Gaza, Sanità al collasso: difficile curare i palestinesi feriti

I timori di Msf a oltre un anno dalla Grande marcia del Ritorno

APR 1, 2019 -

Gaza, 1 apr. (askanews) – Una guerra infinita, subdola, persistente e fratricida; ogni anno almeno 200 palestinesi vengono uccisi e migliaia sono feriti dagli israeliani durante le manifestazioni nella striscia di Gaza, lungo il confine tra Israele e Palestina. Anche se Tel Aviv nega ogni responsabilità diretta.

Chi viene ferito, però, spesso con arti amputati o con lesioni infette, non sempre riceve cure adeguate e vive in uno stato di continua agonia. Il 30 marzo del 2018, poco più di un anno fa, migliaia di palestinesi si radunarono a Gaza per la Grande marcia del Ritorno, al fine di rivendicare il proprio diritto di ritornare, appunto, alle terre occupate dalle forze israeliane. Tra loro c’erano anche Ezzedine e Mohammed, palestinesi intenti a manifestare per la pace ma ridotti in fin di vita dai proiettili israeliani.

Oggi, a distanza di un anno da quell’evento, sono ancora in un letto d’ospedale.

“Il 30 marzo 2018 ero lì sulla frontiera per una manifestazione pacifica – dice Mohammed – non avevamo armi, ma ci hanno sparato addosso e io sono stato colpito”.

“Non rimasi a lungo alla manifestazione – aggiunge Ezzedine – dopo appena mezz’ora fui colpito e caddi. Qualcuno mi soccorse e mi accompagnò in ospedale dove fui operato alla gamba. Ma è più di un anno che soffro, ho dolori atroci”.

Un nuovo problema, ora, è il sovraffollamento degli ospedali, anche perché, secondo gli Israeliani Hamas preferisce investire in armi piuttosto che in strutture sanitarie e molti medici stanno abbandonando i territori. Al momento, solo nella clinica di Medici senza frontiere, ong che ogni anno cura almeno 4000 palestinesi, tutti i giorni ci sono centinaia di persone che aspettano su sedie di plastica o barelle improvvisate di poter essere curate prima che le ferite si infettino, causando il rischio di un’amputazione.

“C’è molta preoccupazione – spiega Carla Melki, di Medici senza frontiere – il sistema sanitario non sarà mai in grado di assorbire una tale quantità di feriti. Siamo pronti ad affrontare le emergenze ma siamo in difficoltà per i casi più gravi”.

Fortunatamente Israele ha deciso di aprire le porte dei propri ospedali autorizzando le cure per alcuni dei palestinesi feriti. Il Cogat, l’organismo israeliano responsabile per queste autorizzazioni, ha confermato di aver rilasciato almeno 100 permessi in tal senso su 500 richieste totali.