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Franco Fontana, l'eretico della fotografia

Dal 15 ottobre a Roma in 130 scatti la sua lunga carriera

(ANSA) - ROMA - "Ho scelto il colore quando tutti fotografavano in bianco e nero, i paesaggi e le citta' invece dei reportage di carattere politico o sociale. Sono stato sempre un eretico". Franco Fontana, tra i protagonisti della fotografia italiana (e non solo), a quasi 81 anni (splendidamente portati) non perde il suo piglio schietto e diretto mentre presenta la tappa romana della mostra itinerante 'Franco Fontana full color', a Palazzo Incontro da domani all'11 gennaio. Esposte tutte le serie piu' famose del maestro modenese, dai paesaggi urbani degli esordi (nel 1961) agli scatti degli ultimi decenni, come gli asfalti, le piscine, le luci americane.

Non ci sta a farsi inquadrare nel cliche' del fotografo astrattista per quelle bande di colore acido, intenso, che attraversano le immagini di campagne o deserti, i gialli, l'ocra, il blu abbagliante del cielo o piu' spento del mare. "Di astratto c'e' solo il pensiero, quello che ho fotografato per tutta la vita e' reale, concreto", commenta Fontana, che ribadisce di non aver mai fatto uso di photoshop, per il semplice fatto che all'epoca non esisteva, perche' non c'erano ancora le tecniche digitali. Per i giovani e' difficile crederlo. Le grandi stampe che aprono il percorso espositivo riguardano scatti di quaranta, cinquant'anni fa. Le soluzioni di prospettiva (schiacciata dai focali), l'appiattimento immagini, aggiunge il curatore della mostra Denis Curti, si traducevano "in un'ambiguita' della visione che e' un mix di poetica e passione". Fontana, ha spiegato, "ha reinventato il vocabolario visivo di un'epoca", rifuggendo il racconto di storie, di avvenimenti, proponendo una produzione che appare statica, in cui sembra, apparentemente, non succedere niente. "In realta', al termine della mostra la sensazione e' quella di stare di fronte a un immenso autoritratto, di Fontana, della societa', della natura - prosegue Curti - del resto, l'artista cerca e trova l'armonia estetica anche in una macchia sull'asfalto".

E al di la' della decisione di rifuggire ogni stereotipo, la cultura visiva di Fontana e' senz'altro figlia della sua terra e della sua epoca. I rimandi sono innumerevoli, in alcuni casi al limite della citazione. Ecco la Metafisica di de Chirico nell'accavallarsi di piccoli edifici a Los Angeles, mentre le atmosfere cristallizzate delle altre vedute americane richiamano i capolavori di Hopper. Le uniche a essere popolate da persone, incapaci a comunicare, dominate da colori violenti e da un senso di estraneazione, queste scene restituiscono le stesse emozioni del pittore statunitense. Cosi' come gli asfalti, per il loro contenuto materico, sono un eco a volte dell'informale a volte della Pop Art. Ma in Franco Fontana sono solo assonanze, l'humus che accomuna un'epoca intera. Oggi sposta lo sguardo su altro. "Per me la fotografia e' la qualita' che mi ha dato la vita", dice il maestro, impegnato a scoprire la bellezza nella disarmonia delle persone disabili (e' il suo ultimo libro fotografico).

"Cerco sempre la parte positiva della vita, sono nato con la bottiglia mezza piena", sottolinea per spiegare che non ha mai smesso di fare ricerca. "Avrei potuto continuare fare paesaggi, mi hanno reso famoso - ha concluso - Ma allora avrei fatto il Fontana per il resto della vita, il pensionato di me stesso". (ANSA).

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