Nel 2017 il Pil italiano è cresciuto ma la qualità dello sviluppo del Paese si ferma agli stessi livelli del 2016. Ciò è determinato dalla permanenza di una grande area di povertà e da un'ancora più grande area di vulnerabilità economica e sociale. Crescono le diseguaglianze e la forbice sociale si allarga, con la ricchezza che tende a concentrarsi nella popolazione ad alto reddito. Aumentano le distanze territoriali tra nord (in particolare il nord-est) e il resto del Paese. Cala la fiducia economica e le attese per i prossimi 12 mesi. Peggiora l'indice che misura l'equità economica. E' questa la fotografia che emerge dal 'Rapporto 2017 sulla qualità dello sviluppo in Italia' elaborato dalla Fondazione Di Vittorio e dall'Istituto Tecné.
A fronte del 5% che ritiene migliorata la condizione economica della propria famiglia rispetto a un anno fa, il 28% l'ha vista ulteriormente peggiorare. E quanto la forbice si stia allargando lo si rileva tra chi ha un reddito inferiore a 850 euro netti al mese, solo l'1% ha migliorato la propria condizione mentre il 49% l'ha peggiorata. Prende forma sempre più definita un sentimento di rassegnazione: il 75% pensa, infatti, che tra 12 mesi la propria situazione economica sarà uguale a oggi, e il 16% teme un peggioramento. Questa dinamica, è evidente nell'andamento dell'indice di sviluppo strutturale che cresce di 2 punti rispetto al 2015, passando da 100 a 102, mentre peggiora la qualità dello sviluppo individuale che scende a 98. Per quanto riguarda le attese sull'andamento dell'occupazione nei prossimi mesi, il 44% del campione prevede che non crescerà e il 38% prevede una diminuzione. Questo il commento della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso: “E’ evidente che la qualità della ripresa non è all’altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale, così come troppo elevata resta la differenza tra il nord e il sud del Paese. Per questo le proposte del sindacato insistono su investimenti produttivi, a partire dalle nuove tecnologie digitali, sul governo dell’innovazione e sulla qualità dell’occupazione”.