Napoli e il latente razzismo, l'uscita infelice di Chirico contro Anna Trieste e l'immagine che esportiamo

Dopo la battuta pungente di Anna Trieste su Twitter ("Uè SkySport dite a Ilaria D'Amico che se parla di Napoli si deve sciacquare la bocca (per info chieda a Bonucci) e poi che parlare di "approccio napoletano" in riferimento ai fuochi d'artificio olandesi e non parlare degli juventini arrestati è un approccio poco giornalistico"), è arrivata la velenosa replica "d'ufficio" di Marcello Chirico, opinionista di fede juventina: "Ma scrivi almeno in italiano....". 

Il passaggio "scrivi almeno in italiano" (pronta la replica della Trieste: "In italiano i puntini di sospensione devono essere tre. Ma allora non lo fate solo con gli scudetti, tenete proprio problemi a contare! 🤣 Accattatevi 'na calcolatrice") denota quel latente, metabolizzato razzismo quando c'è un confronto su uscite fuori luogo come quella di Ilaria D'Amico. Ma Napoli, in generale, quale immagine esporta? La Napoli di Gomorra, la cui serie è distribuita in 150 paesi al mondo? La Napoli del matrimonio di Tony Colombo con la vedova del Boss di cui parla Barbara D'Urso? La Napoli dell'albero di Natale che puntalmente viene rubato in Galleria? La Napoli dei "comici" che per andare in tv accettano di cavalcare i soliti clichè da quattro soldi che infangano la città? I napoletani fanno bene ad indignarsi quando in Tv offendono la città, ma ci sarebbe da indignarsi soprattutto quando siamo noi stessi ad accettare e seguire certe storture. Le stesse che poi vengono "esportate" e utilizzate come segno di riconoscimento di un popolo senza fare distinzioni tra chi ama la vera cultura partenopea (ovvero coloro che dovrebbero indignarsi) e chi invece ama guitti da quattro soldi moderni e personaggi che oggi sono espressione di una sottocultura che non promette nulla di buono per il futuro.