Futuro premier. Silvio Berlusconi punta su Antonio Tajani (Ansa)
L’investitura era già cosa nota. Ma ieri Silvio Berlusconi l’ha rafforzata ancor di più, rinnovando stima e apprezzamento per il presidente del Parlamento europeo: «Antonio Tajani è un uomo giusto per rivestire l’incarico di presidente del Consiglio». Nel riconoscere come l’eventuale «trasloco» di Tajani possa costituire una «perdita» di rappresentanza del nostro Paese a Bruxelles, il leader di Forza Italia è però convinto che la sua figura possa riportare «l’Italia a contare sulla scena internazionale».
Un endorsement che Tajani accoglie con garbo, ma senza eccessivo entusiasmo: «Ne sono onorato», fa sapere in un’intervista alla Welt, ma «vorrei restare presidente del Parlamento Europeo, è importante per l’Italia». E si dice pronto a fare «tutto per lavorare ancora nell’interesse dell’Europa». Sull’esito delle urne Berlusconi non sembra aver dubbi («Siamo in vantaggio e avremo la maggioranza»). Tanto da aggiungere di «aver già pronto il decreto per togliere per 6 anni tutte le tasse a chi assume giovani». Chi lo conosce, continua a pensare che abbia pronto pure un piano B, che esclude le «larghe intese perché in Italia, non siamo come la Germania» e considera come scenario possibile il ritorno al voto (nel 2019, infatti, verrà meno l’incandidabilità dovuta alla condanna per frode fiscale in base alla legge Severino, così l’ex-Cav potrebbe disporre della «piena agibilità politica» e riproporsi come candidato premier).
«Sono a disposizione», ripete lui, ripercorrendo a ritroso la propria storia e ricordando che la decisione di «mettersi al servizio del Paese risale al 1994». Rispetto alle forze concorrenti e al programma (flat tax e innalzamento delle pensioni minime su tutto) il leader forzista ribadisce le proprie convinzioni: il Pd «è una scatola vuota» e i Cinquestelle «non saprebbero amministrare un’edicola». Poi, per tenere coeso lo schieramento, fa sapere che parteciperà alla manifestazione unitaria di giovedì a Roma, senza lasciare spazio a una presenza di CasaPound (che strizza l’occhio al segretario leghista Matteo Salvini): «La nostra coalizione non ha nulla a che fare con loro, né ora, né in futuro», taglia corto Berlusconi.
Ma Salvini lo punzecchia sulla questione premiership: «Le carte le danno gli italiani. Io conto che la Lega sia la forza più importante del centrodestra». In un giro di interviste su radio e tv, il leader del Carroccio parla a ruota libera. Da un lato, annuncia che «il governo Salvini avrà un ministero per i disabili» e dall’altro prova a difendere la discussa scelta di esibire in un comizio un Rosario e un Vangelo mentre giurava sulla Costituzione: «Nel Vangelo sul quale ho giurato si legge "ero straniero e mi avete accolto ero forestiero e mi avete ospitato"? Nella mia Italia, l’immigrazione ha regole e limiti – ribatte su Rtl 102.5 –. Con 5 milioni di italiani in povertà il "prossimo mio" è a Milano, Napoli, Torino, Roma».
Più tardi, torna sulla questione, non nascondendo le proprie ambizioni: «Sono in contatto con parroci, missionari, cardinali. Spero d’incontrare il Santo Padre un giorno, da presidente del Consiglio, e spiegargli che idea di convivenza civile ho in mente». Dal Pd, arriva la frecciata del segretario Matteo Renzi: «Quando si arriva al punto di strumentalizzare la fede, non si commette un atto ingiusto nei confronti della comunità, ma nei confronti dei credenti».