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UBP: tensioni commerciali fino alla fine dell'estate

7/17/2018 | Greta Bisello

Quanto dureranno le ripercussioni delle tensioni innescate dai dazi tra Stati Uniti e Cina? Ma soprattutto quali notizie potranno attutirne la portata e gli impatti


Una delle principali cause della recente volatilità è l'incertezza che circonda il botta e risposta commerciale tra Stati Uniti e Cina. 

Il mercato azionario nonostante ciò, la scusa settimana, ha fatto registrare buone performance, complice, secondo Anthony Chan, chief asia investment strategist di Union Bancaire Privée di alcune notizie: "Il 12 luglio il Senato USA ha votato a stragrande maggioranza (88 a 11) una mozione contraria alle misure commerciali che il Presidente Trump ha adottato in nome della sicurezza nazionale. Sebbene la mossa fosse di natura simbolica e priva di qualunque efficacia, ha rispecchiato la crescente preoccupazione tra i repubblicani per le politiche commerciali di Trump".

 

La Cina sta continuando a rispondere con cautela alle mosse del Presidente americano. "Il nostro scenario di base è che la volatilità di mercato probabilmente continuerà in vista delle elezioni di novembre di metà mandato. È improbabile che la minaccia commerciale del Presidente Trump si attenui fino a settembre o ai primi di ottobre quando la sua campagna elettorale raggiungerà il culmine. Nonostante Pechino abbia esteso per rappresaglia i dazi doganali e le restrizioni agli investimenti alle imprese USA, l’autorizzazione alla nuova fabbrica Tesla in Cina, rilasciata all’apice di questa guerra commerciale, indica che l’amministrazione Xi resta calma e moderata" sostiene l'esperto.

 

La crescita degli utili si sta attenuando in Cina e sono previste altre revisioni al ribasso: " In particolare - prosegue Chan - l'erosione dei margini è di norma la prima conseguenza dei dazi prima che questi incidano sui prezzi finali. Per contro, l’MSCI China e l’Hang Seng sono ancora al di sopra della valutazione media, ma ultimamente hanno riportato un rallentamento della crescita degli utili". 

 

A livello valutario invece, nonostante la debolezza del renminbi rispetto al dollaro, UBP nella sua analisi ritiene ancora che la Cina non utilizzerà il tasso di cambio come uno strumento di guerra commerciale. Il costo/beneficio di un persistente deprezzamento del renminbi è ampiamente negativo, soprattutto se inizia a ravvivare i deflussi di capitale.

"Dal 2016 all'inizio del 2017, la Cina ha perso quasi 1.000 miliardi di dollari, pari a un terzo delle riserve totali in valuta estera, per i deflussi speculativi. Al momento siamo del parere che il deflusso di capitali sia a un punto di non ritorno della politica dei cambi e che il renminbi registrerà una ripresa se la tensione commerciale si allenterà. Detto questo, l'incertezza e la volatilità del mercato continueranno durante l’estate" conclude Chan.

 

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