L’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, durante la presentazione del suo ultimo libro a Bologna, ha sostenuto il 13 dicembre che quella del governo Lega-M5S è “una delle manovre più ridotte degli ultimi anni”.
È un’affermazione discutibile. Al di là del fatto che la manovra per il 2019 non è ancora definitiva, e che non c’è un unico parametro per valutarne l’entità, le dimensioni degli interventi economici del governo Conte sono piuttosto in linea con gli anni precedenti.
Come si calcola l’entità di una manovra?
Per classificare l’entità di una manovra si possono usare due diversi parametri, la “manovra netta” e la “manovra lorda”.
Come spiega un dossier dei servizi studi di Camera e Senato della XV legislatura, la manovra netta “corrisponde alla correzione netta operata sul saldo di riferimento; rappresenta cioè la somma algebrica del complesso degli interventi disposti con la manovra annuale”.
In parole semplici, se il governo decide di guadagnare 10 e di spendere 8 la manovra netta è positiva per 2. Se invece decide di guadagnare 10 e di spendere 15 la manovra netta è negativa per 5.
La manovra lorda invece “fa riferimento al complesso delle risorse attivate, comprensive quindi di quelle destinate a finanziare interventi di spesa o di riduzione di entrata”. Quindi, semplificando, quello che il governo decide di guadagnare tra maggiori entrate e minori spese. Nei due esempi precedenti, la manovra lorda sarebbe in ambo i casi pari a 10.
Quando la manovra netta è negativa, è necessario fare più deficit, cioè chiedere più soldi in prestito agli investitori facendo ricorso al mercato con l’emissione di titoli di Stato. Come vedremo, questo è il caso del governo Lega-M5S. Quando invece la manovra netta è positiva, il deficit si riduce.
La manovra del governo Lega-M5S
La manovra dell’esecutivo Lega-M5S, nella sua forma definitiva, ancora non esiste. La trattativa a livello europeo tra il governo Conte e l’Unione Europea sull’entità del rapporto deficit/Pil lascia grandi margini di incertezza.
Questo rapporto doveva infatti essere al 2,4% secondo quanto scritto nel Documento programmatico di bilancio (e secondo quanto promesso dal governo), il 12 dicembre Conte ha detto che proporrà il 2,04% (cioè circa 7 miliardi di euro in meno da spendere per l’Italia) e ancora c’è incertezza se questa cifra verrà accettata dalla Commissione europea.
Dunque qualsiasi calcolo sembra al momento prematuro. Possiamo provare a dare qualche indicazione generale, ma con l’avviso appunto che lo scenario è molto fluido e in costante evoluzione.
Secondo il dossier dei servizi studi di Camera e Senato di novembre 2018, che quindi non è probabilmente più attuale, l’anno prossimo gli “interventi”, o “impieghi”, previsti dal governo (cioè quanto contava spendere) con la legge di Bilancio per il 2019 e col decreto fiscale ammontavano a 41,251 miliardi. I “mezzi di finanziamento” – le maggiori entrate e minori spese, che ancora nel primo decennio degli anni Duemila venivano chiamati “misure di contenimento” – ammontavano invece a 19,365 miliardi.
Dunque la manovra netta era negativa per 21,886 miliardi di euro, che sarebbero stati in deficit. La manovra lorda era pari appunto a 19,365 miliardi.
Ma questa previsione si fondava appunto sulla possibilità di avere un rapporto deficit/Pil al 2,4%. Scendendo al 2% circa, le risorse reperibili per l’Italia indebitandosi sul mercato si riducono di circa un terzo, e dunque la manovra netta dovrebbe cambiare significativamente, forse assestandosi vicino a -15 miliardi di euro. Ma come già detto si tratta di previsioni momentanee, e non è chiaro che conseguenze potrebbero esserci per la manovra lorda.
Le manovre degli ultimi anni
Vediamo ora le manovre della precedente legislatura.
La legge di Bilancio per il 2018 e il relativo decreto fiscale del governo Gentiloni prevedevano – come riporta l’Ufficio parlamentare del bilancio (Upb) – di spendere nell’anno in corso 29,121 miliardi di “impieghi” e di recuperare 18,275 miliardi di “risorse” (che prima abbiamo visto essere chiamati “mezzi di finanziamento”). Dunque la manovra netta era negativa per 10,846 miliardi, da finanziare in deficit. La manovra lorda era pari a 18,275 miliardi.
La legge di Bilancio per il 2017, e decreto fiscale relativo, del governo Renzi – dimissionario dopo la sconfitta del referendum costituzionale del 4 dicembre – prevedevano per quell’anno “impieghi” pari a 30,214 miliardi di euro e “risorse” pari 18,218 miliardi. Dunque la manovra netta era negativa per 11,996 miliardi, da finanziare in deficit. La manovra lorda era pari a 18,218 miliardi.
La legge di Bilancio per il 2016, del governo Renzi, prevedeva “impieghi” per quell’anno pari a 34,093 miliardi di euro e “risorse” pari a 16,469 miliardi. La manovra netta era dunque sempre negativa, per 17,264 miliardi, da recuperare in deficit. La manovra lorda era pari ai 16,469 miliardi.
Le legge di Bilancio per il 2015, sempre del governo Renzi, prevedeva di spendere (“impieghi”) 34,023 miliardi di euro, e di recuperare (“risorse”) 28,204 miliardi. Risultava così una manovra netta negativa per 5,819 miliardi, da finanziare aumentando il deficit, e una manovra lorda pari a 28,204 miliardi.
La legge di Bilancio per il 2014, del governo Letta, prevedeva 14,694 miliardi di interventi (anche detti “impieghi”) e 12,236 miliardi di coperture (anche dette “risorse”). Dunque la manovra netta era negativa per 2,458 miliardi e quella lorda pari a 12,236 miliardi.
Mettiamo in fila i dati
Facciamo ordine nei dati sopra elencati.
La manovra netta dell’attuale governo per il 2019 è, secondo la stima temporanea che abbiamo riportato sopra, negativa per 15 miliardi circa (22 miliardi nella versione discussa alla Camera, ma ora sorpassata). Quelle dei cinque anni precedenti erano negative per 2,5 miliardi circa (2014), 6 miliardi scarsi (2015), 17 miliardi (2016), 12 miliardi (2017) e 11 miliardi scarsi (2018).
La manovra lorda per il 2019, di nuovo secondo quanto era stato deciso alla Camera prima della trattativa con la Ue, era pari a circa 19 miliardi. Quelle dei governi precedenti erano state pari a 12 miliardi circa (2014), 28 miliardi (2015), 16,5 miliardi (2016) e 18 miliardi (2017 e 2018).
In nessuna delle due classifiche l’attuale manovra spicca rispetto alle altre.
Conclusione
L’entità della manovra per il 2019 può essere considerata secondo due criteri diversi. In base ai parametri della “manovra netta” e “manovra lorda” quella attuale, secondo previsioni e stime momentanee e non definitive, non sembra spiccare in particolar modo rispetto a quelle degli ultimi anni.
Inoltre la manovra per il 2019 di fatto ancora non esiste, considerato che il governo sembra intenzionato a riscrivere al Senato quanto votato alla Camera per andare incontro almeno in parte alle richieste di Bruxelles ed evitare così una procedura di infrazione.
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