mercoledì 28 febbraio 2018
Ma il leader di Forza Italia pensa anche a un suo ritorno nel 2019. Resta aperto però il confronto con Salvini che si autocandida.
Futuro premier. Silvio Berlusconi punta su Antonio Tajani (Ansa)

Futuro premier. Silvio Berlusconi punta su Antonio Tajani (Ansa)

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L’investitura era già cosa nota. Ma ieri Silvio Berlusconi l’ha rafforzata ancor di più, rinnovando stima e apprezzamento per il presidente del Parlamento europeo: «Antonio Tajani è un uomo giusto per rivestire l’incarico di presidente del Consiglio». Nel riconoscere come l’eventuale «trasloco» di Tajani possa costituire una «perdita» di rappresentanza del nostro Paese a Bruxelles, il leader di Forza Italia è però convinto che la sua figura possa riportare «l’Italia a contare sulla scena internazionale».

Un endorsement che Tajani accoglie con garbo, ma senza eccessivo entusiasmo: «Ne sono onorato», fa sapere in un’intervista alla Welt, ma «vorrei restare presidente del Parlamento Europeo, è importante per l’Italia». E si dice pronto a fare «tutto per lavorare ancora nell’interesse dell’Europa». Sull’esito delle urne Berlusconi non sembra aver dubbi («Siamo in vantaggio e avremo la maggioranza»). Tanto da aggiungere di «aver già pronto il decreto per togliere per 6 anni tutte le tasse a chi assume giovani». Chi lo conosce, continua a pensare che abbia pronto pure un piano B, che esclude le «larghe intese perché in Italia, non siamo come la Germania» e considera come scenario possibile il ritorno al voto (nel 2019, infatti, verrà meno l’incandidabilità dovuta alla condanna per frode fiscale in base alla legge Severino, così l’ex-Cav potrebbe disporre della «piena agibilità politica» e riproporsi come candidato premier).

«Sono a disposizione», ripete lui, ripercorrendo a ritroso la propria storia e ricordando che la decisione di «mettersi al servizio del Paese risale al 1994». Rispetto alle forze concorrenti e al programma (flat tax e innalzamento delle pensioni minime su tutto) il leader forzista ribadisce le proprie convinzioni: il Pd «è una scatola vuota» e i Cinquestelle «non saprebbero amministrare un’edicola». Poi, per tenere coeso lo schieramento, fa sapere che parteciperà alla manifestazione unitaria di giovedì a Roma, senza lasciare spazio a una presenza di CasaPound (che strizza l’occhio al segretario leghista Matteo Salvini): «La nostra coalizione non ha nulla a che fare con loro, né ora, né in futuro», taglia corto Berlusconi.


Ma Salvini lo punzecchia sulla questione premiership: «Le carte le danno gli italiani. Io conto che la Lega sia la forza più importante del centrodestra». In un giro di interviste su radio e tv, il leader del Carroccio parla a ruota libera. Da un lato, annuncia che «il governo Salvini avrà un ministero per i disabili» e dall’altro prova a difendere la discussa scelta di esibire in un comizio un Rosario e un Vangelo mentre giurava sulla Costituzione: «Nel Vangelo sul quale ho giurato si legge "ero straniero e mi avete accolto ero forestiero e mi avete ospitato"? Nella mia Italia, l’immigrazione ha regole e limiti – ribatte su Rtl 102.5 –. Con 5 milioni di italiani in povertà il "prossimo mio" è a Milano, Napoli, Torino, Roma».

Più tardi, torna sulla questione, non nascondendo le proprie ambizioni: «Sono in contatto con parroci, missionari, cardinali. Spero d’incontrare il Santo Padre un giorno, da presidente del Consiglio, e spiegargli che idea di convivenza civile ho in mente». Dal Pd, arriva la frecciata del segretario Matteo Renzi: «Quando si arriva al punto di strumentalizzare la fede, non si commette un atto ingiusto nei confronti della comunità, ma nei confronti dei credenti».


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