sabato 7 ottobre 2017
Un giudice brasiliano ha concesso la libertà provvisoria. L'ex terrorista, condannato all'ergastolo in Italia per 4 omicidi, era stato arrestato 3 giorni fa per sospetta evasione fiscale e riciclaggio
Cesare Battisti, fotografato nel 2011 a Brasilia (Ansa)

Cesare Battisti, fotografato nel 2011 a Brasilia (Ansa)

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Mentre l'Italia preme per la sua estradizione, un giudice brasiliano ha concesso la libertà provvisoria a Cesare Battisti, l'ex terrorista di estrema sinistra che era stato arrestato mercoledì a Corrumba, alla frontiera con la Bolivia, mentre cercava di lasciare il Brasile. Il magistrato Josè Marcos Lunardell del Tribunale Federale della Terza regione, a San Paolo, gli ha concesso la libertà provvisoria in cambio del suo impegno a presentarsi mensilmente in tribunale per dimostrare la sua residenza e a non lasciare la città in cui vive, San Paolo, senza l'autorizzazione del tribunale.

Battisti ha lasciato nella notte italiana il commissariato di Corrumba, nel Mato Grosso do Sul, ed è rientrato nella sua casa sul
litorale di San Paolo, dove risiede. L'ex terrorista dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) è stato arrestato mercoledì nella città al confine con la Bolivia con l'accusa di esportazione di valuta (aveva con sé una somma eccedente i limiti brasiliani, 6mila dollari e 1.300 euro) e riciclaggio di denaro.

Poche ore prima, la difesa di Battisti aveva chiesto alla Corte Suprema di impedire una possibile decisione del governo brasiliano di
estradarlo in Italia. La richiesta di estradizione non è stata ancora confermata ufficialmente dal governo brasiliano, ma le autorità italiane sono determinate a riportarlo in Italia e ad assicurarlo alla giustizia dopo 36 anni di latitanza tra Francia, Messico e Brasile.

La condanna a 4 ergastoli in Italia

L'ex terrorista è stato condannato in Italia a 4 ergastoli per altrettanti omicidi negli anni di piombo. È arrivato in Brasile nel 2004 ed è stato arrestato tre anni dopo. L'Italia chiese la sua estradizione, accettata dalla Corte Suprema. Ma nell'ultimo giorno del suo mandato, il 31 dicembre 2010, il presidente Luiz Inacio lula da Silvia decise che Battisti doveva rimanere in Brasile e gli concesse lo status di rifugiato politico con un decreto confermato dalla Corte suprema che innescò una crisi diplomatica con l'Italia.

Dopo l'arresto a Corrumba, Batisti aveva detto di non temere l'estradizione proprio perché si sente protetto da quel decreto. Ma l'aver commesso un reato, esportazione di valuta in riferimento ai 6.000 dollari e 1300 euro di cui è stato trovato in possesso, ha creato "un fatto nuovo" che può favorire la sua estradizione, come ha spiegato il ministro della Giustizia, Torquato Jardim. È la conferma che il clima in Brasile è cambiato.

Il piano brasiliano per l'estradizone

Nelle ultime ore è emerso che il governo del presidente Michel Temer avrebbe un piano già pronto per la sua estradizione in cambio dell'impegno italiano a far scontare a Battisti la massima pena prevista dalla legislazione brasiliana, e dunque 30 anni e non l'ergastolo.

Il presidente conservatore Temer è favorevole all'estradizione, consapevole che potrebbe avere un impatto positivo per la sua immagine: ora attende la documentazione da parte del ministero della Giustizia e del ministero degli Esteri e il parere legale dell'ufficio giuridico della presidenza per annunciare la sua posizione. Il governo non vuole incappare in scivoloni giuridici perché, anche tra coloro che sostengono l'estradizione, c'è chi ritiene che la questione possa poi essere impugnata dinanzi alla Corte Suprema Federale. Anche se non c'è alcuna scadenza, Temer è stato consigliato di annunciare la sua decisione il più presto
possibile.

La strada dell'espulsione di Battisti è invece impraticabile perché ha un figlio brasiliano e la Costituzione lo proibisce.


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