sabato 21 ottobre 2017
Sette anni di inchieste di tutte le forze di polizia contro il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata raccolti in uno studio del Ros
Il mestiere della droga, la mappa delle cosche
COMMENTA E CONDIVIDI

«Il traffico di sostanze stupefacenti è il lavoro di noi che facciamo parte della ’ndrangheta: la ’ndrangheta non ha come scopo il narcotraffico», dice Rocco Marando, collaboratore di giustizia: un pentito di ’ndrangheta: moneta molto rara. «La droga per noi è un "mestiere", mentre la ’ndrangheta è una famiglia che vuole ordine e che evita di avere problemi e fastidi con le forze di polizia» dice ancora.Ciascun locale (struttura territoriale della ’ndrangheta che raggruppa più famiglie -’ndrine- e prende il nome dal luogo -"locale"- in cui si riunisce) ha una cassa comune, una "valigetta" nella quale vengono versate quote dei proventi delle attività illecite. E quando poi si va a scavare nei patrimoni arriva un’altra conferma della propensione al risparmio che hanno le cosche: nei conti dei dei camorristi per esempio, si trovano un sacco di finanziamenti aperti; in quelli degli ’ndranghetisti invece (se si riesce a risalire lungo la filiera di teste di legno e prestanome cui sono intestati) si trovano polizze assicurative e fondi d’investimento. La cartina qui a fianco è stata elaborata sulla base delle principali inchieste di narcotraffico raccolte dal Ros di Milano, ed è anche la mappa delle famiglie mafiose (quasi tutte cosche di ’ndrangheta). O, detto in altri termini, significa che non c’è inchiesta di ’ndrangheta (e di criminalità organizzata) in cui non ci sia anche droga. I pochi nomi illustri che mancano lo devono forse al fatto che nel periodo d’indagine preso in esame erano già in carcere per qualche altra condanna. Eppure circa metà (49 %) delle indagini per narcotraffico riguardano la criminalità comune, mentre soltanto l’11% di esse sono state condotte contro le organizzazioni mafiose; le restanti indagini interessano infine gruppi criminali di diverse etnie. La ’ndrangheta, quindi la più forte delle organizzazioni mafiose, con il 7% di provvedimenti giudiziari a suo carico, non sale neanche sul podio dei narcotrafficanti, staccata dalla criminalità comune, preceduta da albanesi e dai maghrebini (11% a testa) ed eguagliata dai cinesi. È quello che con un luogo comune si chiama "un dato da interpretare".

Terra, mare e neve

«Allora non hai capito eh…io là carico due, trecento alla volta… quattrocento… cinquecento… eh ma garantito al mille per mille…». «Ho il sistema… gli do il lucchetto…e un numero e… a posto, arrivano aprono e prendono. Hai capito come funziona?». A parlare è Esposito Criolesi intercettato al telefono con Salvatore Strangio (legato alla famiglia pelle di San Luca) nell’indagine "Tenacia" Criolesi ha appena presentato a Strangio la possibilità di organizzare l’importazione grazie ai rapporti che ha con la sorella di Pablo Escobar: «Io sono in contatto con la sorella ora...». Funziona che la cocaina viene infilata in borsoni e caricata nei container, di cui l’organizzazione possiede chiavi e sigillo; al porto di arrivo si preleva e si richiude. Ma è solamente uno dei modi. Un altro sistema consiste nell’utilizzare camere d’aria riempite di polvere bianca e infilate nelle prese d’acqua di raffreddamento dei motori delle navi e poi recuperate da sommozzatori con operazioni in stile Comsubin. La droga pagata all’origine, in tal modo il prezzo si riduce sensibilmente (da 36mila a 4mila euro al chilo). Un uomo delle cosche rimane sul posto per un mese o più "a garanzia", cioè in ostaggio dei narcos in uno dei porti del Sudamerica, fino alla consegna. Gli scali in Europa sono Algeciras (in Spagna, a mezz’ora da Gibilterra), porta del mediterraneo e del narcotraffico, Gioia Tauro, naturalmente, ma anche Genova, e i porti del nord Europa (Amburgo, Anversa, Rotterdam, Amsterdam). E poi armi dalla Svizzera: «Fucili mitragliatori, quelli americani, quelli nuovi». Quintali di cocaina… fucili d’assalto… ed è la stessa inchiesta che ha messo in luce la partecipazione della ’ndrangheta in una società di costruzioni (la Perego General Contractor) che puntava a entrare in Expo, e il conseguente tentativo delle cosche, attraverso un’operazione finanziaria azzardata, di subentrare in un’altra società quotata in borsa. Narcotraffico significa una vagonata di denaro contante, con cui si comprano armi, e che può essere investito in qualsiasi attività, a partire dal movimento terra, in cui la ’ndrangheta è specializzata. Droga, contante e armi sono le condizioni materiali con cui si applica il metodo mafioso: intimidazione, assoggettamento e omertà, gli elementi in base ai quali il nostro ordinamento definisce il reato di associazione mafiosa.

Il Nord senza il Sud non esiste

Come testimonia Antonino Belnome, anch’egli collaboratore di giustizia: «Un locale è forte quando ha le sue radici in Calabria; potrebbe avere un’autonomia al Nord, però è un locale debole e va dove tira il vento. Se non avete un cordone ombelicale con il vostro paese d’origine…Il Nord non conta niente senza la Calabria». E i locali in Lombardia sono tutti forti, con l’eccezione di Rho (che ha una matrice di provenienza eterogenea). Il collegamento con la casa madre serve anche a comprare grandi stock di cocaina dai narcos: gli esponenti dei locali lombardi si accordano con le loro cosche di riferimento in Calabria, che cofinanziano, e poi si ripartiscono gli utili. Si è parlato per il Nord di colonizzazione al contrario, ma a pensarci bene è una definizione che risente di un pregiudizio antico, da ex-colonizzatori: che il colonizzatore sia più evoluto, possa cioè vantare una qualche superiorità riconosciuta sul colonizzato. Ma il colonizzatore si impone con la forza e basta. Quella della ’ndrangheta al Nord, non solo in Lombardia, è una colonizzazione, come testimoniano gli ultimi dati della Cgia di Mestre:Trentino Alto Adige del +188% di estorsioni (periodo 2010-2015), Emilia Romagna del +172,8% Friuli Venezia Giulia +125,4% Veneto, +79,5%. La differenza è che, se viene bruciato uno scavatore, per esempio, a Buccinasco, qualsiasi stazione di polizia sul territorio ha l’esperienza per decifrare e collegare l’accaduto; se succede a San Donà di Piave, la stessa cosa continua a essere vista come una baruffa chiozzotta tra padroncini. Anche la ritualità della ’ndrangheta, con i suoi summit sottoforma di "mangiate", la sua ghirlanda di "fiori", le 14 doti cioè da "picciotto" a "infinito" (e oltre), è sì un sistema di compensi di controllo (è strutturale), ma è anche letterale: accenna a qualcosa che c’è sempre, e che a un dato momento può sempre manifestarsi. E cos’è questo sottinteso, se non il ricorso alla violenza?

Come un insetto su una cupola

Com’è possibile allora che organizzazioni così, a Milano, in una delle capitali europee del consumo di cocaina, "fatturino" soltanto il 7% di droga? Compaiano cioè in una percentuale così bassa dei provvedimenti giudiziari relativi al narcotraffico? Immaginiamo di seguire gli spostamenti di un minuscolo insetto sulla cupola di un grande edificio. L’insetto si muove come se fosse su un foglio di carta: dal suo punto di vista, piccolo com’è, il suo è un mondo a due dimensioni, una superficie piana, ma per noi è la metà di una sfera. Immaginiamo adesso uno spacciatore… anche lui si muove. Da una piazza di spaccio all’altra, da una consegna a un appuntamento con il fornitore. Anche i suoi di spostamenti sono controllati, da un investigatore che unisce i punti e comincia a allargare il cerchio delle indagini: diciamo per esempio da Corso Garibaldi, a Milano a Settimo Milanese, a Monasterace, a Gioia Tauro, verso un porto del Brasile. A quel punto l’indagine è per traffico internazionale di stupefacenti, e può prendere due strade, regolamentate dal 73 e 74 del dpr 309/90, rispettivamente traffico di stupefacenti e associazione a delinquere (organizzazione) finalizzata al traffico di stupefacenti. Torniamo all’insetto: nel frattempo ha percorso un buon tratto della volta, convinto di procedere in linea retta, mentre in realtà sta tracciando una curva gobba. Ora, se l’obiettivo è semplicemente localizzarlo sono sufficienti due coordinate. Se invece vogliamo collegare i suoi spostamenti all’ambiente in cui si muove, dobbiamo considerare non solo gli spostamenti lungo la verticale, ma anche come cambia il suo orientamento nel tempo di quegli spostamenti o, detto in altre parole, la profondità. Questo è ciò che fanno rispettivamente gli articoli 73 e 74: uno inquadra uno scambio, un movimento; l’altro un’organizzazione, una forma. Quasi tutte le indagini sul narcotraffico oggi sono per traffico di stupefacenti anziché per associazione finalizzata al traffico, e i motivi che fanno pendere la bilancia in favore dell’articolo 73 sono tanti: indagini più semplici e meno costose (niente rogatorie a paesi poco collaborativi, non si deve provare la provenienza della droga né l’esistenza di un’associazione), condanne sicure e pene adeguate. Poi ci sono i motivi legati all’amministrazione della giustizia – nel primo caso sono competenti le procure, nel secondo solamente la Dda – alla politica e all’opinione pubblica, a cui interessano avere le strade pulite dagli spacciatori, e, solamente poi, capire che organizzazioni hanno alle spalle. Sui costi forse ci sarebbe qualcosa da ridire: sequestrare un bene alla mafia significa restituirlo allo Stato e alla collettività, sequestrare cocaina vuol solo dire doverla smaltire come rifiuto speciale. In ogni caso qual è il costo? Nell’esempio dell’insetto, un punto di vista lineare significa continuare a pensare che egli vada in una direzione, mentre in realtà, giunto alla sommità della cupola, procede in senso esattamente opposto. Nel nostro caso si perde il quadro della realtà criminale. Il costo insomma è incluso in quel 7%, e in quel 49%(che può anche essere la percentuale ancora ignota, da attribuire), che non descrivono più rispettivamente il traffico di droga mosso da un’organizzazione criminale e quello della criminalità comune, descrivono piuttosto quanto si è fatto ricorso ad un articolo di legge invece che a un altro.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: