L’ultima adunata l’ha chiamata Matteo Salvini per l’8 dicembre. È ansioso di mostrare a Bruxelles di che pasta sono fatti gli italiani che lo seguono, il vicepremier leghista: "Abbiamo fissato per l’Immacolata un appuntamento a Roma con tutti gli italiani che ci sostengono e che vorranno esserci vicini in questa bella avventura di liberazione, di coraggio, di onestà e crescita”.
L’idea è quella di fare un mega selfie e spedirlo con aggiunta di Caffè Borghetti al capo della Commissione Ue, il lussemburghese Juncker. Spedirlo via social, si suppone. Quei social utilizzati ancora ‘militarmente’ qualche settimana fa dai grillini al Circo Massimo per propalare il verbo di Beppe Grillo e Luigi Di Maio sulle idee dell’Italia a 5 Stelle, la mega convention che ha radunato nella capitale i tanti che credono più che mai nel governo gialloverde, lato gialli.
Gialli che sabato scorso si sono visti invece criticare, e di brutto, la sindaca Virginia Raggi, da un’altra piazza romana, quella del Campidoglio. Lì pure sono accorsi in migliaia, chiamati dalle sei signore di ‘Roma dice basta’, movimento civico stufo del degrado e degli eterni disservizi della città. Anche qui, tutti armati di smartphone tenuto orizzontale per girare clip e foto da diffondere e condividere via social.
Stesso film, stessi supporti tecnologici, somiglianti gli slogan, a piazza del Popolo il 30 settembre scorso, col Pd di Maurizio Martina a sventolare bandiere contro il governo e la sua manovra.
La notizia stavolta non sono i social e nemmeno gli smartphone. La protagonista, tornata alla ribalta in questo autunno piovoso ma sempre più caldo è la piazza, l’adunata umana, il terreno fisico, asfaltato o sterrato a seconda dei casi, l’appuntamento reale di chi vuole esserci, muovendosi o stando fermo fa lo stesso.
I conteggi sono sempre faticosi e contestati, quando c’è di mezzo una piazza, è una vecchia storia. Gli organizzatori danno un numero, la questura un altro, i social, si sa, polarizzano: ognuno aumenta o diminuisce la quantità di presenti, dipende solo da che parte si sta. I Tg si barcamenano, gli sviluppatori di tool digitali invitano a verificare servendosi delle loro app. Lei, la piazza, gode. E si riappropria di un antico primato analogico, quello del valore della moltitudine in carne e ossa.
Utilizzata durante la settimana per monitorare il traffico di un quartiere o allestire concerti estivi, scavata dai bulldozer dei parcheggi interrati o abbellita di siepi e panchine nei paesi a misura d’uomo, la piazza in politica torna regina (sempre nel week end) quale contenitore ideale di verità democratica. Perché ritrasforma una community in società, ricorda a tutti che i follower e i fan sono persone, prima che account. Una piazza piena di gente non può mai essere scambiata per un bot o un gruppo di troll russi, la piazza è vera, non ci sono trucchi, hacker, o falsi profili, in piazza. Solo uomini e donne che stanno lì, più o meno arrabbiati, più o meno convinti, ma non si bara, guardare per credere.
Il 21 ottobre 670 mila inglesi (secondo gli organizzatori) hanno marciato per le strade di Londra chiedendo a Theresa May un nuovo referendum sulla Brexit. Avessero lanciato una petizione su Change.org o una ‘mail bombing’ avrebbero avuto la stessa attenzione? Forse no. Il rumore e l’attenzione che riesce a creare una manifestazione o un sit-in non è paragonabile a nessuna protesta social, nemmeno quando i numeri sono tanto differenti. L’unione fa la forza e - se è fisica e reale - la moltiplica, aumenta la realtà, altro che Google Glass. Centomila persone in piazza spaccano più di un milione di firme raccolte via web, è vero o no?
Per questo motivo i campioni social della nostra politica fanno tanti comizi, anche in provincia, anche se davanti a poche decine di persone. Una diretta social, un mega selfie, una foto su Instagram funziona di più se dietro, davanti o di lato si vedono altri. Nell’era della condivisione del niente, dello spam compulsivo, del commento ossessivo su tutto, poi arriva il momento in cui bisogna capire e verificare se si è in compagnia, il momento in cui conta contarsi. Se quello che dici e twitti è codiviso da altri, se la gente ti viene dietro. Concretamente, con i piedi.
È come se solo in piazza, alla fine, si potesse verificare che non sei un robot. Il più sicuro dei test Captcha, il protocollo digitale che valida le operazioni su Internet, è quello dal vivo. Solo in quel momento la forza dei social diventa forza sociale e racconta davvero chi sei, che seguito hai. Una bella foto (anche da un drone) e una piazza piena sono sempre il miglior antidoto contro le fake news.