Mancano quattro giorni al voto e, nonostante tutti i leader si affrettino a negare possibili intese future con altre forze politiche, i ragionamenti restano concentrati sull'ipotesi di un governo di larghe intese o, comunque, su possibili accordi tra partiti che al momento appaiono distanti. Non ne ha mai fatto mistero il leader di Leu, Pietro Grasso, che sin dalle prime settimane di campagna elettorale ha lanciato la proposta di un governo di scopo per modificare il Rosatellum. Successivamente, il presidente uscente del Senato ha aperto a una possibile intesa con i 5 stelle, ribadendo la disponibilità: "Se ci sono punti comuni perché no", ha spiegato a Skuola.net.
Certo, ha sottolineato Grasso, i pentastellati non brillano per coerenza, "prima non erano disponibili ad allearsi con nessuno, poi il contrario". Quanto alla linea politica, "su immigrazione, Europa, diritti civili hanno preso posizioni antitetiche" a Leu, ma "se ci sono punti in comune...". Con il centrodestra, invece, nessuna possibilità di trattativa: "non ci puo' essere un punto in comune", taglia corto. Allarga il quadro anche al Pd Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e esponente di Leu: "Se un governo di questo o altro tipo avesse al centro i contenuti che consideriamo necessari per migliorare la vita degli italiani saremmo pronti a discuterne".
Renzi esclude le larghe intese
Chi, al momento, le larghe intese le esclude a priori è Matteo Renzi: nessun governo con "gli estremisti", ripete ormai da settimane. E in questa categoria il leader Pd include sia il Movimento 5 stelle che Silvio Berlusconi, in quanto alleato con Matteo Salvini. Renzi quindi si rivolge ai moderati e lancia un appello: "È finito il tempo delle chiacchiere. Non si può scherzare col fuoco. Davvero volete mettere l'Italia in mano a chi l'ha impoverita?". Renzi ne è convinto, "il Pd sarà il primo gruppo parlamentare se tutti noi - nelle prossime ore - andremo alla ricerca degli indecisi, che sono ancora tantissimi".
L'obiettivo, per il segretario dem, è a portata di mano. Non a caso, "gli altri sono letteralmente terrorizzati. E per questo, in questi giorni, tutti attaccano noi. Sempre noi. Solo noi", osserva. Anche il leader della minoranza dem, Andrea Orlando, esclude 'pasticci' dopo il voto: "Io credo che non ci siano le condizioni di far convergere forze antieuropee e populiste con una forza riformista ed europeista come è il Pd", spiega soprattutto in merito all'apertura mostrata da Michele Emiliano nei confronti dei 5 stelle. "Sono convinto che se non ci sono le condizioni di una coalizione con obiettivi chiari, è meglio riprendere la via delle urne, evitare pasticci con la destra", conclude il Guardasigilli.
E Salvini fa marcia indietro su CasaPound
Di larghe intese non vuol sentir parlare neanche Berlusconi, che esclude accordi futuri con Renzi: "Ha un merito, quello di aver tagliato il cordone ombelicale con il passato comunista del suo partito. Ma per il resto - osserva il Cavaliere - non ci sono valori, comportamenti e progetti comuni". Nessun dubbio, invece, su Salvini, di cui "mi fido come alleato, mi fido della sua lealtà personale e della sua intelligenza politica. Due ottime ragioni per non tradire un'alleanza vincente". Anche se il Cavaliere lo 'bacchetta' su CasaPound: "Il centrodestra non ha nulla a che fare con i loro principi, programmi e metodi".
E ieri il leader della Lega, dopo aver aperto al sostegno di CasaPound, cosa che ha irritato non poco gli alleati del centrodestra, ha fatto dietrofront e spiega: "Non ho bisogno di voti di altri. Non mi interessa il sostegno di altri, a me interessa il voto degli italiani. Io voglio portare avanti il nostro programma, della coalizione di centrodestra. Altrimenti minestroni non ne faccio", chiarisce. Infine, nessuna larga intesa per Luigi Di Maio, che però è convinto che Pd e Forza Italia non potranno far altro, dopo il voto, che andare a bussare alla sua porta: "I vecchi partiti da noi dovranno passare per formare un governo. Berlusconi e Renzi non hanno più i numeri per farlo perché il Pd sta crollando. Adesso la corsa è tra noi e il centrodestra", afferma il candidato premier pentastellato che ribadisce: "Se non dovessero esserci i numeri e la maggioranza assoluta del M5s, vorrò vincolare le altre forze politiche ai temi per i cittadini e tre punti li abbiamo già lanciati"