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Napoli – Poche luci e molte ombre. La città di Napoli ripiomba nell’emergenza insicurezza e il sindaco torna ad attaccare il Viminale: «Più agenti in città? Mai visti». L’unica nota positiva, almeno per il momento, sembrerebbe essere l’imminente visita di Mattarella: «È un segno di attenzione molto importante per il fatto che Napoli è la prima città di Italia per crescita culturala». Così il sindaco Luigi de Magistris a margine del convegno “I professionisti del vino” in corso alla Reggia di Portici. Il Capo dello Stato andrà in visita alla mostra di Caravaggio al museo di Capodimonte e subito dopo al rione Sanità.
Quando a de Magistris viene fatto notare che Mattarella arriva in città a pochi giorni dall’omicidio di camorra consumatosi davanti a una scuola nel quartiere San Giovanni a Teduccio, la replica è secca: «Si tratta di un segnale di attenzione istituzionale. Come abbiamo già detto in questi giorni, quando la camorra spara e lo fa in quel modo, la risposta la deve dare lo Stato a cui compete il controllo del territorio, prevenzione, attività investigativa, individuazione di responsabili, processi rapidi e condanne e, quando sono definitive, possibilmente di farle eseguire non come 13mila sentenze passate in giudicato di cui ci sono i condannati definitivi a piede libero». L’ex pm torna quindi all’attacco del ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Allo Stato bisognerebbe chiedere diverse cose ma io mi limiterei a due. La prima, è inutile e grave annunciare un rafforzamento delle forze di polizia se poi non lo fai, perché così crei anche una aspettativa che viene delusa. La seconda cosa che andrebbe chiesta è non fare discriminazioni. Ci dicono sempre che non ci sono soldi, anche in questi giorni col Def. Ma se poi trovi, una mattina all’improvviso, dodici miliardi per salvare per l’ennesima volta Roma dai suoi debiti che ha accumulato anche di recente negli ultimi anni, e invece non stai vicino a chi da solo senza soldi sta riscattando un Mezzogiorno con mani pulite e con la passione dei suoi abitanti, è un fatto molto grave che provoca distanza tra i territori e il governo centrale».