Comitato Feste Patronali San Trifone

Adelfia - (Montrone)

April 2024
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Inno a San TrifoneSan Trifone

O vago giglio che in cielo aulente
gemma fulgente sii di candor.

Ritornello

O San Trifone noi T'invochiamo
Te veneriamo sui nostri altar.

Volgi lo sguardo su noi clemente
e dolcemente ci stringi a Te.

O San Trifone noi T'invochiamo
Te veneriamo sui nostri altar.

Vergine eroe deh! Tu proteggi
Guida e sorreggi la gioventù.

O San Trifone noi T'invochiamo
Te veneriamo sui nostri altar.

Santo guerriero, ascolta il canto
col Tuo sorriso, tergi il nostro pianto.

O San Trifone noi T'invochiamo
Te veneriamo sui nostri altar.

Affranti e oppressi, invochiam ristoro
Sul nostro lavoro, dona pace e amor.

O San Trifone noi T'invochiamo
Te veneriamo sui nostri altar.

Ai cari lontani fra pene e stenti
Tu sol rimani, faro del ciel.

O San Trifone noi T'invochiamo
Te veneriamo sui nostri altar.

Novena a San Trifone

La Novena inizia il I° Novembre e prosegue ogni giorno fino al 9 Novembre.
 

Aspirazione I

Martire glorioso, e nostro protettore S. Trifone, Voi che foste prevenuto dalla dolcezza della divina grazia, e sin dall'infanzia deste segni tali di pietà illuminata da formar la edificazione dei vostri concittadini, impetrate a noi la grazia di vivere da veri cristiani, osservando fedelmente gli obblighi che abbiamo contratto nel S. Battesimo, quando abbiamo rinunciato al mondo e a Satana.

Gloria

Aspirazione II

Martire glorioso, e nostro protettore S. Trifone, Voi che talmente vi esercitaste nelle buone opere nei primi anni della vostra gioventù, che meritaste il dono dei miracoli, sanando ogni genere d'infermità in coloro che imploravano l'aiuto delle vostre preghiere, ora che siete più potente nel Cielo, fate valere su noi il vostro patrocinio, liberandoci dalle innumerevoli infermità della nostra anima, e facendo cessare le febbri ardenti delle nostre passioni.

Gloria

Aspirazione III

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone, Voi che per la vostra santa vita acquistaste tanto potere sopra i demonii, che fuggivano dai corpi ossessi col sol udire il vostro nome, fate che noi ancora acquistiamo tanta fiducia nella vostra protezione da far allontanare le tentazioni del nemico infernale con la invocazione del Vostro nome, e che sappiamo imitare le virtù da Voi praticate vivendo sulla terra.

Gloria

Aspirazione IV

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone: La Vostra fede fu cosi viva da creder fermamente non solo la verità da Dio rivelate, ma da regolar con le massimi della stessa fede tutte le vostre azioni, senza che le tribolazioni della vita, le persecuzioni degli uomini, e le insidie del Demonio abbiano potuto farvi vacillare nel battere il cammino dei divini comandamenti, impetrate a noi la stessa grazia, e mentre ci gloriamo di possedere la vera fede, viviamo in maniera da non disonorarla mai con le nostre cattive azioni.

Gloria

Aspirazione V

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone, Voi che non contento di menare una vita immacolata vi occupaste a procurare la salvezza dei vostri fratelli, convertendo molti infedeli alla vera religione, facendo a ciò servire il dono de' miracoli, e quello della parola, fate che anche noi siamo animati dallo spirito d'una vera carità, in guisa che con l'esempio delle vostre opere buone, e con la cooperazione della vostra parola sappiamo impedire il male, e promuovere il bene del nostro prossimo.

Gloria

Aspirazione VI

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone, Voi che accusato come servo di Gesù Cristo, ed obbligato a presentarvi davanti al prefetto Aquilino non arrossiste né temeste dichiararvi Cristiano, anzi mostraste di gloriarvi di questo nome, impetrate anche a noi la grazia di vincere ogni rispetto umano, di non offendere mai Iddio per piacere agli uomini; ma di praticare il nostro dovere osservando la Divina Legge, nonostante qualunque contraddizione.

Gloria

Aspirazione VII

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone, Grande fu la vostra pazienza in mezzo ai tormenti, quando foste legato, e battuto, sospeso per più ore ad un legno, e poi obbligato a correre a piedi nudi sopra aspro pavimento, impetrate anche a noi la grazia di soffrire pazientemente tutte le tribolazioni che al Signore piacerà mandarci, e tutte le persecuzioni che possono prevenirci da parte degli Uomini.

Gloria

Aspirazione VIII

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone, fu ammirabile la Vostra costanza, e quanto più la crudeltà del tiranno moltiplicava i tormenti, traforandovi i piedi con acuti chiodi, battendovi con due verghe, bruciandovi i fianchi con faci ardenti, tanto maggiormente cresceva l'ardore della vostra carità, pregando il Signore a perfezionarvi, e confermarvi con la sua divina virtù, impetrate anche a noi la grazia di non perderci di coraggio nei tanti ostacoli, che il demonio oppone alla nostra eterna salvezza, si che sappiamo superarli tutti con pazienza, e fortezza.

Gloria

Aspirazione IX

Martire glorioso, e nostro protettore San Trifone, fu preziosa la vostra morte, quando con spirito di perfetta carità sottoponeste il vostro capo alla spada del carnefice, e volaste al Cielo per ricevere il premio del vostro martirio, per ciò che otteneste che fosse efficacissimo il vostro patrocinio sopra coloro, che avendo memoria facessero ricorso alla vostra intercessione, impetrate a noi la grazia di passare santamente i nostri giorni sulla terra, e fare una santa morte, affinché godendo della vostra protezione, giungiamo un giorno nella patria beata per godere insieme con Voi nei secoli dei secoli e così sia.

Gloria

V.    Prega per noi, o beato Trifone
R.    Affinché siano resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo:

Signore Gesù, Tu che hai conosciuto
la consolazione del Padre
ed hai promesso
di consolare noi nell'afflizione,
fa che per intercessione
di san Trifone
sperimentiamo il tuo contorto
nella nostra tribolazione
e sappiamo essere
per tutti i fratelli afflitti
segno vivente
della Tua consolazione.

Per Cristo nostro Signore

Amen

San Trifone Martire

San Trifone nacque intorno all'anno 232 a Lampsaco nella Frigia, che allora faceva parte della provincia romana di Apamea (attualmente la Turchia). Questa regione venne assoggettata al potere di Roma nel 116 d.c. e comprendeva una gran parte dell'Asia Minore. Il nome Trifone è antichissimo e si trova nel primo libro dei Maccabei nell'Antico Testamento. La radice etimologica "Tripli" significa "persona di animo nobile". Trifone rimane senza padre ancora bambino e quindi la madre Eukaria si prese totalmente cura della sua educazione cristiana. Fin da ragazzo si dedicò all'agricoltura, ma giovanetto divenne un guerriero. Le diverse immagini nel mondo lo descrivono contadino e guerriero, cioè, ciò che era da ragazzo e ciò che era da giovane.

Durante la persecuzione stabilita con un decreto del dicembre dell'anno 249 dall'imperatore romano Decio, che durò fino al gennaio del 252 (la settima persecuzione iniziando da Nerone e la prima che comprendeva l'intero territorio dell'impero romano) morì come martire il giovane Trifone. Nelle persecuzioni i cristiani erano costretti a porre il sacrificio, spesso alcuni granelli di incenso, davanti alla statua del grande imperatore. Per un cristiano, per il quale il culto pagano era estraneo e l'idolatria era vietata, rifiutare significava la perdita di ogni bene, il carcere, i lavori forzati, le torture e anche la morte, tutto ciò dopo un regolare processo. Così il giovane Trifone fu portato dalla sua città natale a Nicea, dove si tenne un processo dinanzi al prefetto di tutta l'Asia Minore, Aquilino. Dal codice Martyrium S. Tryphonis Graecum (X - XI sec), nel quale si ritiene che vennero riportati gli atti del processo, alla domanda del prefetto Aquilino: "Che cosa sei? Trifone confesso: "Io sono Cristiano". Dopo la tortura che durò tre giorni e che avrebbe dovuto costringerlo a porgere il sacrificio agli dei ed all'imperatore romano, fu decapitato.
Il corpo del giovane Trifone fu portato a Kampsade, e poi a Costantinopoli e da lì a Cattaro.
Il culto delle reliquie di San Trifone si sviluppò da Costantinopoli in tutto l'Oriente.

Culto di San Trifone in Oriente

San Basilio Magno (329 - 379), parlando delle reliquie dei martiri, scrisse: "Toccando le reliquie dei martiri prendiamo parte alla santità e alla grazia che è in loro contenuta". Così il culto delle reliquie dei martiri si estese in tutto l'Impero, specialmente dopo l'editto di Milano nel 313 dell'imperatore Costantino, quando la libertà di culto portò anche ad alcune esagerazioni, tanto che fu proclamato dall'imperatore Teodosio (347 - 395) il divieto di trasferimento dei martiri, che non ebbe effetto fino al IX -X sec.

Secondo il sinaxari di Costantinopoli, come anche i calendari russi, il giorno del martirio di S. Trifone è riportato il 2 febbraio, che per coincidenza della Candelora è stato trasferito al 3 febbraio. Il calendario gregoriano, accolto subito in Europa con entusiasmo, il Papa Clemente VIII con il decreto del 17 dicembre 1594 confermò la celebrazione di S. Trifone per la diocesi di Cattaro il 3 febbraio, ma liturgicamente per la Chiesa Universale il 10 novembre. A Cattaro oggi S. Trifone si festeggia il 3 febbraio, ma liturgicamente si celebra il 10 novembre.

Cattaro festeggia anche il giorno 13 gennaio ricordando l'anno 809 in cui giunsero le spoglie di S. Trifone.

Una nave Veneziana, proveniente da Costantinopoli, per una forte tempesta si rifugiò nelle bocche di Cattaro e furono accolti dagli abitanti del paese. La nave trasportava un grande sarcofago in pietra in cui erano contenuti i resti del corpo di S. Trifone, che per la grande lotta iconoclasta erano portate al sicuro in occidente, e fu acquistato dai Cattarini. Intanto il culto di S. Trifone era già particolarmente diffuso sia in Oriente che in Occidente.

Le chiese più antiche dedicate a questo martire sono state edificate a Costantinopoli dall'imperatore Giustiniano e da Giustino I, due basiliche che sono menzionate dallo storico Procopio (500-565) nella sua opera "De Aedificiis".

Anche a Roma furono costruite due Chiese dedicate a S. Trifone.

Una fu consacrata nel 961 (S. Trifone in Pasterula) sotto il papa Giovanni XII, l'altra nel 1113 (piazza Fiammetta)

Cattaro La Cattedrale di San Trifone

Cattaro la prima Chiesa di S. Trifone fu costruita da un (cittadino cattarino, Andrea Saracenis, all'inizio del IX secolo. I resti della chiesa originaria di S. Trifone sono stati scoperti durante le ricerche archeologiche nel 1987 e si trovano in parte sotto la sacrestia dell'attuale Cattedrale e in parte nella via tra quest'ultima ed il palazzo vescovile. Si tratta di un edificio a base centrale tipico dell'epoca in cui fu costruito e dedicato alla venerazione dei martiri.

Delle numerose chiese cattoliche di Cattaro, che ancora nella seconda metà del XVIII secolo erano trenta, insieme a sette conventi (quattro maschili e tre femminili), si distingue per grandezza, bellezza e antichità la cattedrale di San Trifone. Poiché la chiesa originaria era di dimensioni modeste, e il culto del martire Trifone era sempre più sentito, gli abitanti di Cattaro decisero di intraprendere una nuova costruzione, che ebbe inizio nel 1124.

Il vescovo Ursacius e le autorità del comune regalarono per la costruzione della nuova chiesa il feudo della penisola Prevlaka con il famoso monastero benedettino di S. Michele.

Dopo 42 anni, in presenza di vescovi, degli abati, del clero cittadino e del governatore bizantino per la Dalmazia e per la Doclea, la Cattedrale fu consacrata il 19 giugno 1166 dal vescovo Malon.

L’insicurezza del terreno e i numerosi terremoti hanno danneggiato in gran parte la cattedrale e le varie ricostruzioni successive hanno cambiato l'assetto originale della primitiva Chiesa..

L'ultimo restauro è avvenuto in conseguenza del catastrofico terremoto del 1979.

Dopo i lavori preparatori di ricerca e di elaborazione di progetti e di documentazione, è iniziata l'ultima grande ricostruzione nel 1988.

E' stata eseguita una completa o parziale ristrutturazione del colonnato pentagonale, oltre alla semicampata occidentale che ha conservato integralmente la pianta del XVI sec.

La cattedrale è stata solennemente consacrata dall'Arcivescovo Mons. Josip Bozanic, metropolita di Zagabria nel settembre del 2000.

Culto di San Trifone nel Meridione d'Italia

Mentre il culto in Oriente è iniziato già dal IV secolo proseguendo fino ad oggi, il culto in Occidente si può dire sia iniziato nel X secolo, proprio con l'anno 809 in cui Cattaro divenne punto centrale di tale diffusione con la presenza delle reliquie del Santo e la grande devozione dei cattarini per esse. Nel meridione poi nel XII secolo furono stipulati, tra le città delle due coste dell'Adriatico Cattaro e Bari, trattati commerciali. Così Cattaro, Spalato, Durazzo e Valona divennero tra il XII e XIII secolo i collettori delle principali vie commerciali transbalcaniche. Anche a Roma il culto si sviluppò ed a San Trifone venne intitolata la Chiesa consacrata nel 961 in Posterula sotto Papa Giovanni XII e un'altra edificata nel 1113 in piazza Fiammetta.

L'inizio del culto di San Trifone in Puglia può collocarsi nell'anno 1172 quando la Diocesi di Cattaro fu incardinata nella Metropolia di Bari rimanendovi fino all'anno 1828 ed a tal proposito nel libro "Memorie dell'archivio capitolare" di Mons. Luigi Stangarone pag. 45 viene citato l'ordine di disposizione dei vescovi suffraganei della Chiosa di Bari, nella celebrazione dei Concili Provinciali.

Al centro ponevasi l'arcivescovo di Bari, alla sua destra sedevano i vescovi di Giovinazzo, Bitonto, Molfetta, Bitetto, Ruvo, Lavello e l'Abate di Santa Maria de cripta maiori mentre, alla sinistra si disponevano i vescovi di Conversano, Polignano, Canne, Salpi, Minervino, Cattaro, l'Abate di S. Angelo di Ceglie e l'Abate di San Nicola di Ceglie. La presenza del Vescovo di Cattaro all'interno della Metropolia di Bari ebbe come conseguenza la maggior conoscenza e devozione verso San Trifone portando anche ad un notevole interscambio culturale ed artistico.

Infatti nella Cattedrale di Cattaro fu edificato l'altare maggiore con un ciborio che prendeva a modelli il ciborio della Chiesa di San Nicola di Bari (prima metà del XII secolo, quello della Cattedrale barese (1230) e quello della Cattedrale di Bitonto (1240) ma il manufatto cattarino certamente li superava tutti per grandezza e maestosità. L'altare ed il ciborio, vero capolavoro dell'arte romano-gotica fu consacrato dal vescovo cattarino Dominio nell'anno 1362. Ma il culto di S. Trifone, nei secoli XV e XVI si sviluppò anche in altre città come Venezia che diede vita, a cura di immigrati dalmati, ad una "scuola" intitolata ai santi Giorgio e Trifone avente sede nella Chiesa di San Giovanni del Tempio. Analogamente il culto si diffuse anche a Mestre dove, nella Cattedrale di San Lorenzo venne collocata una statua di San Trifone mentre nel 1580 venne dedicato a San Trifone un altare nella Cattedrale di Palermo.

In considerazione delle origini di S. Trifone a Frascineto (Cosenza) sin dal 1700 San Trifone viene invocato quale protettore delle campagne.

Anche Alessano (Lecce) edificò un altare nella propria Cattedrale a S. Trifone eleggendolo a Protettore della città nell'anno 1701. Il culto del Santo è sviluppato anche nella zona di San Severo, Marzano di Nola, Tremonti, Nardo (1721), Pulsano (1822) e Galatina e Cerignola.

Culto di San Trifone in provincia di Bari

Anzitutto ricordiamo la diocesi di Cattaro suffragania alla Diocesi di Bari, in cui era spesso presente il Vescovo di Cattaro. Le notizie più antiche sul culto di San Trifone ci portano a Ceglie del Campo, ove già nel 1326 c'era una cappella a lui dedicata. Nella stessa Bari, nella chiesa di San Gregorio adiacente alla Basilica di San Nicola, nel 1618 un altare in pietra era dedicato al Santo.

Casamassima fino ai primi decenni del XX secolo lo annovera tra i patroni minori, insieme a S. Sebastiano e S. Rocco.

Da Montrone poi è nata la devozione in Bisceglie dove nasceva nel 1939 una associazione di San Trifone con una forte componente di pescatori. Nel XX secolo un cittadino di Toritto portò la devozione di San Trifone di Montrone nel suo paese facendo plasmare una statua in carta pesta simile alla statua venerata a Montrone, custodita nella chiesa di San Giuseppe. Negli anni novanta gli emigranti montronesi facevano costruire un'immagine di San Trifone a Los Angeles (U.S.A.) e dove viene celebrata la festa nella Domenica precedente il 10 Novembre con una processione.

Culto di San Trifone a Montrone

Nell'anno 982 circa fu fondato un paese denominato (Monte Roni) Montrone.

Negli anni successivi la presenza di un prete greco ortodosso) che nella primitiva grotta dipinse un'immagine della Sacra Famiglia, certamente conosceva San Trifone venerato a Costantinopoli ed in Oriente ed introdusse il suo culto presso i primi abitanti del villaggio formato di 31 persone. Nel 1519 feudatario con fissa dimora a Montrone è Giambattista Galeotta che fece ingrandire la Cappella del Principio costruita nel 1086 con la costruzione di altri due altari, uno dei quali dedicato a San Trifone ed in tale occasione fu riscoperta l'immagine della Sacra Famiglia dimenticata nella grotta sottostante.

Nel 1667, come si legge nella relazione della visita pastorale eseguita dal vescovo di Bari, Giovanni Granafei, nella cappella del Principio c'era un altare dedicato a San Trifone, altare che fu demolito per ordine dell'Arcivescovo di Bari Muzio Gaeta nel 1750, perché trovato in stato di abbandono.

Forse da allora l'immagine del Santo, quadro o statua, fu trasferita nella Chiesa Madre. In quella relazione del 1750 San Trifone, insieme a San Rocco, è indicato come protettore del paese. Risulta anche, dai registri di matrimoni, che già dal 1761 la giornata del 10 novembre, festa del Patrone, era considerata giornata festiva di precetto come la domenica. Risale a quegli anni la grande tela del XVIII secolo che raffigura San Trifone con San Rocco e gli appestati, dipinta dopo la peste del 1770 che divampò in terra di Bari, che reca in mano il paese in segno di protezione. Questo avvenimento della guarigione dalla peste ritenuto miracoloso aumentò la devozione, nel 1783 lo scultore andriese Riccardo Brudaglio scolpisce la statua lignea raffigurante San Trifone e che si venera nella nostra Chiesa Madre ancora ai giorni nostri.

Il Santo è presentato come guerriero, a differenza del dipinto in abiti civili, sono le due stesse immagini di Cattaro che pur guerriero era stato prima contadino.

Nel 1837 viene richiesta dal Vescovo di Gallipoli Mons. Giuseppe Giove, oriundo di Santeramo in Colle al vescovo di Cattaro una reliquia ricevuta nel 1839 come risulta dalle due lettere originali custodite dall'archivio di Cattaro e di Montrone e dalla bolla di consegna della Sacra Reliquia datata 25 gennaio 1839.

 

Gallipoli di Lecce
li 23 Settembre 1837

Monsignore mio Veneratissimo, questa lettera le giunge nuova. L'oggetto e una preghiera tutta religiosa e credo che ella Reverendissima l'accoglierà con gradimento. Mi si è fatto supporre che nella Città di Cattaro in Dalmazia vi sia il Corpo del glorioso e antico Martire della Chiesa San Trifone. In Montrone Paese in Provincia di Bari questo Santo è Protettore. Il popolo per questo santo ha una devozione speciale, vi celebra una festa brillante. Si desidera ardentemente una Reliquia del Santo Martire. Una dignità di quella Chiesa che io conduco, si e diretto a me e mi ha dato le più alte premure per avere una Reliquia del Martire San Trifone: e mi ha imposto precisamente di scrivere a Monsignore Vescovo di Cattaro.

Più: Se vi sono lezioni proprie o l'uffizio proprio del Santo, che si recita nel coro, si domanda una copia, per recitarsi nella Chiesa di Montrone. In fine se vi è novena propria del Santo, o altra preghiera che faccia le veci di Novena, si desidera pure una copia. Ecco, Monsignore caro, l'oggetto di questa mia umilissima.

Se questa una preghiera ha luogo e si potrà ottenere la Reliquia colle lezioni ecc. Ella Reverendissima si compiacerà farmelo conoscere in riscontro. Ed io di nuovo incontrandola le darò la strada come spedirmela o per via di Roma, o in Venezia, o in Napoli, o in Bari, o in Corfù per Otranto: Mi regolerò dalla di Lei risposta. Perdoni, Monsignore Mio l'incomodo. Le desidero da Dio ogni bene. Le bacio la mano, e col dovuto rispetto mi seguo. Direzione per la risposta Napoli, Lecce o Gallipoli.

 

Devotissimo Servo e Confratello Obbligato
Giuseppe Maria Vescovo di Gallipoli in Provincia di Lecce

N. 659
Illustrissimo e Reverendissimo
Monsignore Vescovo Prone mio Veneratissimo

Riscontrando l'ossequiato foglio d.d. 23 settembre a.c. di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima da me aperto soltanto nel giorno .30 del successivo ottobre giorno del mio ritorno in Diocesi dall'Italia Veneta dove per bisogni di salute io mi ero trasferito, ho l'onore di significarle che questa città ebbe la grazia da Dio Signore a Quo omne datum optimum di acquistare fino dal principiare del secolo IX il sacro capo e le altre ossa del corpo di San Trifone Martire, nostro beneficentissimo Protettore, e che a fronte di laute vicende dei tempi passati essa tutt'ora possiede detto preziosissimo tesoro.

Esulto poi, rispettabilissimo Monsignore lo spirito mio in rilevare dal prelodato di Lei foglio che anche a cotesta parte goda detto gloriosissimo Martire un culto singolare.

Inesprimibile si fu quindi la mia compiacenza all'invito che Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima si compiacque di farmi, 'fiacche collo stesso Ella mi dà una bella occasione d'accrescere la di lui venerazione, e quindi anche la gloria di Dio benedetto così ammirabile nei suoi Santi.

A pascolo pertanto dell'edificante pietà della divota popolazione di Montrone io sono dispostissimo di farle tenere una Reliquia del nostro Santo Martire, come pure gli uffizi propri che si recitano dal Clero di questa Diocesi e nel giorno sacro al di Lui gloriosissimo Natalizio ed in alcune altre giornate tra l'anno. Devo peraltro con vivo mio dolore rassegnarle che non abbiamo nè Novena, nè altra devozione di sorta, sebbene da circa tre anni io abbia incaricato uno li questi Signori canonici a comporre l'ima o l'altra, che fino al dì d'oggi non potei conseguire. Ma l'assicuro Illustrissimo e Reverendissimo Monsignore che subito che le mie incessanti occupazioni mi daranno qualche respiro, che io stesso ho l'intenzione coll'aiuto di Dio Signore di accingermi ad un tale pio lavoro, e che fatto che l'avrò mi darò il pregio di servirla. Abbia adunque Ella Illustrissimo e Reverendissimo mio Monsignore la bontà di indicarmi con ogni precisione la strada mediante la quale io Le possa rimettere intanto la Reliquia suddetta ed il libretto degli uffizi propri del prevenerato amorosissimo nostro Patrono, che io mi darò tutta la premura per servirla. La ringrazio intanto della grazia fattami coll'onorarmi coi venerati di Lei comandi, ed offrendole la divota mia servitù in quanto mai potessi ubbidirla mi raccomando alle Santissime Sue orazioni e baciandole il sacro anello colla più profonda venerazione e più sentita fraterna benevolenza ho l'onore di eficie.

Cattaro, 6 Dicembre 1837.

 

Dì Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima
Umilissimo Servo ed affettuosissimo confratello in Gesù Cristo

Vescovo di Cattaro

Da San Trifone e la sua devozione
don Giuseppe Diana

AdelfiaAdelfia

Geografia fisica
Adelfia è situata a ridosso dei primi pendii delle murge centrali a circa 13 km dal capoluogo, il territorio comunale ha una superficie di 29 km² raggiungendo l'altitudine massima di 231 mslm nei territori confinanti con Acquaviva delle fonti e minima di 103 mslm nei territori confinanti con Bari. Il territorio comunale confina a ovest con Sannicandro di Bari, a nord con Bitritto, Bari e Valenzano, ad est con Casamassima e a sud con Acquaviva delle fonti. Il panorama dominante è in assoluto composto da vigne, molto diffusi sono anche gli ulivi e i mandorli, nella propaggine di territorio che si incunea verso l'interno non è raro incontrare anche roverelle.  

Clima
Il clima di Adelfia è mediterraneo, con estati calde e secche, da ricordare nella storia recente l'estate 2007 dove in tutti e tre i mesi estivi ci furono ondate di calore proveniente dall'Africa sahariana in cui si superarono i 45°, e inverni moderatamente freddi grazie alla lontananza dal mare e quindi all'assenza della mitigazione marina nonché alla sua altitudine di bassa collina, ciò consente alla neve di fare la sua comparsa non raramente, con almeno un episodio all'anno, tra i più celebri della storia recente del paese si annovera il marzo 1987, gennaio-febbraio-marzo 1993 con ingenti accumuli che in totale superarono il metro causando molti danni ai tendoni d'uva, gennaio 1999, lo storico 8 aprile 2003 dove caddero più di 20 cm di neve, dicembre 2007, febbraio 2009, dicembre 2010 e, recentemente, primi di febbraio 2012. Le precipitazioni sono abbondanti in inverno e primavera con accumuli di circa 60-65 mm medi mensili, come anche in autunno seppur lievemente minori, molto scarse invece le precipitazioni in estate che si attestano sui 30 mm mensili, dai dati forniti dalla protezione civile è emerso che il 1970 è stato l'anno più siccitoso da quando si effettuano le registrazioni con soli 310 mm accumulati mentre il 1940 è stato l'anno più piovoso con 953 mm accumulati. Dopo una flessione iniziata dalla metà degli anni ottanta e protrattasi fino alla fine degli anni novanta, dagli anni duemila le piogge sono tornate abbondanti sul territorio risultando sempre sopra media.

Storia

Torre CannetoStoria di Canneto
Sebbene alcuni reperti attestino la presenza presso Canneto di insediamenti umani e di una necropoli della vicina Celiae risalente all'età messapica, per la storiografia ufficiale Canneto nasce nella seconda metà dell'XI secolo.   Secondo quanto riportato dalla storiografia settecentesca curata dal marchese di Canneto don Cataldo de Nicolai, nel corso della campagna militare condotta da Roberto il Guiscardo e finalizzata alla conquista della città di Bari (1067-1071), il messinese Giosuè Galtieri insieme ad alcuni compagni trovò un canneto dal quale poté approvvigionarsi di grandi quantità di canne, con le quali furono costruite più di 200 capanne necessarie all'esercito nel suo assedio alla città. Quando Bari capitolò, Roberto, che ne divenne duca, ricompensò Giosuè Galtieri per i servigi resi infeudandolo dell'area, Cannitum, nella quale aveva reperito il materiale di costruzione.   Galtieri sposò la tarantina Beatrice Curcelli. Una loro figlia, Stella Beatrice, sposò il napoletano Alfonso Barbiano, che ottenne così la baronia di Canneto e vi costruì il palazzo baronale. Nel 1186 venne costruita la cappella della Madonna della Stella, ex voto per l'insperata guarigione di Stella Beatrice. Ultima famiglia a detenere la signoria di Canneto fu quella dei Nicolai, cui apparteneva don Cataldo, primo autore delle memorie storiche dei due borghi limitrofi.  

Castello Marchesale MontroneStoria di Montrone
Secondo quanto asserito nel Settecento da don Cataldo de Nicolai, Montrone sorse nel 982, il commerciante bizantino Roni Sensech, in fuga da Bari sotto l'incalzare delle truppe longobarde, si stabilì su un'altura poco vicina, che si presentava particolarmente adatta al pascolo e al commercio del bestiame. Nacque così il villaggio di Mons Roni. Tra i suoi primi abitanti, vi era un sacerdote bizantino che in una delle tre grotte della luogo dipinse una Natività. In corrispondenza di quella grotta nel 1086 fu edificata la cappella detta Madonna del Principio, consacrata poi dall'arcivescovo di Bari Ursone. nel 1167 Guglielmo II il Buono riconobbe l'università di Montrone e la diede in feudo a Goffredo Tortomanni, cui succedette Pasquale de Palma. Nel 1276, Rodolfo de Colant, luogotenente di Carlo I d'Angiò, vendette il feudo alla famiglia Sparano di Bari, che nel 1339 lo cedette al notabile napoletano Gualtieri Galeoti. I suoi successori lo alienarono in favore di Gualtiero di Aspruch nel 1380. Nel 1390, divenne possesso del notabile barese Nicolò Dottula che dotò il borgo di un castello turrito, nucleo dell'attuale palazzo marchesale, e ne mantenne il possesso fino al 1417. Il nuovo feudatario, Nicolò Fusco di Ravello, nel 1423 vendette Montrone al nocerino Niccolò Offieri. I suoi discendenti lo alienarono nel 1481 in favore del conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva. Dal 1519 al 1629 il feudo fu posseduto dalla famiglia Galeoti. Successivamente andò al principe di Valenzano Aurelio Furietti, prima che ne entrasse in possesso la famiglia bolognese dei Bianchi (1698), che nel 1790 cambiò il proprio nome per via dotale in Bianchi Dottula.   Il 5 aprile 1799, in seguito all'uccisione del trombettiere dell'esercito napoleonico, di passaggio in Terra di Bari, ad opera di un montronese di fede borbonica, furono uccisi 83 cittadini, inclusi quelli che si erano rifugiati nella cappella della Madonna del Principio. Con il ritorno dei Borbone fu innalzata una croce a memoria dell'eccidio.  

Nascita di Adelfia
I comuni di Montrone e Canneto, non distanti l'uno dall'altro, mantennero la propria autonomia amministrativa sino al 29 settembre 1927, quando il decreto n. 1903 firmato da Vittorio Emanuele III ne sancì l'unione sotto il nome di Adelfia dal greco "Adelphos" che significa fratelli. Nonostante la prossimità dei due centri, vi erano spiccate differenze nelle popolazioni - ad esempio sotto il profilo delle tradizioni e del dialetto - che per alcuni decenni si sono tradotte in un forte campanilismo che ha reso difficoltosa la nascita di un'identità cittadina unitaria.  

Monumenti e luoghi di interesse
Il patrimonio architettonico di Adelfia può vantare una singolare duplicità, a cominciare dall'esistenza di due diversi centri storici, sorti a pochissima distanza l'uno dall'altro e svilupparsi nel medesimo periodo (attorno all'anno Mille), ma rimasti fino agli inizi del XX secolo entità separate, ciascuno con propri palazzi nobiliari, con propria sede amministrativa, con proprie tradizioni religiose, con proprie chiese e santi protettori. La stele situata su corso Vittorio Veneto presso l'attuale municipio segnava gli antichi confini. Una volta alle spalle, nella proprietà Catella, era situato il cippo confinario.  
Le principali testimonianze storico-architettoniche sono pertanto ascrivibili ora a Montrone ora a Canneto.  

Architetture religiose

  • Chiesa di Santa Maria del Principio a Montrone (1086).  
  • Chiesa della Madonna della Stella a Canneto (1186).  
  • Chiesa Madre di Montrone, intitolata a san Nicola di Bari, venne costruita attorno al 1711 e consacrata nel 1726; il campanile fu innalzato del 1744 al 1747. Nel 1833 il pittore molfettese Saverio Calò ne affrescò gli interni; nel 1926 il barese Bernardo Caprioli eseguì la decorazione in oro zecchino della parte superiore della chiesa. Vi è contenuta la statua del patrono san Trifone, opera dell'andriese Riccardo Brudaglio (1783).  
  • Chiesa Matrice di Canneto, dedicata all'Immacolata, fu ricostruita e ampliata tra il 1761 e il 1763. Custodisce le reliquie di san Vittoriano martire, patrono di Canneto e copatrono di Adelfia.  

Architetture civili

  • Palazzo Marchesale di Montrone: costruito nel 1396 dal feudatario Niccolò Dottula, fu ampliato nel 1519 dal patrizio napoletano Giambattista Galeoti e decorato con affreschi di scuola napoletana, rifinito nella struttura attuale nel 1790 dal marchese di Montrone Luigi Bianchi Dottula.  
  • Casina don Cataldo (Castello dei Fascina) a Canneto (XVII secolo), fu costruita dal Nicolai lungo la strada per Bitritto.  
  • Palazzo Angiuli in via Valenzano a Montrone (fine XIX secolo), affrescato. Nella cappella interna, dedicata all'Immacolata Concezione, si celebra annualmente un concerto ed una messa pro Terra Santa con il patrocinio dell'Ordine del Santo Sepolcro.  
  • Palazzo Angiuli in c.so Umberto a Montrone (inizio XX secolo), affrescato.  Villa Gigia (Villa Monteleone) a Canneto (XIX secolo).  

Architetture militari

  • Torre normanna di Canneto: costruita da Alfonso Balbiano negli anni dal 1147 al 1153, è alta 19 metri e composta di 4 piani; termina con un coronamento aggettante di archetti pensili su mensole. È stata dichiarata monumento nazionale nel 1920, insieme all'adiacente palazzo marchesale di Canneto.  

Società
A lungo il fenomeno dell'emigrazione, prima oltreoceano e successivamente verso l'Europa del nord e il Settentrione, ha caratterizzato il saldo demografico di Adelfia. Ancora oggi il fenomeno è avvertito nelle fasce più giovani della popolazione. Tuttavia, recentemente Adelfia, grazie alla vicinanza e ai buoni collegamenti con la città di Bari, rispetto alla quale presenta un più basso costo della vita e una maggiore tranquillità, ha visto crescere significativamente la popolazione, risultando attrattiva per gli abitanti dei comuni attigui.  

Cultura

Personalità legate ad Adelfia

  • Giordano Bianchi Dottula (1772-1846), letterato e uomo politico, dal 1831 ebbe il titolo di marchese di Montrone con il quale fu meglio conosciuto.  
  • Domenico Nicolai (1778-1842), marchese di Canneto, ardente e convinto carbonaro, fu eletto deputato al Parlamento dove si mostrò patriota intransigente.  
  • Antonio Cafaro (1845-1919), giurista  
  • Bernardo Attolico (1880-1942), diplomatico  
  • Vittoriano Cimmarrusti (1912-1936), carabiniere medaglia d'oro al valor militare,  
  • Pasquale Angiuli (1801-1902), avvocato, sindaco per undici anni, magistrato giudiziario ed amministrativo, consigliere provinciale e conciliatore,  
  • Vincenzo Di Nanna (1818-1906), sindaco e musicista,  
  • Michele Scattaglia (1900) pioniere dell'Arma Azzurra, ove ha raggiunto il grado di Generale di Squadra Aerea nella riserva. Ha partecipato alle due guerre mondiali, a quella etiopica, meritando la medaglia d'argento al valor militare sul campo,  
  • Michele Pignataro, nato a Mola di Bari e vissuto a lungo, fino alla morte, in Montrone; decorò anche la sede della Banca d'Italia di Bari e varie sale in Montrone; si spense poverissimo durante l'ultima guerra,  

Eventi

Festa di san Trifone martire
La festa più importante di Adelfia, è la venerazione di San Trifone, patrono di Montrone che secondo la tradizione protesse il paese durante l'epidemia di peste del 1691 e scacciò un'invasione di cavallette. L'evento è ricordato nell'iconografia del santo, che presenta sempre una cavalletta sulla lancia.   La festa si celebra ogni anno dal 1º all'11 novembre e in particolare nei giorni conclusivi, per la sua celebre gara di giochi pirotecnici, fa convergere nella città molti turisti provenienti da tutta Italia.   Sin dal primo giorno, la Bassa Musica di Adelfia, localmente nota come u Tammorre ("il Tamburo"), percorre giorno e notte il centro abitato suonando instancabilmente pezzi popolari, tra i quali l'intramontabile "Marcie du ciuccie" ("Marcia dell'asino"). La sera del 9 novembre il quadro del santo viene portato in processione fino in piazza e si procede al lancio della mongolfiera. Da quel momento la serata si anima con i concerti di diverse bande giunte ad Adelfia per l'occasione, i quali si protraggono fino a notte inoltrata.   Il giorno successivo, alle 4 di notte, un colpo secco sparato da un mortaio di 12 cm di diametro sancisce l'inizio della giornata clou: molti fedeli raggiungono quindi la chiesa di San Nicola per assistere alla prima messa, alle 4.30.   I concerti bandistici, dalle 10, e la riffa, ossia un susseguirsi di offerte dei fedeli che desiderano portare a spalla la statua del santo, precedono la processione. Questa percorre le vie cittadine accompagnata - tra gli altri - da molti bambini che per devozione familiare indossano abiti analoghi a quelli del santo. Alcuni dei bambini accompagnano la processione su cavalli bardati a festa. La consegna delle chiavi della città da parte del sindaco chiude la processione. Nel pomeriggio ha luogo la celebre gara pirotecnica, della durata di circa tre ore.   A conclusione dei festeggiamenti, l'11 novembre la processione percorre nuovamente il paese, e la statua del santo è portata a spalla dagli emigranti tornati ad Adelfia. La domenica successiva alla festa, detta "San Trefon 'iinde a ua' 'nnicchie” ("San Trifone nella nicchia") gli adelfiesi festeggiano la posa della statua del santo patrono nella nicchia della chiesa di San Nicola, dove resterà per l'anno a venire.   Dal punto di vista gastronomico, nel giorno di san Trifone l'avventore si trova coinvolto in una sorta di "sagra dell'agnello" ove si possono degustare presso le rosticcerie allestite per strada, delle "costatine scottadito" e delle frattaglie alla brace ("'nghimmiredde"), accompagnate da costine di sedano e fette di provolone oltre che dal vino locale.  

Sacra rappresentazione della Passione di Cristo
Il martedì santo, il gruppo "Amici di Adelfia" mette in scena lungo le vie del paese la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo. La via Crucis, basata sull'adattamento di un testo di don Peppino Diana, coinvolge circa centocinquanta attori e comparse, oltre a numerosi costumisti e tecnici del suono e delle luci.  

Altre manifestazioni

  • Festa della Madonna della Stella  
  • Festa di San Vittoriano  
  • Festa della Madonna della Pietà  
  • Giornata dell'Emigrante (fine agosto) con il ricordo, in tre giorni di festeggiamenti, della rilevante emigrazione che ha caratterizzato il comune di Adelfia.  Festa dell'Uva  
  • San Vittorianicchio  
  • Nascita di San Trifone

Economia 
L'economia adelfiese è basata sulla coltivazione di uve da tavola tradizionali, grazie alla vocazione del territorio e soprattutto alle caratteristiche del terreno. L'antica uva Regina (presente in due diverse varietà locali dette "Mennavacca" e "Pizzutella" per la forma più o meno allungata degli acini) e l'uva baresana sono i prodotti che contraddistinguono il comune di Adelfia e che spesso conferiscono maggior redditività rispetto a prodotti commerciali a più larga diffusione. Ci sono anche altre uve, come "Primus" e "Moscato nero", comunque destinate a mercati di nicchia. Di minore peso è la produzione di vino primitivo ad alta gradazione alcolica, per lo più destinato al consumo locale o alla vendita come semilavorato. Altra voce rilevante nell'economia cittadina, sebbene in misura minore rispetto agli anni che hanno preceduto l'introduzione della moderna viticoltura, è la produzione olivicola e olearia. Le attività produttive non legate all'agricoltura sono limitate a poche piccole e medie imprese operanti nel settore manifatturiero.  

Infrastrutture e trasporti
Adelfia è sita a sud-est di Bari, lungo la direttrice per Taranto. Il principale asse di collegamento viario è la strada statale 100, che corre a est del centro abitato.   I rioni di Canneto e Montrone sono fisicamente separati dalla linea ferroviaria Bari-Putignano in concessione alle Ferrovie del Sud Est. Ad aprile 2009 è iniziato l'interramento del tratto ferroviario urbano, finalizzato all'eliminazione dei passaggi a livello. I lavori sono terminati con successo nel marzo del 2010.La nuova stazione è stata aperta al pubblico il 10 novembre del 2010.Il sovrapasso carrabile(terzo collegamento viario dopo quelli già esistenti)è in fase di completamento nella zona nord del paese a ridosso della nuova stazione ferroviaria.  

Amministrazione
Sindaco: dott. Giuseppe Cosola

 

 

Sante Messe Celebrate nella Chiesa di San Nicola di Bari
Adelfia (Montrone)

 

Giorni Feriali: ore 19:00

Giorni Festivi: ore 7:30 ore 10:00,   ore 19:30

 

Chiesa Madre
Chiesa San Nicola
(esterno)

La Chiesa di San Nicoladi Bari, situata nella parte piu' antica di Montrone. Fino a qualche anno fa la sua costruzione si riteneva abbastanza recente. Infatti nel Liber baptizatorum del nostro archivio parrocchiale leggiamo una nota preziosa: «La maggior Chiesa parrocchiale di Montrone si aprì il 23 settembre del 1726, sotto gli auspici dell'ill.mo e rev.mo mons. Patriarca di Gerusalemme D. Muzio Gaeta, Arcivescovo di Bari, Barone di Bitritto, Vescovo Assistente al Soglio Pontificio e Primate delle Puglie, che fu benedetta dal rev .mo Vicario Generale della Diocesi Can. D. Giovanni Battista Venovelli di Matera» Pertanto la data «1711» che si legge nello stemma della facciata principale della chiesa dovrebbe significare forse la fine dei lavori al «rustico» come si suol dire oggi.
Senonchè, grazie alle carte riguardanti Montrone conservate nell'archivio della curia arcivescovile di Bari. è venuta fuori una notizia di grande rilievo. Il 14-3-1709 mons. Muzio Gaeta, arcivescovo di Bari, effettuò la visita pastorale e venne in carrozza dalla sua residenza di Bitritto, di cui era anche barone, e si portò in processione dalla cappella del palazzo marchesale, aperta al culto pochi anni prima dai baroni Capace-Zurlo, alla cappella del Principio che allora fungeva da chiesa madre, perchè, come si legge nella relazione della visita pastorale, «la vecchia chiesa madre di S. Nicola, tre anni orsono (quindi nel 1706, crollò completamente». Non si accenna a cause del crollo, probabilmente per «vecchiaia» e ciò induce a pensare che la primitiva costruzione fosse già secolare. La chiesa fu ricostruita a spese del pubblico erario, come risulta dall'atto del notaio Pasquale Angiuli del 26-3-1723.
Il campanile con due campane fu innalzato dal 1744 al 1747, dai costruttori Francesco Paolo Stea e Giuseppe Buono; misura l'altezza di palmi 71, equivalenti a metri 18 e mezzo dal muro della volta. Nel 1858 fu costruita la sagrestia, anche a spese del Comune.
La chiesa dunque è di patronato comunale, come riconobbe e confèrmò il Capitolo nella riunione del 13-9-1838 rispondendo agli amministratori comunali del tempo, che volevano sottrarsi ad alcuni obblighi verso la chiesa.
Il Capitolo affermò: «...

  1. la chiesa madre di questo Comune è stata voluta, come tuttavia si vuole, di diritto Patronato del Comune medesimo per ragione di fondazione, edificazione e dotazione: per cui effetto nella recente ristaurazione vi ha fatto duplicare la lapide dello Stemma comunale non contento di quello che esisteva dall'epoca della fondazione;
  2. il Comune ha goduto e gode di tutti i privilegi che corrispondono ai diritto di Patronato;
  3. in tutti i tempi, come rilevasi dai libri delle antiche amministrazioni comunali. ha corrisposto pacificamente a quanto di dovere va annesso al titolo glorioso di tanto diritto... ».

Il Comune provvide spontaneamente alla manutenzione della chiesa fino al 1847; poi si rifiutò e ci fu una lunga causa di cui si conservano i documenti nell'archivio della curia arcivescovile di Bari.

Chiesa Madre Interno
Chiesa San Nicola
(interno)

Nel 1914 a cura dell'arciprete don Rocco Roppo di Cassano, fu sostituito il pavimento del presbiterio, mentre quello della navata fu sostituito dall'arciprete don Trifone Modugno. Questi nel 1926, anno giubilare della Redenzione, fece decorare tutta la parte superiore della chiesa, che prima era soltanto imbianchita a calce. La decorazione fu eseguita dal pittore barese Bernardo Caprioli, come, si legge a destra dell'arco Trionfale, al centro del quale si nota lo stemma del Comune, raffìgurante una croce su di un monte; sul braccio della croce stanno due crocette e al di sotto due mezzelune.
La volta della chiesa fu affrescata nel 1833 dal pittore Saverio Calò (o Cale) di Molfetta, come si legge sull'affresco vicino all 'arco trionfale. Gli affreschi illustrano scene ricavate dalla Bibbia. Eccone una breve descrizione, cominciando dall'ingresso:
1° quadro: per ordine di Mosè viene lapidato un bestemmiatore del nome Jahve (Signore);
2° quadro: il re Seleuco invia Eliodoro ed alcuni seguaci a rapire i tesori del tempio, ma vengono puniti per tanto ardire. Eliodoro viene anche colpito a calci da un cavallo e poi flagellato; infine viene portato fuori in lettiga. Fu salvato per le preghiere del sommo sacerdote Onia.
3° quadro: Core, Datan ed Abiran con 250 seguaci si ribellano a Mosè ed Aronne. Il Signore li punisce severamente, la terra si squarcia ed ingoia i ribelli.
4° quadro: Gesù ed i discepoli arrivano a Gerusalemme. Gesù scaccia dal Tempio quelli che vendevano e compravano nel Tempio, getta per terra i tavoli dei banchieri e li rimprovera dicendo: «La mia casa è casa di orazione ...ma voi l'avete cambiata in una spelonca di ladroni».
Ai due lati del Presbiterio o Coro ci sono due tele alquanto oscure e di autore ignoto. Quella a sinistra rappresenta un avvenimento della vita del re Davide. Natan, profeta, si recò dal re Davide e gli raccontò questo episodio: in un paese v'erano due uomini, uno ricco e l'altro povero. Il ricco aveva pecore e buoi in gran numero, il povero aveva solo una pecorella. Un giorno il ricco invitò a pranzo un ospite e per il banchetto fece uccidere la pecorella del povero. A sentire ciò il re Davide sdegnato esclamò: «Chi ha fatto questo è degno di morte».
Allora Natan, puntando l'indice contro Davide, con sguardo severo rispose: «quell'uomo sei tu. Il Signore ti ha protetto contro Saul, ti ha dato il trono, ti ha colmato di ricchezze e hai fatto perire Urìa per rapirgli la moglie Betsabea. In punizione la spada minaccerà la tua casa e dalla stessa famiglia sorgeranno contro di te le più spaventose sciagure. Così dice il Signore per bocca mia». A queste terribili parole si turbò il re Davide ed esclamò «Ho peccato, oltraggiando il Signore mio Dio!» Dopo il colloquio il re Davide si ritirò nelle sue stanze piangendo amaramente ed improvvisò quel canto commovente che è il «Miserere mei Deus».
A destra del Presbiterio è raffigurata una visione del profeta Isaia: il profeta vede il Signore sull'eccelso trono; davanti a Lui stanno i Serafini, ciascuno dei quali ha sei ali, e cantano; «Santo, santo, santo è il Signore Dio degli eserciti e tutta la terra è piena della tua gloria».
Il profeta sente di esistere un uomo immondo ed indegno di vedere il Signore. Allora uno dei Serafini con una pietruzza tocca le sue labbra e le purifica. Isaia viene mandato a richiamare gli uomini alla santità.
Notevole valore artistico viene attribuito al dipinto collocato sul secondo altare a sinistra entrando in chiesa, costruito in marmi pregia ti dai marchesi di Montrone. come denotano gli stemmi ai due lati inferiori. Il quadro di grande formato, raffigura san Francesco da Paola. È stato attribuito addirittura al Tiziano o alla sua scuola; fu dichiarato di notevole valore con nota dell' 11-5-1910 dalla Sovraintendenza ai Monumenti di Bari. Nella parte inferiore della tela sono dipinte tre scene della vita del Santo:
1) san Francesco accende una lampada col dito;
2) il Santo risuscita un morto;
3) il Santo è riverito da un prelato.
Nel 1926 l'arciprete Sac. Trifone Modugno, fece dipingere la volta della Navata e decorare gli affreschi con cornici in oro zecchino. I lavori furono eseguiti dal pittore Bernardo Caprioli & Figli da Bari.
Ora domina nell'abside il grande Crocifisso scolpito in legno da scultore di Val Gardena ed offerto dai fedeli montronesi nel dopoguerra, forse nel 1950. a conclusione dei ritiri di perseveranza.

SAN TRIFONE

Un capitolo a parte merita il nostro santo Patrono. Nella chiesa madre si venera la statua lignea. opera dello scultore andriese Riccardo Brudaglio, del 1783. come si legge su un lato della base.
In occasione della festa viene esposta alla venerazione dei fedeli una teca d'argento contenente una piccola reliquia del Santo, donata dal Vescovo di Cattaro. in Dalmazia, tramite il vescovo di Gallipoli, mons. Giuseppe M. Giove, oriundo di Santeramo in Colle, nel 1839; come si ricava da un documento conservato nell'archivio parrocchiale. Abbiamo così già due date fondamentali sul culto di san Trifone: 1783 e 1839. Ma, ci si domanda, quando ebbe inizio il culto del Santo? Per rispondere occorre tener presenti altre notizie. Molto probabilmente ebbe inizio durante la peste del 1656 che colpì oltre i due terzi delle nostre popolazioni. Nei nostri libri di battesimo il nome Trifone appare per la prima volta il 2l-l-1661, però come secondo nome; solo dopo un secolo, nel 1764 appare come primo nome.
Risulta anche che nella cappella del principio nel 1667 c'era un altare dedicato al santo, altare che fu demolito per ordine dell'arcivescovo di Bari, mons. Gaeta, nel 1750, perche trovato in stato di abbandono; probabilmente il culto era passato nella chiesa madre, ricostruita, come si è detto, poco prima. Nella relazione della visita pastorale del 1750, San Trifone, insieme a san Rocco, è chiamato Protettore del paese. Quasi certamente quando fu scolpita la statua del Santo, era stato eretto l'altare a Lui dedicato, che nella relazione della visita pastorale del 1825 è descritto «ben decorato».
Il culto dovette avere incremento nel 1839 quando arrivò, come si è detto, la reliquia del Santo.
certo è che fino all'inizio di questo secolo, protettrice principale del paese erala Madonna della Pietà.
La festa esterna di san Trifone è diventata sempre più importante dall'inizio della prima guerra mondiale, che terminò pochi giorni prima dell'8 novembre 1918. Questa coincidenza contribuì certamente a festeggiare il Santo con fasto sempre maggiore.


Trasformazione Chiesa Madre

La Chiesa Madre ha riportato diverse trasformazioni a ragione del concilio vaticano II che ha riportato alle origini sia l'arte sacra che la Liturgia. Anzitutto l'altare a mensa distinto dall'altare del SS. sacramento e poi un valore di Chiesa del Popolo di Dio, viene tolta ogni barriera tra sede del Sacerdote, presbiterio e sede del popolo "navata".ll Sacerdote è solo colui che presiede l'Assemblea.
viene dato maggiore risalto alla proclamazione della parola di Dio nella lingua parlatae nell'amministrazione dei sacramenti, che siano comunitari ed inseriti nella celebrazione della S. Messa. Il Battistero quindi non all'ingresso della chiesa, ma vicino alla Mensa del sacrificio da cui scaturisce di vita e di grazia.
Il Concilio inoltre pone un ridimensionamento della fede popolare ai Santi, non escludendoli, ma rendendoli solo corona al Cristo, fonte di santità.
Nel 1967 è stata rinnovata la Sagrestia con la costruzione dell'ufficio parrocchiale ed il bagno con l'allacciamento di acqua e fogna di cui la Chiesa Madre, in grande abbandono, era sprovvista.
Anno 1969 inizio lavori di rinnovamento:
L'altare maggiore a mensa in marmo pregiato ha richiamato l'ordine architettonico della Chiesa, soprattutto nelle colonne. Il vecchio altare senza alcun valore, tolto la mezza mensola è stato ricoperto di marmo per diventare la sede liturgica del Sacerdote.
Sotto la mensa era deposta l'immagine di Gesù morto ed è stato deposto nella Cappella dell'Oratorio a fianco dell'Altare Maggiore.
La Madonna della Pietà, che era alle spalle dell'altare è stata deposta in una nuova nicchia costruita sull'altare dedicato alle anime del Purgatorio.
E' stata ripristinata la finestra originale e sull'altare originale è stato deposto un grande Crocifisso in legno che domina lo sfondo della Chiesa. Il vecchio altare di San Trifone in tufi e legno è stato completamente rifatto in marmo pregiato e pur restando l'immagine di San Trifone, è stato dedicato al Santissimo Sacramento, riportando il vecchio tabernacolo dell'altare maggiore, cromato in oro e argento.
E' stato demolito il vecchio altare del sacro Cuore, per far posto al Confèssionale. per significare l'altare della Penitenza e della Misericordia. Inoltre è stata rinnovata I'indoratura e la pittura della Chiesa, rovinata da Lumidità ed incuria. Il lavoro è stato compiuto a spese della Comunità sotto la direzione del Parroco. dal marmista Schiraldi e dal pittore Vincenzo Gargano. Nel l971 è stata rinnovata tutta la pavimentazione in pietra di Trani e costruito un nuovo portale centrale.
Nell'anno 1996 sono state installate due opere sul Presbiterio: Battistero ed Ambone in marmo pregiato che richiamano le colonne dell'altare centrale. Le opere sono state commissionate alla ditta Statuaria Arte Sacra in Roma dal Parroco. Le opere sono state installate dal muratore Natale Buono detto Taluccio con grande maestda e generosità.
Nell'anno 2001 sono iniziati i lavori di consolidamento e restauro del campanile diventato pericoloso e delle pareti e volta della Chiesa madre.
Il lavoro è stato realizzato dalla ditta Angiuli-Ruta sotto la direzione dell'ing. Luigi Biondi. Il campanile e le pareti sono state rinforzate con iniezioni di cemento con perforazioni e anime di acciaio, raschiatura e chiusura di tufi con una vernice protettiva. Si è inoltre provvedendo alla sostituzione del sopratetto in eternit, con il ritorno all'origine in tavolato e tegole, come previsto dalla richiesta della Sovrintendenza alle belle arti di Bari.


Reliquia di San Trifone

Il giorno 21 dicembre 2002 un numeroso pellegrinaggio dalla Russia in visita alla nostra Chiesa in onore di San Trifone. Un Metropolita, 4 Arcivescovi, 30 Pope, due Diaconi, 10 Seminaristi e 110 pellegrini hanno celebrato una liturgia in onore di S. Trifone in lingua Russa ed interamente cantata con solisti e coro. Il popolo aveva ciascuno una candelina accesa in mano e tanta incensazione alla reliquia di San trifone con benedizione e bacio finale.
Così il giorno 13 aprile 2003, Domenica delle Palme, è stata esposta in un tempietto di fronte all'altare di San Trifone, alla venerazione del popolo, la reliquia ricevuta dalla Chiesa di Cattaro come consta da una bolla del Vescovo di Cattaro nel 1839, conservata nell'archivio parrocchiale.

Stauroteca 1839 - 1851 - dalla tesi di Laurea di Giuseppe D'Asta

La reliquia del legno della Croce per il punzone impresso del Vescovo Lombardi Salvatore (1192-1821) di Andria suppone la provenienza.
Giunse nelle mani del Sac. Primicerio Giuseppe Scattaglia come si deduce dalla lettura del suo testamento. Si può avanzare l'ipotesi che la croce in argento sia stata realizzata nel periodo 1839-1851 (anno della sua donazione alla Chiesa matrice di Montrone). Scrive nella sua tesi Giuseppe D'Asta: nel suo repertorio decorativo ricorrono gli influssi rococò con la prevalenza della lima spezzata dalla valuta svolazzante e l'alternarsi di zone in ombra a rilievo con il dorato assieme ad una certa semplicità plastica già protesa agli influssi neoclassici.
La croce è stata riposta alla venerazione dei fedeli in una nicchia dell'altare della Penitenza come esaltazione della Croce trionfo della Misericordia di Dio, nel giorno 13 aprile 2003 Dominica delle Palme.

Il parroco e' Don Felice IACOBELLIS.

 

Donazioni

Coloro che desiderano sostenere l’impegno Del "Comitato Feste Patronali San Trifone" con donazioni in denaro possono attenersi alle seguenti modalità.

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