- Pubblicità -
Tempo di lettura: 6 minuti

Di Anna Rita Santabarbara

Castel Volturno (Ce) – Partire. Non per piacere, ma per dovere. Non per scelta, ma per necessità. Chiudere la porta di casa, voltarsi a guardare mamma e papà, un fratello o una sorella, un amico, una fidanzata. Non è un addio, è un arrivederci. Ma un arrivederci che ti frantuma il cuore, perché, tu, su quella porta di casa, non sai quando tornerai. E forse, quando finalmente potrai farlo, dal quadretto familiare che ti stava salutando all’andata saranno scomparsi dei volti. Perché il tempo passa e non si cura delle emozioni degli uomini. I granellini della clessidra scivolano giù veloci sempre alla stessa velocità, sia che attorno si pianga sia che si rida. E quando tu tornerai sulla porta di casa, non è detto che quei granellini apparentemente innocui non si siano portati via per sempre qualcuno.

Non è l’inizio di un romanzo né uno di quei post da condividere su Facebook in un momento di riflessione personale. Ma è la tragedia che si consuma ogni giorno nel nostro paese, ogni volta che un italiano è costretto ad emigrare verso il nord Europa per cercare un lavoro migliore, ogni volta che un giovane lascia il Sud Italia solo perché ha avuto la sfortuna di nascere nella parte meno sviluppata dello stivale, ogni volta che un africano arriva col volto provato e gli occhi vuoti e stanchi sulle coste della nostra penisola. 

Italiani, africani. Siamo tutti un popolo di migranti che si lascia alle spalle, piangendo, un passato di stenti, per cercare, per sperare, per credere di poter avere un futuro migliore.

Ed è stato questo il messaggio che il gruppo scout guidato da Simona, Annabella e Carmine, proveniente da Olevano sul Tusciano in provincia di Salerno, ha probabilmente fatto proprio in questi primi giorni di agosto, quando ha raggiunto il Centro Fernandes di Castel Volturno, che da ormai un ventennio si occupa di immigrazione.

Qui, i giovani scout, ragazzi e ragazze tra i 16 e i 19 anni, hanno potuto toccare con mano e vedere da vicino a cosa si fa riferimento quando si parla di migranti. Gestito dalla Caritas, il Centro Fernandes, infatti, si è distinto negli anni come polo attrattivo e punto di riferimento per centinaia di immigrati in cerca di assistenza, dalle cure mediche ai pasti, dai corsi di lingua alla semplice necessità di sfogarsi liberamente ed essere ascoltati.

Immigrazione si, immigrazione no. Apriamo le porte delle parrocchie, chiudiamo i porti. Una polemica infinita, riduttiva da esporre nel breve spazio concesso ad un articolo. Ma che il gruppo scout di Olevano sul Tusciano ha approfondito durante l’anno con dibattiti e discussioni pubbliche. E cosa c’è di meglio, si sono detti i loro capi, che portare questi ragazzi in un centro, come il Fernandes, in cui vedere e conoscere da vicino la questione immigrazione?

“Non si tratta solo di capire quali sono le condizioni sociali e di degrado in cui vengono abbandonati gli immigrati”, spiega una dei capi scout. “Prostituzione e spaccio sono certamente delle piaghe per questi migranti, specialmente in un territorio particolare come quello di Castel Volturno. Ma ci sono anche problemi amministrativi legati agli immigrati, come quello della cittadinanza o della scolarizzazione, che vorremmo far comprendere ai nostri ragazzi”.

E così, nei primi giorni di agosto, questi scout hanno ben pensato di andare a scuola di immigrazione. Alternando attività di servizio (dalla pulizia degli spazi del Fernandes alla preparazione dei pasti, dal servizio mensa al riassetto del giardino) ad attività ludico-ricreative, questi ragazzi sono stati catapultati in una realtà da molti conosciuta più che altro attraverso incontri fortuiti per strada o dalle cronache e dai reportage dei TG locali e nazionali. “E’ stato bello vedere come in così poco tempo i ragazzi sono riusciti a familiarizzare con i figli degli immigrati che vivono in questa zona”, ci ha spiegato la referente scout. “E’ stato bello soprattutto perché abbiamo visto questi ragazzini venire volentieri qui al centro per incontrare i nostri ragazzi, stare insieme e condividere qualche ora lavorando e giocando”.

Un’esperienza arricchita nei giorni scorsi da un tour guidato nella cittadina di Castel Volturno e dall’arrivo di un ospite speciale, Hillary Sedu, che lo scorso 2 agosto ha raggiunto il gruppo scout per raccontare la sua storia. Un esempio positivo di integrazione perfettamente riuscita. Figlio di nigeriani, Hillary è arrivato in Italia in fasce ed è cresciuto nel nostro paese, a Napoli, dove ha frequentato la scuola come tutti gli altri bambini italiani. Grazie all’aiuto della mamma, che non ha mai smesso di credere in lui, Hillary Sedu ha studiato tanto e si è laureato in Legge, specializzandosi in Politica Migratoria e Diritto dell’immigrazione. Oggi, avvocato conosciuto e stimato tra i suoi colleghi, si batte per i diritti di quei bambini cosiddetti “immigrati di seconda generazione”, che hanno studiato in Italia, che si riconoscono nel tricolore proprio come i loro coetanei italiani, ma che tuttavia non possiedono la cittadinanza.

“La sinistra italiana ha fallito con la proposta dello Ius Soli perché ha confuso la questione immigrazione con la questione cittadinanza”, commenta l’avvocato Sedu nell’incontro al Centro Fernandes alla presenza del gruppo scout e del direttore del centro, Antonio Casale. “Sono due cose da scindere perché la questione della cittadinanza riguarda cittadini nati e cresciuti in Italia. Si tratta di italiani, non di immigrati. Gli immigrati sono quelli che si spostano da un luogo geografico all’altro. Un ragazzo che nasce e cresce in Italia, invece, non si può definire immigrato. Chi nasce e cresce sul territorio della Repubblica è stato soggetto, per tutto l’arco della sua esistenza, alla giurisdizione italiana”. E conclude con enfasi: “Se sei straniero sei meritevole di un permesso di soggiorno, se sei italiano hai diritto alla cittadinanza”.

Di qui, la necessità di costruire una rete sociale, di cui il Centro Fernandes è un ottimo esempio, che riesca a fornire agli immigrati il supporto necessario per inserirsi all’interno della comunità locale e sentirsene parte. Tra gli interrogativi aperti dall’avvocato Sedu, infatti, vi è stato quello relativo alla possibilità concreta che questi ragazzi hanno di studiare e frequentare l’università, quanto siano credibili sul mercato del lavoro professionale.

Temi ancora poco approfonditi, ma che lanciano importanti spunti di riflessione.

Intanto, gli scout, ormai al termine della loro settimana di servizio a Castel Volturno, cominciata lo scorso 31 luglio e conclusasi oggi, 4 agosto, hanno salutato il Centro Fernandes con una simpatica cena a base di un piatto africano preparato dagli italiani. Perché si sa, la scoperta e l’apprezzamento del nuovo, spesso, avviene mangiando.