Dalla Russia senza petrolio, ecco i primi miliardari delle App

Outsider: fondatori società giochi Playrix Igor e Dmitry Bukhman

APR 18, 2019 -

Mosca, 18 apr. (askanews) – Per qualcuno è davvero una buona notizia: due nuovi miliardari russi non dal settore delle materie prime e non dalla cerchia ristretta di qualcuno, ma due fratelli, gente ordinaria, dalla bella ma povera e un po dimenticata Vologda, che hanno raggiunto la super ricchezza grazie alle loro menti. Igor e Dmitry Bukhman si potrebbero quasi definire “i Sergey Brin russi”, se non fosse che Brin russo lo è davvero: nato a Mosca nel 1973, il fondatore di Google è collocato da Forbes al 13esimo posto tra gli uomini più ricchi del mondo, avendo raggiunto la sua fortuna a partire dai corsi all’università di Stanford (Usa) in una storia tutta americana.

È invece avendo ancora sullo sfondo i casermoni sovietici della periferia di Vologda che i fondatori della società di giochi Playrix Igor e Dmitry Bukhman sono diventati miliardari. Secondo Bloomberg la loro fortuna è pari a 2,8 miliardi di dollari, 1,4 miliardi a fratello. I fratelli Bukhman sono dunque di Vologda, che significa “la pura” nella lingua ugro-finnica e rappresenta una piccola perla antica per la cultura e il passato russo. Ma i due miliardari sono decisamente poco antichi. Anzi, sono la massima espressione della modernità. Hanno creato il loro primo videogame nel 2001, che gli fruttò 100 dollari al mese. Nel 2004, le loro entrate mensili della vendita di giochi hanno raggiunto 10.000 dollari. Fu allora che i Bukhman hanno registrato la società Playrix.

Oggi Playrix sviluppa giochi per smartphone e social network, tra cui Fishdom e Gardenscapes. Fishdom a novembre 2017 era stato scaricato 52 milioni di volte, con quasi 3 milioni di persone che ci giocavano ogni giorno. Per capire la portata: se dieci anni fa, salendo su una metropolitana russa, tutti erano intenti a leggere libri, oggi su un qualsiasi vagone è altamente probabile che alcuni passeggeri stiano giocando alla creazione dei fratelli Bukham. Ma il successo non è solo in Russia.

Oltre 30 milioni di utenti in tutto il mondo scelgono i prodotti dei fratelli di Vologda. I maggiori mercati per l’azienda sono gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone. NewZoo, che è impegnata nell’analisi dei giochi e degli eSports, stima i ricavi annuali di Playrix a 1,2 miliardi di dollari, la società è tra i primi dieci sviluppatori di giochi per iOS e Android. I cinesi per comprarla gliene hanno offerti 3. Oggi ha 1.000 dipendenti. Crea ricchezza. La maggior parte dei giochi Playrix è scaricabile gratuitamente e non contiene pubblicità. L’azienda guadagna principalmente sugli acquisti interni dei giocatori.

Nei giorni scorsi si erano diffuse notizie sulla possibile vendita della società per 3 miliardi, ma i due hanno smentito. Proprio mentre Playrix, con sede anche in Irlanda, per la prima volta entrava nella top ten dei più grandi editori di giochi per cellulari del mondo, secondo AppAnnie.

L’aspetto più intrigante di tutta la storia è però un altro. Non tanto i primati raggiunti da Playrix, ma soprattutto l’origine (e la solo apparente) marginalità dei due fondatori. Non moscoviti, non pietroburghesi, e neppure miracolati. Senza famiglie altolocate, senza università altolocate (vedi Stanford per Brin) e senza neppure un passato torbido che porta all’industria petrolifera.

La sede centrale ancora oggi si trova a Vologda, in quella provincia russa di cui non si sente mai parlare. E quando se ne parla, se ne parla male, come luogo di derelitti e reietti. È insolito – più che mai per un russo – rendersi conto che uno dei leader del mercato non è seduto da qualche parte nella capitale, ai piani alti della Federation Tower a Moscow-City, ma in una tranquilla cittadina su un fiume diverso da quello di Mosca.