18 – Buchi Neri: la Scienza all’estremo

Crediamo che il fascino e le peculiarità di questi misteriosi oggetti celesti meritino ancora qualche approfondimento. Proviamo allora ad entrarci…

Buco Nero
Rappresentazione Artistica di un buco nero

Indice

 

Varchiamo l’orizzonte

Quale appassionato di astronomia non si è mai chiesto come sarebbe attraversare l’orizzonte degli eventi di un buco nero? Proviamo a dare qualche risposta, sebbene sia ovvio che il nostro viaggio sarebbe terminato ben prima di avvicinarci al limite di non ritorno. Che poi, siamo certi di questo? Ricordiamo la geniale invenzione del Professore di The Black Hole, accattivante pellicola degli anni ‘70, e non disperiamo che un giorno ciò possa accadere in sicurezza.

Allora, ci troviamo proprio sulla soglia di un buco nero. Ci guardiamo intorno per raccogliere le ultime sensazioni dal mondo che conosciamo e portarle con noi. Potremmo notare però un fatto strano: guardando dritto davanti a noi, ci troveremmo faccia a faccia con la nostra immagine riflessa. Ciò è dovuto alla estrema curvatura dello spazio, la quale devia la luce su un percorso quasi circolare attorno al buco nero, ripresentandoci una nostra vecchia immagine (effetto dei cosiddetti anelli di Einstein). A seconda del percorso fatto, questa immagine “allo specchio” proverrà da un passato più o meno remoto – da secondi, ore, o addirittura anni!

Superata la sorpresa, ci giriamo verso il pilota dell’astronave che ci ha portato fino a qui, per un ultimo saluto, e superiamo la soglia. Subito inizieremo la nostra vertiginosa caduta verso il centro, un viaggio alla velocità della luce, verso l’attrattore irresistibile. Il pilota dell’astronave, a distanza di sicurezza, tuttavia rimane lì, continua a salutare, aspettando di vederci scomparire. Questo perché all’osservatore il nostro tempo appare rallentato a causa della nostra accelerazione, fino a sembrare di arrestarsi, mentre noi che ci muoviamo non avvertiremo nulla di strano nel fluire del tempo (abbiamo accennato a questo concetto nel Capitolo 3). Noi, comunque, non possiamo curarci del pilota. Abbiamo ben altri pensieri

 

Entriamo nel buco

Eccoci dentro. Percorriamo il raggio di Schwarzschild, che dalla superficie ci porta in caduta libera verso il centro, e la nostra trasformazione fisica ha inizio. Poiché la gravità è così forte, gli effetti sui nostri piedi, più vicini al centro, saranno più forti di quelli sulla testa. Il rischio più grave è quello di essere smembrati dall’eccessivo esercizio di stretching.

spaghettificazione

Ma potremmo anche rimanere intatti, continuando a viaggiare sotto forma di spaghetti (qualcuno usa proprio il termine “spaghettificazione”). Paradossalmente, converrebbe esplorare un buco nero molto massiccio rispetto a uno più modesto, in quanto nei primi la differenza tra l’attrazione gravitazionale avvertita su punti diversi del nostro corpo è minore, e potremmo quindi sperare di mantenere le sembianze umane…per un po’ ancora.

Destinazione raggiunta

In qualsiasi forma, sicuramente non più la nostra, arriveremo senza dubbio al centro. E una volta giunti alla singolarità, entreremo a farne parte. Diventeremo anche noi singolarità, contribuendo ad accrescere la sua massa, e quindi il suo potere. Qui nella singolarità, dove la densità è infinita (massa enorme racchiusa in un punto di raggio uguale a zero), non valgono le leggi della fisica che gli scienziati conoscono, e che chiunque sulla Terra sperimenta. La singolarità esercita una curvatura così pronunciata sul tessuto spazio-tempo da mescolare le due dimensioni, cosicché il tempo smette di scorrere, mentre a muoversi in un’unica direzione è lo spazio, inesorabilmente verso la singolarità. È come se il tempo acquisisse le caratteristiche dello spazio, e lo spazio quelle del tempo. Come ciò possa venire percepito da un osservatore…diciamo che lo lasciamo alla fantasia.

 

Usciamo dal buco?

Non si può! O forse sì? Abbiamo ribadito mille volte che nulla può sfuggire alla gravità del buco, che è appunto nero. Forse non è proprio così. Il genio e Premio Nobel Stephen Hawking fu il primo a ipotizzare che, in realtà, i buchi neri potrebbero evaporare, cioè dissolversi, rilasciando in qualche forma quanto ingoiato. Le teorie di Hawking partono dal presupposto che le informazioni rubate all’Universo non possano scomparire, ma debbano in qualche modo rimanere accessibili, in quanto nulla nel cosmo si crea, né si distrugge. Comunque sia, se noi fossimo parte di queste informazioni potremmo prima o poi tornare all’Universo.

Un altro modo per lasciare le grinfie del buco nero potrebbe essere l’attraversamento di un tunnel, che le leggi fisiche permettono all’interno dei buchi neri. Questi cunicoli, chiamati wormholes, non esclusi dalla relatività, potrebbero consentire alla materia di sbucare all’esterno, passando da un cosiddetto “buco bianco”. A causa della curvatura impressa sullo spazio dal buco nero, il wormhole potrebbe congiungere due regioni molto distanti tra loro, rendendo quindi possibili i viaggi interstellari e intergalattici con tempistiche accettabili, altrimenti impossibili per i limiti di velocità della luce. E poiché a deformarsi non è solo lo spazio, ma lo spazio-tempo, i wormhole potrebbero addirittura consentire i viaggi temporali.

 

Buchi neri per tutti i gusti

Come per ogni viaggio, prima di partire abbiamo prima consultato il catalogo delle destinazioni disponibili, per scegliere la meta da visitare. Come detto nel Capitolo precedente, infatti, i buchi neri non sono tutti uguali. Finora abbiamo parlato soprattutto dei buchi neri stellari, quelli che si formano quando una stella molto massiccia collassa su sé stessa. Questi oggetti possono essere costituiti anche da poche masse solari. Ma i buchi neri si nutrono, fagocitando materia o fondendosi con altri buchi neri. Se mangiano a sufficienza, anche quelli modesti possono raggiungere fino a milioni o addirittura miliardi di masse solari! Si parla allora di “buchi neri supermassicci”.

Secondo i modelli ipotizzati dai fisici, i buchi neri possono formarsi anche in altri modi. Ad esempio, buchi neri supermassicci potrebbero generarsi a seguito del collasso di enormi nubi di gas, o di un ammasso stellare. Si ipotizza anche che buchi neri possano essersi formati nei primi istanti di vita dell’Universo, a causa di drastiche fluttuazioni nella densità del cosmo neonato, ancora dominato dalla radiazione, che avrebbe portato a imponenti collassi gravitazionali, generando i “buchi neri primordiali”. Per ricordarci di quei caotici momenti, possiamo rileggere i primi Capitoli di questa storia (Capitolo 5, Capitolo 6).

Non tutti sanno, poi, che la teoria non esclude anche l’esistenza di buchi neri minuscoli, con raggi anche di pochi millimetri. Questi piccoli giganti invisibili avrebbero potuto formarsi nell’Universo primordiale, quando la materia era molto più densa di oggi. Probabilmente molti sono già scomparsi, evaporati appunto, ma chissà, potrebbero anche aggirarsi nel sistema solare, senza creare particolari danni.

 

Il ruolo benefico dei buchi neri

È proprio vero che c’è del buono in tutto e tutti. Anche i personaggi apparentemente più violenti ed egoisti in realtà possono essere utili al prossimo. Come tra gli esseri umani, così anche tra gli oggetti celesti. E così, si ritiene che questi insaziabili cannibali siano addirittura parte del motore vitale che consente l’esistenza e l’evoluzione del cosmo, in particolare quelli più grandi situati al centro delle galassie. Quando una stella si avvicina molto all’orizzonte degli eventi senza però attraversarlo, non viene inghiottita in un sol boccone, ma sarà “spaghettificata”, deformata dai fortissimi effetti mareali. Ciò può generare un “evento di distruzione mareale” chiamato anche “supernova accidentale”, una fiammata (burst) che disintegra la stella producendo una nube di materia che in parte viene scagliata nello spazio circostante a velocità elevatissime. Le potenti onde d’urto che si producono favoriscono la formazione di nuovi agglomerati di gas e polvere, un processo che, come sappiamo, può dare origine a nuove stelle e nuovi pianeti, e magari a forme di vita.

Insomma, mai fermarsi alle prime impressioni, mai giudicare qualcuno prima di conoscerlo veramente. I buchi neri sono un potere distruttivo, che però può anche donare nuova linfa al cosmo. Sono oggetti che mettono a dura prova la nostra capacità di immaginare la realtà che li regola, ma non è detto che ciò che accade al loro interno sia negativo…è semplicemente diverso. E forse, chissà, potrebbero anche celare passaggi segreti che un giorno consentiranno a viaggiatori provenienti da angoli remoti dell’Universo di incontrarsi, finalmente.

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9 Commenti    |    Aggiungi un Commento

  1. Bellissimo articolo. Questi Wormholes (sempre la mia idea fissa) porterebbero in un altro Universo? Se invece portassero in un altro punto del nostro Universo cosa si dovrebbe vedere?

  2. @Gaetano M. , tieni presente che parliamo di un tipo di fisica molto speculativa, quindi prendi quanto dico con le pinze...

    In linea teorica, un wormhole potrebbe portarti (istantaneamente o quasi) ovunque nello spazio e... Nel tempo, ovviamente sotto certe condizioni molto particolari.

    Mentre il punto di ingresso coinciderebbe con un BN, magari supermassiccio e al centro di una galassia, il punto di uscita si presenterebbe come un Buco Bianco, che visivamente somiglierebbe per diversi aspetti ad un quasar o ad un oggetto sferico con una forte emissione di raggi gamma.

    Potrebbe anche portare in altri universi (e con questo risolvere i problemi di loop temporali che potrebbero crearsi se si aprissero nel medesimo universo da cui provengono e collegarsi alla teoria del multiverso) o addirittura creare un universo.

    Alcune teorie spingono a pensare che un Buco Bianco si presenterebbe come un universo in espansione...

  3. Citazione Originariamente Scritto da Gaetano M. Visualizza Messaggio
    Bellissimo articolo. Questi Wormholes (sempre la mia idea fissa) porterebbero in un altro Universo? Se invece portassero in un altro punto del nostro Universo cosa si dovrebbe vedere?
    Grazie mille! Ho evitato di accennare a possibili connessioni tra più universi perché ci saremmo inoltrati in un ambito ancor più speculativo...appunto. Però certo, non si può escludere

  4. Bella anche la seconda puntata sui buchi neri.

    Non riesco a capacitarmi del fatto che tanta materia sia concentrata in un punto di raggio 0 o in ogni caso un una parte di spazio molto più piccolo di un atomo. Per non parlare della singolarità del big bang. Se pur è una evidenza matematica mi sembra al di fuori di ogni esperienza umana.

  5. Beh, questo ce lo dicono le attuali leggi della fisica note, che però proprio perchè implicano delle singolarità sono incomplete. Chissà cosa c'è veramente dietro a quello che pensiamo, forse cose ancora più sorprendenti...

  6. Citazione Originariamente Scritto da Alby68a Visualizza Messaggio
    Bella anche la seconda puntata sui buchi neri.

    Non riesco a capacitarmi del fatto che tanta materia sia concentrata in un punto di raggio 0 o in ogni caso un una parte di spazio molto più piccolo di un atomo. Per non parlare della singolarità del big bang. Se pur è una evidenza matematica mi sembra al di fuori di ogni esperienza umana.
    Assolutamente al di fuori di ogni esperienza umana! Anche se, in qualche forma, nella singolarità del Big Bang c'eravamo tutti

  7. Bell’articolo si,affascinante, che non può altro che farci fantasticare. Ma provando ad ipotizzare una situazione diciamo concreta e “fattibile”,riusciremmo o riusciremo mai (chissà) a saperne un po’ di più? Chessò: immaginiamo di avere una sonda ben lontana da noi,come ad esempio il nostro voyager(ma ipotizziamolo molto più distante da noi,più duraturo,evoluto e sofisticato),che ci trasmette i dati; noi ci troviamo a distanza di sicurezza, ma la sonda si avvicina al buco nero ok? Potrebbe inviarci immagini o dati che mai potremmo riuscire a rilevare (in)direttamente? le informazioni che ci trasmetterebbe arriverebbero con sempre più ritardo fino a non poterci più raggiungere,giusto? Quale potrebbe essere tale limite? Fino a che punto potremmo avvicinarci per scrutarlo senza venirne fagocitati?

  8. Credo che per quanto sofisticate e resistenti le future sonde, ahimè!, non riusciranno mai a trasmettere info una volta superato l'orizzonte degli eventi. Dopo quel confine non esce nulla dal buco nero...almeno nel nostro universo...

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  9. Citazione Originariamente Scritto da davide1334 Visualizza Messaggio
    Bell’articolo si,affascinante, che non può altro che farci fantasticare. Ma provando ad ipotizzare una situazione diciamo concreta e “fattibile”,riusciremmo o riusciremo mai (chissà) a saperne un po’ di più? Chessò: immaginiamo di avere una sonda ben lontana da noi,come ad esempio il nostro voyager(ma ipotizziamolo molto più distante da noi,più duraturo,evoluto e sofisticato),che ci trasmette i dati; noi ci troviamo a distanza di sicurezza, ma la sonda si avvicina al buco nero ok? Potrebbe inviarci immagini o dati che mai potremmo riuscire a rilevare (in)direttamente?
    Mah, forse potrebbe darci indicazioni sul dragging (trascinamento) dello spazio - tempo, e sulle dinamiche di deformazione dello stesso (vortex e tendex). Magari anche indicazioni su materia ed energia oscura (se esistono).
    Potrebbe fornirci indicazioni più raffinate del suo disco di accrescimento e dei getti relativistici. Ma da oltre l'OE non può giungere nulla, quindi ci sono dei limiti invalicabili in ogni caso.

    Citazione Originariamente Scritto da davide1334 Visualizza Messaggio
    le informazioni che ci trasmetterebbe arriverebbero con sempre più ritardo fino a non poterci più raggiungere,giusto?
    Non solo trasmissione più lenta, ma anche passaggio a lunghezze d'onda maggiori (redshift gravitazionale).

    Citazione Originariamente Scritto da davide1334 Visualizza Messaggio
    Quale potrebbe essere tale limite? Fino a che punto potremmo avvicinarci per scrutarlo senza venirne fagocitati?
    Fintanto che un vortex o un tendex non distruggano la navicella, o un banale effetto di marea non la spezzi. Ma, forse, prima sarà bruciata dall'energia sprigionata del disco di accrescimento.