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Papa: in Bulgaria sulle orme di Roncalli e Wojtyla

Non chiudere porte a chi bussa ai nostri confini

05 maggio, 13:51
(ANSA) - SOFIA, 5 MAG - La sua visita in Bulgaria, Paese che ha definito "luogo d'incontro tra molteplici culture e civiltà, ponte tra l'Europa dell'est e quella del sud, porta aperta sul vicino oriente", per papa Francesco "intende idealmente riallacciarsi a quella compiuta da San Giovanni Paolo II nel maggio 2002 e si svolge nel grato ricordo della presenza a Sofia, per circa un decennio, dell'allora Delegato Apostolico mons. Angelo Giuseppe Roncalli", ha detto nel discorso alle autorità e alla società civile a Sofia.

"Questi - ha ricordato - portò sempre nel cuore sentimenti di gratitudine e di profonda stima per la vostra Nazione, al punto da affermare che, dovunque si fosse recato, la sua casa vi sarebbe stata sempre aperta, senza bisogno di dire se cattolico o ortodosso, ma solo: fratello di Bulgaria". "San Giovanni XXIII - ha aggiunto - lavorò instancabilmente per promuovere la fraterna collaborazione tra tutti i cristiani e con il Concilio Vaticano II, da lui convocato e presieduto nella sua prima fase, diede grande impulso e incisività allo sviluppo dei rapporti ecumenici". Papa: non chiudere porte a chi bussa ai nostri confini Da Sofia messaggio a Europa."Cristiani siano artefici comunione" (dell'inviato Fausto Gasparroni) (ANSA) - SOFIA, 5 MAG - "A voi, che conoscete il dramma dell'emigrazione, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, il cuore e la mano - come è nella vostra tradizione - a chi bussa alle vostre porte".

L'invito del Papa è rivolto ai bulgari, nell'incontro con le autorità e la società civile nella Piazza Atanas Burov in questa sua prima giornata a Sofia. Ma idealmente è indirizzato a tutta l'Europa, per cui Francesco non si stanca di fare appello ai valori di unità e solidarietà. Dopo aver ricordato i problemi dell'emigrazione e del calo delle nascite, davanti alle massime autorità come il presidente Rumen Radev e il premier Boyko Borisov - con ambedue prima ha avuto colloqui privati - il Papa rileva che "la Bulgaria si trova a confrontarsi con il fenomeno di coloro che cercano di fare ingresso all'interno dei suoi confini, per sfuggire a guerre e conflitti o alla miseria, e tentano di raggiungere in ogni modo le aree più ricche del continente europeo, per trovare nuove opportunità di esistenza o semplicemente un rifugio sicuro". Un tema che affronterà con ancora maggiore evidenza domani mattina, con la visita al campo profughi di Vrazhdebna, presso Sofia, che accoglie rifugiati dalla Siria e dall'Iraq, in un contesto est-europeo dove oggi l'afflusso degli stranieri trova sempre più porte sbarrate o addirittura muri. Il Papa nei suoi discorsi, in questo Paese dove i cattolici sono appena l'1% - per loro oggi recita il Regina Caeli e celebra la messa -, dinanzi all'84% di ortodossi e l'8% di musulmani, cita più volte i suoi predecessori Giovanni XXIII, che in Bulgaria fu per 10 anni delegato apostolico, ricordato come "il santo bulgaro", e Giovanni Paolo II, che arrivò in visita nel 2002. E alle altre fedi rivolge un richiamo che si aggancia al Documento sulla Fratellanza umana firmata ad Abu Dhabi col grande imam di Al-Azhar: "Ogni religione, chiamata a promuovere armonia e concordia, aiuti la crescita di una cultura e di un ambiente permeati dal pieno rispetto per la persona umana e la sua dignità, instaurando vitali collegamenti fra civiltà, sensibilità e tradizioni diverse e rifiutando ogni violenza e coercizione. In tal modo si sconfiggeranno coloro che cercano con ogni mezzo di manipolarla e strumentalizzarla".

Incontrando poi il patriarca Neofit e il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa, accolto cordialmente ma senza dimenticare che agli ortodossi è stato proibito di partecipare alle cerimonie papali, Francesco oltre a porre l'accento sui legami derivanti dall'"ecumenismo del sangue, del povero e della missione", pone l'accento sulla necessità di mobilitarsi per la salvaguardia del progetto europeo. I santi Cirillo e Metodio, dice dei compatroni del continente, apostoli dei popoli slavi, sul cui altare sosta in preghiera nella cattedrale patriarcale, "hanno molto da dirci anche per quanto riguarda l'avvenire della società europea": "sono stati in un certo senso i promotori di un'Europa unita e di una pace profonda fra tutti gli abitanti del continente, mostrando le fondamenta di una nuova arte di vivere insieme, nel rispetto delle differenze, che non sono assolutamente un ostacolo all'unità", spiega citando Wojtyla. "Anche noi, eredi della fede dei Santi - aggiunge -, siamo chiamati ad essere artefici di comunione, strumenti di pace nel nome di Gesù". E quanto il momento di turbolenza per l'Europa unita che si avvicina al voto gli stia a cuore, Bergoglio lo testimonia anche con gli scambi di battute con i giornalisti sul volo che lo conduce in Bulgaria. "Mi piace questo titolo!", esclama all'inviato del Tg2, Enzo Romeo, gli consegna il proprio libro "Salvare l'Europa". Commentandone poi i contenuti, cioè il fatto che il simbolo dell'Ue con la corona di stelle derivi originariamente dall'immagine dell'Immacolata Concezione, il Pontefice osserva con tono sorridente: "Non hanno voluto citare le radici cristiane ma Dio si è vendicato così". Battuta scherzosa anche con la giornalista russa che gli dice: "Santo Padre, siamo sempre più vicini alla Russia". "Sì - replica -, devo farci un salto...". (ANSA).

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