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Benevento – L’importanza del ricordo di coloro i quali hanno sacrificato la propria vita per liberare la società civile dal cancro della malavita organizzata. Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato. Purtroppo un lungo elenco di vittime innocenti che sono state ricordate oggi alla “Giornata della Memoria” al Teatro San Vittorino  organizzata dalla Procura di Benevento.

Sono trascorsi 26 anni dalle stragi, la memoria continua ad accompagnarci,  il sacrificio rivive attraverso i continui messaggi che sono stati lasciati ai giovani”. Così la Presidente del Tribunale di Benevento Marilisa Rinaldi. “Il sacrificio di queste persone – ha aggiunto la Presidente – deve spingerci a comportarci da buoni cittadini, i magistrati Falcone e Borsellino hanno combattuto la mafia senza aspettare che arrivasse qualcuno dall’esterno a contrastarla. Questo deve essere un monito per tutti noi, la mafia non può essere battuta senza un mutamento della società civile,  ognuno deve fare la propria parte”.  

Il Procuratore Conzo,  ha poi delineato un nuovo volto della criminalità organizzata, una faccia pericolosa difficile da riconoscere: ” E una mafia economica,  fatta di imprenditori che accettano soldi proventi del traffico di droga o dai rifiuti. Si tratta di personaggi collusi disposti a fare patti con la criminalità. E’ un nuovo volto, difficile da contrastare”.

Rispetto al passato è cambiato il coinvolgimento della popolazione, le persone che denunciano sono sicuramente aumentane esiste meno omertà. “Abbiamo una maggiore consapevolizza basta guardare a Casal di Principe, ma ovviamente ci sono delle circostante come il traffico di essere umani o la prostituzione dove è più difficile rompere il muro di gomma costruito attorno”. 

Ricordare per non dimenticare fare memoria per il presente e per il futuro ha sottolineato il Procuratore Aldo Policastro: “Siamo qui per ricordarE chi è caduto sotto i colpi della criminalità organizzata, questo deve essere  per noi un impegno quotidiano, il coraggio della lotta presente  a sostegno della libertà.  Organizziamo questi incontri per capire come portare aventi queste battaglie e come possiamo continuare e mantenere vivo il ricordo”.

Rieducazione che passa attraverso pene che devono puntano alla riparazione  a rieducare e recuperare chi ha fatto del male. Sanziono verso coloro che hanno sbagliato,  ma anche riparazione e riconciliazione questo è l’aspetto sottolineato dal procuratore:” E’ importante avviare percorsi di riconciliazione tra vittima e autore del reato. Chi ha sbagliato è un uomo e deve potersi avvalere di percorsi di cambiamento e riconversione”.

Policastro ha quindi posto come esempio il carcere di Bollate dove quattro ergastolani si recano nelle scuole a parlano degli insegnamenti dei magistrati Falcone e Borsellino

La giustizia riparativa– ha aggiunto-  credo sia la strada da inseguire, il carcere può e deve essere questo luogo della prospettiva futura luoghi dove si mettono a punto una serie di attività lavorative che dimostrano una riduzione del 9% della recidiva chi passa attraverso queste esperienza ricada meno nel reato. 

Si punta così al recupero umano che consente di scegliere alternative di vita.  Questa è la strada da seguire anche secondo Francesco Occhetta di La Civiltà Cattolica che ha riportato un dato preoccupante, ovvero che nelle carceri italiane circa il 69% dei detenuti è recidivo, su 1000 persone che entrano 690 ripetono il reato una volta fuori. “Non sconti di pena ma umanizzazione, la possibilità data a persone che scontano la propria colpa, di ricostruire la propria vita senza tornare a delinquere”. 

Il convegno si è concluso con un concerto del Conservatorio di Benevento “Nicola Sala”.