come invece fa l'avere tradizioni
cavalleresche. E qui si giustifica l’altra frase di Eco "II matto invece non si preoccupa di avere una logica,
procede per cortocircuiti". Mescolare Templari e Muratori è un cortocircuito mentale, come mescolare due
correnti esoteriche tra loro incompatibili, ad esempio gnosticismo con alchimia; più coerente sareb be far
incontrare lo gnosticismo con l’ermetismo, visto ci sono elementi comuni tra le due correnti di pensiero.
32
Oggi aggiungeremmo anche di una etica.
31
univoca che è l’essenza della Massoneria. Se un esecutore non conosce alla perfezione la
base (le note scritte) non può dare interpretazione; il grande esecutore cerca innanzitutto
di comprendere lo spirito dello spartito, ciò che l’autore voleva trasmettere. Lo stesso
dovrebbe valere per il pensiero massonico. Un concetto del ‘700 ha un significato
settecentesco, perché il pensare appartiene alla storia in cui vive il pensatore. Poi cambia
la storia e cambia il significato della parola, del concetto. È la vita storicamente
determinata. La Massoneria è storicamente determinata? Se lo è, come viene a definirsi il
suo carattere iniziatico? Questo concettualmente è meta-temporale, non fa parte della
storia, altrimenti non sarebbe iniziatico. Si potrà dire: un ordine iniziatico nasce in certo
momento della storia e dunque è storico. Vero e non vero, dal momento del suo sorgere
inizia la Tradizione di quel movimento iniziatico, ma non segue la storia, la preconizza,
pone un inizio al suo passato ma non una fine al suo futuro. La Tradizione non è come il
progresso che muta con le vicende storiche, essa scorre, per suo destino, sempre uguale
a se stessa, quindi non è lineare né progressiva. La Tradizione deve avere origini certe e
per la Massoneria sono quelle dei primi documenti storicamente certi, non quella delle
fantasie, dei miti, delle allegorie. I miti rappresentano in forma letteraria (orale o scritta) il
background della Tradizione, non sono la Tradizione. La Tradizione è la mappa
interpretativa dei miti, non è un insieme di miti. Non credo si possano confondere i veri
miti, quelli a fondamento della cultura di un popolo con i miti scritti a tavolino per dare
senso meta-storico a un movimento di pensiero33. La Massoneria è una realtà
storicamente determinata che si proietta nel meta-storico. Le due dimensioni sono
profondamente diverse e scandiscono anche questa sua profonda aporia concettuale. È
questa un’aporia da studiare e cercare di afferrare, ma senza la pretesa di sciogliere una
volta per tutte la sua intrinseca contraddizione.
Per la cultura del Settecento, non solo quella illuministica, l’uomo non esiste in sé, egli non
è fenomeno privato, al contrario è un elemento della società e dell’umanità, quindi privo di
ogni identificazione meramente individualistica. Fino a epoca recente, non oggi, ogni
individuo appartiene a una classe sociale e di questa egli segue, deve seguire, le norme
della sua classe che non sono quelle delle altre classi sociali. L’individuo quindi è tale
perché propriamente definibile dentro i ruoli prescrittivi della sua classe che lo
rappresentano come individuo; è la classe (status sociale) e il suo fare (ruolo sociale) che
lo fanno essere persona; non è lui che definisce se stesso come persona. Tutto ciò un
tempo, non oggi.
Senza la società e la cultura di gruppo l’uomo non esiste. Oggi sembra che lo si voglia far
esistere in questa sua solitaria condizione e questo crea profondo disagio; è l’anomia, la
mancanza di regole certe, di non avere uno spazio collettivo ma solo individuale, è la
mancanza di uno status e di un ruolo certo. Il Massone dovrebbe seguire la stessa sorte?
L’uomo prima del XX secolo era connotato dal suo ruolo sociale e i ruoli sociali erano ben
definiti e prescrittivi. Herder nei suoi Dialoghi lo dimostra esemplarmente, quando fa
discutere Faust e Linda sui ruoli maschili e femminili nella società. Agli uomini erano dati
ambiti d’azione e comportamentali distinti da quelli femminili e la situazione era
riconosciuta e condivisa, pur manifestandosi talora in eccessi che Herder con notevole
anticipo sui tempi stigmatizza. Gli affari, la politica, la gestione delle istituzioni era riservata
agli uomini mentre alle donne erano riservate altre operatività socio-culturali non meno
importanti, infatti la funzione della donna come reggitrice, “maestra” della conduzione
familiare e dei rapporti tra famiglia e collettività era riconosciuta come una condizione di
L’alchimia, l’ermetismo, lo gnosticismo, eccetera non sono miti, sono realtà culturali storicamente fissate.
Le moderne interpretazioni di questi esoterismi sono sovrainterpretazioni, la loro interpretazione moderna di
cose non vivibili nella loro essenza originaria perché questa è sconvolta dai criteri culturali d’oggi che non
appartenevano ad essa.
33
rilevante importanza. Herder in alcuni suoi scritti esalta la figura della donna ma non con le
successive modalità di romanticismo svenevole.
In seguito, la condizione di proletarizzazione e di imborghesimento della società
demolirono quell’importanza di ruolo sociale fondante. La Massoneria è fenomeno del
Settecento e non deve stupire che dovesse essere gestita dagli uomini come altre
importanti istituzioni civili; da qui la prescrizione che alla Massoneria possono accedere
solo gli uomini. È una regola che si fa Tradizione. La giustificazione, tutta allegorica, viene
dal mito della fondazione della Massoneria nelle gilde muratorie che erano
necessariamente maschili, cosa che gli storici hanno dimostrato non essere
completamente vera. Non c’è giustificazione a questa regola, né iniziatica né esoterica né
d’altro genere che non sia la realtà socio-culturale dell’epoca. Parlare della Massoneria nei
termini simbolici di sole e luna non solo è una semplicistica riduzione a un dualismo di
antica data ma, cosa più importante, è un applicare una simbologia religiosa e/o esoterica
come una etichetta a un oggetto34, l’etichetta non è l’oggetto e viceversa. Infine, i due
simboli non appartengono alla simbologia tradizionale massonica.
La realtà socio-culturale cambia, sull’onda dell’egualitarismo si aprono alle donne spazi
prima inconcepibili. Esse escono dalle cucine e dai salotti e la gran parte incomincia a
lavorare nelle prime fabbriche e manifatture come e peggio degli uomini. Inizia la sua
emancipazione sociale femminile. Le donne chiedono, pretendono di entrare in
Massoneria e si disinteressano della Tradizione, ciò che importa è la nuova contingenza
storica che le pone in spazi nuovi. Questa ‘pretesa’ non è criticabile in sé e infatti in molti
Ordini massonici le donne sono Accettate; addirittura, con più coerenza, sorgono Ordini
massonici femminili che escludono gli uomini. Questo giustificabile e storicamente
determinato fenomeno sociale, attraversa le permeabili mura delle Logge. Il nuovo modo
di intendere l’iniziatico non è condizione sufficiente per opporsi al profano. Si creano due
correnti di pensiero: la prima esclude le donne in base ad antiche regole, cioè a una
tradizione storica, senza dare altra giustificazione a tale esclusione; una seconda corrente
pensa che essendo la Massoneria un fenomeno sociale prima che iniziatico e tradizionale,
debba seguire la storia e l’evolversi delle condizioni culturali delle società storiche. Anche
in questo caso le due concezioni sono antinomiche, non conciliabili perché ambedue
hanno motivazioni in sé ragionevoli35.
Si dice che le regole sono fatte dall’uomo perché l’uomo le possa violare. Nulla di più vero
in Massoneria. La Massoneria si diede delle Regole e non passarono quindici anni che le
Regole furono contestate, cambiate, riscritte e riscattate in altro modo. In queste
condizioni è veramente difficile parlare di Tradizione 36. Lessing parlando di Tradizione usa
il concetto in senso allegorico e infatti, sulla falsa riga di Anderson richiama i tempi
adamitici per il sorgere della Massoneria, mentre Herder si limita ai tempi biblici più
recenti, quelli della costruzione del tempio di Salomone. Tanto Lessing che Herder, però,
ironizzano sulla parte delle Costituzioni del 1717 e del 1738 che vorrebbe ricostruire la
storia umana come storia della Massoneria, risalendo ad Adamo37. Herder addirittura la
considera, quella parte allegorica, quasi un’imbecillità, scritta per turlupinare gli stessi
Massoni che la leggono senza alcun senso critico e fa stupire i protagonisti dei suoi
34
Inoltre, il sole sarebbe il principio maschile, sorgente di luce, mentre la luna, principio femminile, sarebbe il
riflesso della luce primaria, quindi in posizione secondaria e subordinata. Come dire che il sole può esistere
senza la luna ma la luna, la luce riflessa, non esiste senza il sole.
35
Certe disquisizioni sulla necessità che le donne accedano alla Massoneria con uso di linguaggio e
simbologie esoteriche (sole, luna e altro simboleggiando) non sono argomenti esplicativi ma giustificazioni a
posteriori di una scelta ideologica.
36
Il paradosso è che chi ha cambiato le regole tradizionali si appella alla tradizione, ma la propria, come se
esistessero tanti tipi diversi di tradizioni in Massoneria. Sembra un giocare al paradossale.
37
Qualcuno, più audace, la vuol far risalire ancora prima della storia umana, ai tempi del Paradiso Terrestre.
Un altro che con la Massoneria ci vuol giocare.
Dialoghi facendogli chiedere come possano esserci Massoni che vogliono credere a
queste assurdità. A loro Faust risponde: «Una moltitudine. Considera che ci sono migliaia
di membri della Società che leggono, che vogliono essere istruiti sulla loro origine, e non
hanno certamente abbastanza senso critico per esaminare lo spirito dei tempi più
antecedenti e più lontani. Considera che ci sono Fratelli Oratori, per i quali è tutto giusto
quello che è detto, abbindolando, su segreti e simboli. Considera che storie ingannevoli
del genere non si trovano solo sulla stampa, dal momento che vanno or qua e or là
nell’oscurità come alte rivelazioni e spiegazioni insensatamente costose, e sono di ludibrio
all’intelligenza dei soci e ne corrompono la vera storia» (cors. mio).
Di là dalle ironie e salaci battute tanto di Lessing che di Herder, essi dimostrano un
sostanziale disinteresse per la Tradizione in sé intesa38. Ambedue non sembrano avere
molto riguardo e rispetto neppure per le regole organizzative della Massoneria, che in
ultima analisi erano più regole di conduzione delle Logge e della Gran Loggia di Londra
che regole per un Massoneria mondiale, che i fondatori neppure avevano la possibilità e
capacità di immaginare che tale potesse diventare. A Lessing interessavano di più i
principi che erano alla base di quelle regole; a Herder neppure quelli, se essi avevano lo
scopo di rendere separata e invisibile la Società massonica rispetto alla società civile.
Concludendo, la lettura attenta e critica dei Dialoghi massonici di Lessing e Herder può
offrire molti spunti per diverse discussioni sui molti aspetti della Massoneria del Settecento
e molto più sulla Massoneria del Duemila.
Francesco Angioni (4 febbraio 2012)
Seguendo l’esempio dei due Autori forse sarebbe meglio bandire il concetto di Tradizione dalla
Massoneria, si avrebbero meno discussioni e ancor meno polemiche.
38