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Benevento – Tre storie diverse ma intrecciate. Tre racconti forti, esperienze totalizzanti che danno vita a inevitabili riflessioni. Il complesso ‘San Vittorino’ , nell’ospitare la rappresentazione “Terra: racconti mediterranei” – organizzata dalla Questura nell’ambito delle celebrazioni per il Patrono San Michele Arcangelo – si è prestato alle voci forti e coraggiose di Blessing, Simmaco, Loredana e Tina. Tutte alle prese con trascorsi che le hanno viste combattere con la camorra. In alcuni casi uscendo vittoriose, in altri purtroppo meno, ma sempre a testa altissima. 

Blessing, donna nigeriana laureata in informatica, a un certo punto della sua vita aveva deciso di inseguire il suo sogno partendo per l’Europa. Persone fidate le avevano promesso che una volta in Italia avrebbe potuto giocarsi le sue carte nel mondo del lavoro, ma una volta giunta nel nostro Paese ha dovuto fare i conti con una realtà ben più cruenta. Nessun negozio di informatica, solo la strada, con il mercato del sesso pronto a lasciare il segno. Non si è arresa, ha deciso di denunciare. Si è ribellata e ha deciso di costruire nella legalità un percorso nuovo per sé e per chi come lei si trovava nella stessa situazione grazie anche all’incontro con tre suore orsoline che a Caserta hanno creato il centro di accoglienza “casa Rut” e alla cooperativa “NewHope” che restituisce dignità lavorativa alle donne. La sua voce, struggente e rabbiosa, ha fatto tremare le mura del teatro colpendo al cuore la platea. 

Simmaco invece è casertano e si definisce un folle. Nel 2005 decise di prendere in gestione 17 ettari di un terreno confiscato al clan ‘Moccia’ a Sessa Aurunca con l’obiettivo di trasformarlo in un’azienda agricola con la cooperativa ‘Al di là dei sogni’. Il modo in cui ripercorre le tappe della sua personale avventura sembra uscire stilisticamente da un romanzo. Lo scetticismo iniziale dei suoi soci nel prelevare un bene appartenuto al clan, il metterci la faccia, la paura di affrontare la situazione. E poi il coraggio. Quello avuto nel confrontarsi soprattutto con i casalesi quando – una volta ottenuti dal Comune  fondi per oltre un milione di euro da destinare alla rifondazione della zona – ha dovuto fare i conti con le infiltrazioni camorristiche nelle istituzioni del suo paese. Danneggiamenti alla struttura, giochi politici poi smascherati dalle forze dell’ordine, ingiustizie. Ma anche lui non si è arreso, e dopo varie vicissitudini è riuscito ad avviare un’attività che ancora oggi dona una nuova vita, una nuova opportunità, alle persone in difficoltà. “Ogni volta che ho pensato di desistere, che fosse troppo difficile, pensavo alle persone che credevano nelle nostre idee. E allora è stato impossibile alzare bandiera bianca”, dice. Oggi la sua azienda produce quelli che sono i ‘contenuti’ del ‘Pacco alla Camorra’. “Sentiamo la vicinanza di un popolo che si ribella al malaffare, ma non è mai abbastanza. Serve l’aiuto di tutti”. 

Loredana e Tina, invece, sono due mamme del Casertano che la mano della camorra l’hanno purtroppo avvertita sulla loro spalla. Una mano per nulla rassicurante, ma portatrice di tristi notizie. I loro figli sono morti di tumore a causa dei danni causati dalla terra dei fuochi e dallo sversamento di rifiuti smaltiti illegalmente. “Ancora oggi non abbiamo giustizia, non abbiamo risposte certe”, denunciano. “Perdere un figlio è l’esperienza peggiore che un essere umano possa vivere. Abbiamo creato un’associazione per non lasciare mai sole le famiglie che stanno vivendo e hanno vissuto drammi come il nostro. Le fiaccolate, le proteste, non bastano. I riflettori si accendono per un attimo, ma poi, quando si spengono, restiamo tutti nuovamente soli”. Tanta delusione, in particolar modo, per la mancata attenzione dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Non posso dargli attenuanti”, dice Loredana. “Quando gli parlammo, al tempo, ci siamo trovati davanti a una persona che ha fatto finta di piangere per poi dirci: “Non so nulla di questa storia”. Ecco, non possiamo fermarci davanti a queste cose. Perché la sequenza di morti, di tragedie, lascia intendere che dietro c’è qualcosa di molto grande. E ci rendiamo conto che Benevento sembra un’isola felice, che sia poco toccata da queste cose, ma la camorra è molto veloce nelle sue azioni. E nessuno è al sicuro”. 

Le musiche e la danza curate dalla ‘Compagnia di Balletto’ di Carmen Castiello e dalla ‘Tersicore Ballet School’ di Simona Visone hanno trasformato in musica voci e testimonianze di vita vissuta, con la guida della voce narrante Linda Ocone. Al Questore di Benevento, Giuseppe Bellassai, sono spettati i saluti finali: “Ascoltando queste storie ho pensato che stasera abbiamo fatto davvero una cosa difficile, perché veicolare un messaggio del genere è complesso. Legalità è una bella parola, ma alle parole dobbiamo far seguire i fatti, le azioni. Dobbiamo avere l’ambizione di produrre gesti di un certo significato, degli esempi. Mi piacerebbe vi soffermaste su cosa sono riuscite a fare queste persone. Partecipare, non fermarsi a osservare. E’ questa la vera legalità”.