Un veto alla pace e alla libertà di stampa

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L’aveva detto, l’ha fatto. Il presidente Trump ha usato uno delle più potenti facoltà presidenziali: il veto. Dallo studio ovale è partito il blocco al provvedimento votato dalla Camera 247 a 175 e che, prima, in Senato era passato 54 a 46. Di quale provvedimento parliamo? Della decisione del parlamento statunitense di fermare l’assistenza militare all’Arabia Saudita nella guerra in Yemen, decisione presa in reazione all’uccisione di Khashoggi, giornalista (del Washington Post) e oppositore del regime saudita (regime che nega diritti umani basilari ai propri sudditi in nome di una visione estremista dell’islam; per capirci le stesse cose che hanno giustificato la permanenza di truppe occidentali in Afghanistan per quasi due decenni) ucciso nel consolato saudita ad Istanbul.
L’assistenza militare americana all’Arabia Saudita per il conflitto yemenità è articolata e non se ne sa tantissimo, di sicuro senza il supporto americano sarebbe molto più difficile bombardare il Paese per i jet della coalizione sunnita che combatte contro le tribù sciite salite al potere (e sostenute dall’Iran).

In pratica il veto di Trump non solo toglie le speranze di “raffredare” il conflitto (il 7 aprile scorso, i sauditi avevano centrato un ospedale di Save The Children non smentendo la loro “distrazione” nel colpire obiettivi civili, anche quelli ben indicati nelle liste no target) ma dileggia chi nel mondo e negli Usa si batte per la difesa della libertà di stampa e di opinione, in nome di quell’asse con i sauditi che Washington ha rinsaldato creando, nei fatti, i presupposti per una possibile guerra con Teheran, in gioco geo-politico di sponde con Israele.

L’unica buona notizia – consentitemi il sarcasmo, amaro – è che per il made in Sardegna non ci saranno contraccolpi, le bombe costruite dalla RWM di Iglesias a dispetto della legge in vigore potranno continuare a finire ad un Paese in guerra e che viola i diritti umani

Articolo e foto tratti dal blog https://nicopiro.wordpress.com


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