Don Aldo, il prete che sussurra a Matteo Salvini (di A. Anicio)

FOTO: IN TERRIS, COPYRIGHT

Chi è il parroco cher sussurra a Matteo Salvini. E - sostengono alcuni - ne cura anche l'anima. C'è lui dietro alla svolta salviniana sui migranti. Con una certa irritazione delle gerarchie

Ascanio Anicio

Esperto di tutti i mondi che stanno a Destra

Matteo Salvini ha fatto breccia nel cuore dei cattolici tradizionalisti. A loro non piace essere chiamati così, ma rimane un buon modo per rendere le divisioni comprensibili ai più: i progressisti sono quelli della Comunità di Sant’Egidio, quelli delle Acli, quelli dell’Azione Cattolica, quelli delle tante realtà associative che, da qualche tempo a questa parte, hanno iniziato a ragionare su un “partito di Papa Francesco”.

Dopo la vittoria alle primarie del Pd di Nicola Zingaretti, sono tornati nei ranghi democratici gli Enrico Letta e i Romano Prodi, i possibili leader della formazione che doveva tenersi pronta a una sola indicazione, cioè a richiamarsi al celebre appello di don Luigi Sturzo.

Poi ci sono quelli che partecipano al rito celebrato secondo il vetus ordo, che ascoltano il cardinale Raymond Leo Burke perché apprezzano la tenacia di chi dice di difendere la dottrina e la tradizione cattolica dalle presunte svolte moderniste. Sono coloro che guardano a destra e al centrodestra.

Sono tempi strani, questi, in cui una storica Certosa cistercense diviene la “casa spirituale del bannonismo” (leggi qui Senza il suo spirito, Trisulti è morta), ma sono pure quelli in cui è un sacerdote a sussurrare nell’orecchio di uno dei ministri più invisi alla Santa Sede. E non si tratta certo del consigliere spirituale della Lega di Frosinone: per il quale il vescovo Gerardo Antonazzo ha fatto affiggere ai portoni di tutte le chiese della diocesi un’Ammonizione, minacciando la scomunica a coloro che lo seguono. Nonostante l’abito, non si tratta di un presbitero incardinato in Santa Romana Chiesa. (leggi qui Il vescovo minaccia la scomunica: spuntano le foto con il cardinale)

Il protagonista è un altro e di ben altro spessore. Che gli consente, in questa bagarre ecclesiale, d’essere uno dei pochi a stare nel mezzo ossia tra quelli che non hanno interesse a polarizzare il campo, ma a mediare. Ma tra gli uomini di raccordo c’è lui: don Aldo, l’erede di don Benzi.  Don Aldo Buonaiuto è il direttore del quotidiano In Terris e sacerdote della Comunità Giovanni XXIII. Ha squarciato il velo di Maya qualche giorno fa: si è detto contrario alla salvinifobia (Leggi qui Migranti, il prete smonta la sinistra: “No alla Salvinofobia”).

I due si conoscono da un po’. Quando l’inquilino del Viminale ha dovuto chiudere l’accordo sulla vicenda Diciotti, quella che ha comportato l’accoglienza di 51 profughi, (leggi qui Reclusi e torturati sotto terra: l’incubo dei migranti della Diciotti rifugiati a Frosinone) Salvini si è voluto interfacciare solo con quest’uomo di Chiesa, membro dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per la quale segue il coordinamento dell’Ambito Anti-sette della Comunità, impegnato da sempre sul fronte della Tratta accogliendo le vittime di prostituzione coatta all’interno di una casa rifugio di cui è il referente. Salvini e don Aldo erano insieme ad accogliere i migranti.

I vescovi italiani tuonano, quasi ogni giorno, perché ritengono ipocrita l’atteggiamento di chi “sventola” i simboli della cristianità, ma poi opera affinché confini e porti rimangano chiusi. Don Aldo no: pensa piuttosto che Salvini non vada demonizzato: si è in qualche modo candidato a ruolo di trait d’union tra le gerarchie ecclesiastiche vaticane e il leader del Carroccio.

I due dialogano, parlano, a volte si scontrano pure con assoluto rispetto e ben calibrando i toni, com’è successo rispetto alla proposta di legge del senatore Gianfranco Rufa, quella che vorrebbe riaprire le “case chiuse”, la stessa che il segretario leghista ha confessato di sostenere. (leggi qui I bordelli del senatore Rufa).

Ma a Roma c’è chi è pronto a raccontare come questo prete sia in grado (come lui nessun altro), di ammorbidire le posizioni del ministro dell’Interno. Sì perché don Aldo viene ritenuto da alcuni il confessore di Matteo Salvini. Avrebbe, quindi, le chiavi della sua coscienza. Circostanza che doverosamente smentisce, assicurando di non essere il confessore di alcun leader politico. E di collaborare da anni con le istituzioni italiane in materia di accoglienza dei migranti e delle vittime della tratta e prostituzione

C’è però qualche indizio lasciato qua e là: qualcuno ha addirittura detto che è per via del rapporto intercorrente tra i due che Salvini ha iniziato a ritenersi un “peccatore” e un “cristiano imperfetto“. Lo ha dichiarato più volte negli ultimi tempi.

Don Aldo Buonaiuto è stato inserito – questo a conferma del legame, se ce ne fosse stato bisogno – tra i relatori del Congresso Mondiale della Famiglia, che si terrà a Verona alla fine di marzo. Non è un evento di Partito, ma il capoluogo veneto è la città del ministro Lorenzo Fontana. Attorno a questo evento sono nate polemiche pure in seno al governo: la parte sinistra del MoVimento 5 Stelle avrebbe volentieri evitato che venisse concesso il patrocinio.

Qualcuno sospetta sia una due giorni buona per lanciare una candidatura alle elezioni europee. Il ministro della Famiglia si sgancerebbe dall’esecutivo, optando per Bruxelles e dando il via a un rimpasto sempre più caldeggiato – sempre che il governo tenga sul caso del Tav – per via del riequilibrio dei rapporti di forza.

Sono tutte dietrologie da retroscenisti. Che don Aldo liquida annunciando ufficialmente che non sarà presente all’incontro al quale era stato invitato.

Un assenza di rilievo in un “panel” nel quale risultava tra i pochi ecclesiastici deputati ad intervenire. A Verona ci saranno Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma il volto noto della Comunità Papa Giovanni XXIII spicca forse di più: quello sarà un consesso che vedrà buona parte del “fronte conservatore”, italiano e occidentale, seduto dalla stessa parte del tavolo. 

Quando In Terris, il portale che don Aldo ha ideato, ha segnalato i presunti collegamenti tra una performance sanremese di Virginia Raffale e una “invocazione a Satana“, Salvini ha presto condiviso la riflessione sul suo profilo Facebook (Leggi qui Lo sketch di Virginia Raffaele diventa un’invocazione a satana). Il sacerdote, del resto, è particolarmente attivo nella lotta alle sette, ma è anche l’assistente spirituale del Siap, cioè del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia – come si può leggere sul sito che lo riguarda (leggi qui la biografia di don Aldo Buonaiuto).

Ma non è finita qui: quando papa Francesco ha pubblicato l’enciclica Laudato Sì, sono nate due realtà comunitarie: una è la Comunità Laudato Sì, che ha il suo ispiratore in monsignor Domenico Pompili, del clero di Anagni-Alatri, vescovo di Rieti. L’altra è l’Associazione Laudato Sì, che ha in don Aldo Buonaiuto il suo vicepresidente. Due modi diversi d’interpretare le stesse istanze, uno ambientalista, bergogliano puro, l’altro più sociale, volendo osare si potrebbe dire “salviniano”.

Don Domenico parte dal centro per arrivare a sinistra e don Aldo parte dal centro per arrivare a destra. Sono traiettorie simili, che non si incrociano. Il vicepremier leghista, poco fa, ha dichiarato che il destino del governo è nelle mani di Dio. Il suo, da quel che si sente dire a Roma, passa pure dall’assistenza spirituale di don Aldo.