Pripyat, Chernobyl. La città dei bambini dove 33 anni fa è morta l’infanzia

L’impegno di Ai.Bi. con “I bambini di Chernobyl “ per ridare una speranza nel futuro a generazioni di minori continua ancora oggi

Il 26 aprile del 1986 un grave errore in un test di routine della centrale nucleare causò l’esplosione  di un reattore.  La nube radioattiva,  che si è diffusa in tutta Europa fino al Mediterraneo, inghiottì la città di Pripyat. Una cittadina, allora ricca e fiorente con più di 50mila abitanti, chiamata ‘la città dei bambini’, perché qui vivevano i dipendenti delle centrali nucleari e le loro famiglie, mogli e figli.

A 33 anni dall’esplosione del reattore nucleare ancora oggi le conseguenze sono drammatiche: innumerevoli sono stati i casi di malformazione, di tumori e di altre malattie mortali dovute alle radiazioni. A pagare il prezzo più alto, allora come oggi, sono i bambini: i bambini di Chernobyl.

Era questo il nome dell’iniziativa realizzata da Ai.Bi. nel quartiere Sviatoscenskyi, nella zona periferica di Kiev, per aiutare i bambini ucraini, colpiti dal  disastro. Un’iniziativa che ancora oggi vive attraverso le associazioni locali e che ha permesso a centinaia bambini e alle loro famiglie di ricevere servizi di sostegno alimentare, assistenza sanitaria e psicologica e attività di animazione per farli ricominciare a vivere.

Ai.Bi. è rimasta vicina ai bambini dell’Ucraina attraverso il programma di sostegno a distanza “Bambini verso il futuro” volto a rendere più serena la vita dei bambini ucraini che si trovano in stato di abbandono o in condizioni di estrema difficoltà familiare.