Renzi, Di Maio, Salvini e Zingaretti: il potere è fragile

Cinque anni fa l’ex rottamatore portava il Pd oltre il 40% e sembrava il nuovo Imperatore. Oggi il risultato dei Cinque Stelle alle europee diventa uno spartiacque: sopra il 20% consentirà ai grillini di continuare l’esperienza di governo. Salvini non vuole tornare con Berlusconi. E Zingaretti ha il sorpasso obbligatorio.

Cinque anni fa Matteo Renzi vinceva le elezioni portando il Pd oltre il 40%, come seppero fare soltanto Alcide De Gasperi e Amintore Fanfani. Sembrava l’inizio di una monarchia illuminata. Maria Elena BoschiLuca LottiLorenzo Guerini e tutto il Giglio Magico sembravano destinati ad affiancare l’ex rottamatore per almeno un decennio. Oggi Renzi non è più il leader del Pd, che nel frattempo è sceso sotto la soglia del 20% alle elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Tredici mesi fa il Movimento Cinque Stelle si prendeva l’Italia arrivando al 33%, doppiando la Lega di Matteo Salvini, che arrivò al 18%. Oggi, stando ai sondaggi, il quadro è completamente rovesciato, con il Carroccio accreditato stabilmente oltre il 30% e i pentastellati terrorizzati dallo scendere al di sotto della soglia del 20%. Perché la partita politica vera è tutta lì, intorno al 20% dei grillini. Sotto quella soglia sarebbe impossibile negare una crisi politica profonda del Governo. Sopra invece ci sarebbero le condizioni per continuare con l’esperienza dell’esecutivo gialloverde, magari concedendo al Capitano leghista un rimpasto di governo.

Luigi Di Maio non vuole elezioni anticipate: rappresenterebbero il tramonto della sua ascesa politica e il precedente di Matteo Renzi è lì a dimostrarlo. Matteo Salvini potrebbe provare a dare la spallata all’alleato a Cinque Stelle e tornare nell’alveo del centrodestra. Ma in realtà Matteo Salvini non vuole questo, non intende tornare con Silvio Berlusconi, preferisce rimanere così come sta adesso.

Ecco perché per Forza Italia le europee rappresenteranno una battaglia politica per la sopravvivenza. Sotto il 10% non ci sarebbero possibilità di tornare ad uno schema di alleanza classico con la Lega. Sarebbe in un certo senso il tramonto della lunga stagione berlusconiana. Perché a quel punto diversi colonnelli e generali forzisti cercherebbero accordi con la Lega senza passare per Berlusconi e per il cerchio magico. Mentre per Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si aprirebbe uno scenario inesplorato: il possibile patto di ferro con la Lega di Salvini rientra nelle opzioni, ma bisognerà fare i conti con i Cinque Stelle.

Rimane il Pd di Nicola Zingaretti: la strada è obbligata, portare il centrosinistra davanti ai Cinque Stelle, per provare a ricostruire una coalizione credibile e “alternativa” a quella che attualmente governa. Non sarà semplice perché in realtà il Pd finora non ha recuperato voti in Abruzzo, Sardegna e Basilicata. Anzi, li ha persi. Una coalizione ampia di centrosinistra è l’unica strada. Inclusiva e percorribile. Però se i Cinque Stelle non scendono sotto il 20% alle europee, il Governo gialloverde proseguirà.