I Bragaglia segreti: il Teatro degli Indipendenti chiuso da Mussolini perché «era un covo di spie»

I Bragaglia che non ti immagini. Anton Giulio è sempre stato dipinto come "l'artista del Fascismo". Pochissimi sanno che invece il Teatro degli Indipendenti venne chiuso dal regime. Che lo riteneva un covo di spie. Le rivelazioni nella documentazione dell'archivio Alberto Spadolini.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Bragaglia Anton Giulio… Appartengo ad una generazione che è cresciuta studiando su libri che lo narravano come ”una delle figure più prestigiose dell’avanguardia, un artista che ha segnato un’epoca, l’artista del ”fotodinamismo”. L’artista del ”Regime Fascista”, un uomo del fascismo: Consigliere Nazionale del Regno d’Italia nella trentesima legislatura, membro della Corporazione dello Spettacolo.

Togliendo la polvere su alcune pagine della storia letteraria, era saldata fuori l’amicizia con gli ebrei Moravia e Morante (leggi qui I fascisti Bragaglia che nascosero gli ebrei Moravia e Morante con il suo romanzo). Quando si inizia a togliere la polvere, devi farti largo tra le ragnatele che si sono formate. Saltano fuori incredibili intrecci, la prima ad esserne sorpresa sei proprio tu, che si fa largo tra la polvere annidata sui fascicoli.

Al Ministero della Cultura Popolare c’è un fascicolo intero dedicato a ”Bragaglia Anton Giulio”. Questi fascicoli sono conosciuti da pochissimi, sono”Beni culturali” e riservano tante sorprese.

 

Noi siamo quella generazione cresciuta nella convinzione che i Bragaglia avessero il ”Teatro degli indipendenti”, reso accogliente da centinaia di metri di iuta, decorata da Balla, Depero e Prampolini. Frequentato da artisti squattrinati, ma anche da uomini di regime. C’è un ”Anche”.

Infatti, Renzo De Felice  in ”Mussolini e Hitler i rapporti segreti” ci narra che il fuhrer a Roma aveva frequentato il ”night club dei Bragaglia” insomma un locale quindi in sintonia con il vento politico del tempo… Ma allora perché un fascicolo segreto sul Bragaglia?

Bragaglia nel Breviario Romano definisce il grande Marinetti ”La Vestale dei fuochi fatui” e Mussolini ”il violinista”. Camminando lentamente tra le ragnatele di quei fascicoli, nel Teatro degli Indipendenti, accanto agli uomini di regime, abbiamo detto, c’è un “Anche”. Lì si agitano traduttori di opere russe: Cinque Commedie di Sternberg, tradotte da uno sconosciuto reduce di guerra, Luigi Bonelli.

Respira tra la polvere, il Bonelli. È un ebreo russo. Gli ebrei, quelli perseguitati, sono in quell’Anche e trovano cittadinanza in quel teatro.

La polvere si fa più densa, spunta fuori Ivo Parnaggi, (su qualche documento Ivo Pannaggi) è il moscovita marchigiano, autore del Manifesto dell’arte meccanica futurista. Un artista che strizza l’occhiolino alla Russia.

Camminando ti senti come sulle sabbie mobili. Un passo avanti, due indietro: in quell’Anche spunta fuori Alberto Spadolini, giovane artista e agente della Resistenza antinazista.

Il Teatro degli Indipendenti è un covo. Benito Mussolini fa chiudere quel covo.

Gli artisti allora emigrano in Francia, scriveranno da lì altre pagine.

 

A rivelarlo è Marco Travaglini, il nipote dello Spadolini, che mi ha contattato dopo avere letto alcune note sulle pagine di Alessioporcu.it . E mi ha fatto entrare nell’archivio Spadolini, che ha messo in rete: li troverete tutta la documentazione.

Corro a scuola, al liceo artistico Anton Giulio Bragaglia: in biblioteca ci sono tanti testi, sfoglio, consulto. Nessun libro narra che il covo fu chiuso, tantomeno le ragioni di quella chiusura e l’ordine del Duce. Non mi aiutano neanche i manuali di storia dell’arte.

Negli Anni ’60 nasce il Bragaglino, costretto a diventare Bagaglino dagli eredi dei Bragaglia. Anni ’70, arrivano i Baganza.

Spulci e leggi “tutto ciò che era proibito, giunse e si salvò grazie ai Bragaglia”: era un’epoca buia quella del fascismo, anche Pirandello subì censure.

 

La casa romana di Anton Giulio è stata venduta, la nuova proprietaria ha ”ceduto” le carte e le scatole ai mercatini. L’ultimo erede dei Bragaglia è riuscito a salvare qualcosa. Sui mercatini sono finiti anche i famosi cuscini della prima moglie di Anton Giulio, una stilista. E anche opere della sorella dei Bragaglia… Già, i fratelli avevano anche una sorella artista…

Alle donne bragagliane dedicheremo il prossimo viaggio.