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Diplomazia Pontificia, gli incontri del Cardinale Parolin, Gallagher in Polonia

Il Cardinale Parolin e Miguel Moratinos | Il Cardinale Parolin con l'alto rappresentante UNAOC Miguel Moratinos | Twitter @UNAOC Il Cardinale Parolin e Miguel Moratinos | Il Cardinale Parolin con l'alto rappresentante UNAOC Miguel Moratinos | Twitter @UNAOC

Dopo il viaggio di Papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord, settimana diplomatica più “lenta” dal punto di vista ufficiale: un solo intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite, mentre c’è stata notizia di due incontri del Cardinale Pietro Parolin. È stato annunciato anche che l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, sarà in Polonia il 20 maggio.

Gli incontri del Cardinale Parolin

Lo scorso 10 maggio, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha incontrato Miguel Moratinos, già ministro degli Esteri della Spagna e ora Alto Rappresentante dell’UNAOC, che l’iniziativa delle Nazioni Unite Alleanza delle Civiltà.

Durante l’udienza, il Cardinale Parolin e Moratinos hanno discusso il lavoro dell’Alleanza di Civiltà e i mezzi per promuovere la tolleranza, la coesistenza, il rispetto mutuo e il dialogo.

L’Allenza delle Civiltà fu proposta nel 2005 dall’allora Primo Ministro Spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero durante la 59esima Assemblea Generale dell’ONU. L’allora primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, co-sponsorizzò l’iniziativa.

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Finalità dell’UNAOC è quello di opporsi all’estremismo attraverso il dialogo e la cooperazione interculturale e interreligiosa, in particolare per le tensioni tra occidente e mondo islamico.

Lo scorso 7 maggio, il Cardinale Parolin ha invece ricevuto Ernesto Araujo, ministro degli Esteri del Brasile. Incontro importante perché è il primo con esponenti del nuovo governo del Brasile, e perché uno dei temi sul tavolo è stato quello del Sinodo Panamazzonico, considerato “un’ingerenza degli affari interni”, tanto che funzionari del governo brasiliano e dei servizi segreti hanno cheisto di poter prendere parte all’incontro episcopale di ottobre.

Il viaggio dell’arcivescovo Gallagher in Polonia

Il prossimo 20 maggio, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher “ministro degli esteri” vaticano, sarà in Polonia per partecipare all’università di Varsavia alla solenne sessione scientifica per il centenario del ripristino delle relazioni diplomatiche tra Polona e Santa Sede.

Alla conferenza saranno presenti rappresentanti delle autorità polacche e del corpo diplomatico, il nunzio in Polonia, l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, rappresentanti dei vescovi del mondo della scienza e della cultura.

L’arcivescovo Gallagher parlerà delle relazioni diplomatiche della Santa Sede, e si parlerà anche del ruolo di Achille Ratti, primo nunzio apostolico nella rinata Polonia, che diventerà poi Papa Pio XI.

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Le relazioni tra Polonia e Santa Sede ripresero nel 1919, dopo oltre 120 anni di interruzione. Monsignor Ratti era arrivato a Varsavia già nel 1918, appena dopo la proclamazione dell’indipendenza della Polonia. Il 30 marzo 1919, la Santa Sede riconobbe formalmente l’esistenza dello Stato polacco, e il 6 giugno 1919 monsignor Ratti fu nominato nunzio apostolico in Polonia ed elevato al grado di arcivescovo. Il 19 luglio, monsignor Ratti presentò le lettere diplomatiche al capo dello Stato Jozef Pilsudski il 19 luglio. Fu ordinato arcivescovo il 28 ottobre, nell’arcivescovado di San Giovanni Battista a Varsavia.

La Polonia nominò l’1 luglio 1919 un inviato straordinario e ministro plenipotenziario presso la Santa Sede, il professor Wierusz-Kowalski, che ha mantenuto l’incarico fino al 1921. Il 27 novembre 1924, l’inviato polacco presso la Santa Sede (allora Wladysla Skrzynski) fu elevato al grado di ambasciata di prima classe.

Il nuovo nunzio apostolico in Malawi

L’arcivescovo Gianfranco Gallone era stato ordinato lo scorso 19 marzo, con la missione di andare in Zambia. Ma la nunziatura in Zambia è competente anche per il Malawi. E così lo scorso 8 maggio è arrivata anche la nomina a nunzio in Malawi.

L’arcivescovo Gallone era stato destinato allo Zambia lo scorso 2 febbraio. Prim di arrivare ad essere “ambasciatore del Papa”, l’arcivescovo Gallone ha lavorato nelle nunziature apostoliche di Mozambico, Israele, Slovacchia, India e Svezia. È stato anche officiale della Segretaria di Stato vaticana, nella sezione dei rapporti con gli Stati.

La nunziatura apostolica in Malawi è stata istituita da Paolo VI il 21 maggio 1966.

La Santa Sede chiede un cambiamento di paradigma nel settore minerario

Un cambio di paradigma per il bene comune: era questa la richiesta contenuta nel tema dell’incontro sul settore minerario, organizzato dal Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Integrale.

L’incontro si è tenuto il 2 – 3 maggio 2019, e aveva come titolo “Ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri”. Hanno partecipato capi di alcune delle più grandi compagnie minerarie e rappresentanti di comunità colpite dal settore minerario. Tra questi, Dari Laurindo Pareira, uno dei minatori di Minas Geiras che nel gennaio 2019 è crollata provando circa 300 morti.

All’incontro erano presenti anche rappresentanti delle Chiese locali, membri delle organizzazioni Caritas così come delle commissioni Giustizia e Pace in tutto il mondo.

Durante i due giorni di riflessione – si legge in un comunicato diffuso dal dicastero vaticano – “si sono affrontate sfide relative al settore minerario nel contesto del bene comune”, e in particolare “il primo giorno è stato dedicato allo scambio tra rappresentanti delle organizzazioni ecclesiastiche e il secondo ha visto la partecipazione degli amministratori delegati delle compagnie minerarie.

La Santa Sede alle Nazioni Unite di New York: la cura per le foreste

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Il 6 maggio, l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, ha tenuto un intervento alle 14esima sessione del Forum sulle Foreste delle Nazioni Unite, che si è tenuto al quartier generale ONU dal 6 al 10 maggio.

L’arcivescovo Auza ha sottolineato che sta diventando sempre più chiaro che le foreste hanno bisogno di attenzione e protezione contro il rapido deterioramento della loro biodiversità e il danno conseguentemente procurato alle forme di vita che vi dimoravano che potrebbe alterare l’intero ecosistema.

Questo ha anche un impatto sulle popolazioni che dipendono dalle forte per le loro dimore, stili di vita, eredità culturale e struttura sociale. L’urbanizzazione – sottolinea la Santa Sede – sta facendo delle foreste un bene non sostituibile, e per questo tutte le decisioni sul tema “devono essere fatte con la piena e significativa partecipazione di quanti ricevono maggiore impatto dalle foreste, che desiderano essere protagonisti della conservazione ambientale con i loro diritti e valori rispettati.

In particolare, la Santa Sede guarda alla situazione dell’Amazzonia, come dimostra il prossimo sinodo speciale sulla Regione Pan-Amazzonica. La Santa Sede supporta anche gli sforzi del Forum di portare avanti una ecologia integrale, perché “una migliore cura delle foreste è cruciale nella nostra cura per la casa comune e per quanti vi vivono”.

Argentina, il presidente Macrì chiede alla Chiesa di partecipare al dialogo nazionale

Un dialogo nazionale che sia “un incontro di tutti gli attori politici e sociali”, che guardi “attentamente le priorità di ciascuno”, cercando poi di elaborare “un’agenda che abbia il consenso di tutti”: così, con una lettera inviata da Roma dove sono in visita ad limina, i vescovi argentini hanno risposto alla richiesta del presidente Mauricio Macrì di partecipare a un tavolo di dialogo per discutere degli attuali conflitti e problemi sociali.

Secondo la Conferenza episcopale, “è molto importante favorire un ambito di dialogo per la ricerca di consensi riguardo a un’agenda aperta e sensibile alla realtà nazionale, alla vita dei più poveri e al progetto di Paese che sogniamo e vogliamo”. 

Parlando più in dettaglio di alcune proposte, i vescovi auspicano che sia inclusa

“la solidarietà e l’importante intervento dello Stato in relazione alla dignità di tutti gli argentini”, poiché tale contesto potrebbe assicurare “un accordo duraturo”. Nel frattempo, anche i rappresentanti delle altre Chiese cristiane e di altre religioni hanno ricevuto la lettera di Macri. L’Alleanza cristiana delle Chiese evangeliche della Repubblica argentina (Aciera), la Federazione argentina delle chiese evangeliche (Faie) e la Comunità ebraica hanno espresso la propria adesione al dialogo.

Il Cardinale Sako: “Il Medio Oriente difenda i diritti umani”

Il Cardinale Rafael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, ha chiesto in un incontro a Bruxelles alla sede della Commissione delle Conferenze Episcopali Europee (COMECE) di “fare pressione ai governi del Medio Oriente perché difendano i diritti umani.

Parlando con Vatican News, il cardinale ha dichiarato che “mentre l’Europa garantisce i diritti dei musulmani in Iraq, i cristiani sono soggetti a discriminazioni e persecuzioni in nome della religione”. In Iraq, ha aggunto, da due anni si è creato “un comitato di dialogo di cristiani, musulmani, sciiti, sunniti e yazidi”, con il quale si sono fatti “grandi progressi in questo senso” perché c’è “un gran desiderio di raggiungere la convivenza pacifica”. Il cardinale ha anche lodato il lavoro fatto che ha portato alla firma del Documento della Fraternità Umana ad Abu Dhabi.

Il nunzio in Colombia si dice preoccupato della situazione

Parlando al nono incontro della Rete delle Università cattoliche di Colombia, l’arcivescovo Luis Mariano Montemayor, nunzio apostolico in Colombia, si è detto preoccupato della situazione del Paese, che vede sempre più leader sociali assassinati.

“Credo – ha detto – che dobbiamo prendere sul serio il tema della pace, perché il tema della pace non è opzionale. La Colombia non può continuare con questa violenza estrema che porta all’eliminazione dell’avversario o di chi la pensa differentemente. Il lavoro di una mentalità inclusiva è essenziale”.

Il tema della pace, ha sottolineato il prelato, non può essere indifferente né ai colombiani, né alla comunità internazionale.

Parlando della crisi in Venezuela, il rappresentante vaticano ha detto che è “importante che in questo Paese non ci sia una guerra civile, perché i primi a soffrirne le conseguenze sarebbero i colombiani”, per via delle masse di Venezuelani che possono raggiungere la frontiera. “Io ho già vissuto questo nella Repubblica Democratica del Congo, e so come è”; ha detto l’arcivescovo Montemayor.

La Santa Sede è stata particolarmente impegnata nel raggiungimento di un accordo di pace con le FARC, mentre sono in corso trattative con i guerriglieri dell’ELN.