mercoledì 13 febbraio 2019
Al via la causa di beatificazione di don Pietro Margini. Fondò il movimento Familiaris Consortio: negli anni ’50 propose ad alcune coppie di fidanzati un ideale di vita ispirato alle prime comunità
Al centro don Pietro Margini, fondatore del movimento Familiaris Consortio

Al centro don Pietro Margini, fondatore del movimento Familiaris Consortio

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Con un proprio editto il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, ha dato inizio al processo canonico «circa la vita, le virtù e la fama di santità in specie e i fatti straordinari in genere» del servo di Dio monsignor Pietro Margini, per trent’anni parroco di Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia). La decisione di Camisasca è stata resa pubblica la sera dell’8 gennaio, in occasione della Messa celebrata nel 29° anniversario della nascita al cielo di monsignor Margini. Attore della causa di beatificazione e canonizzazione è il movimento Familiaris Consortio che, nato dal carisma del servo di Dio, riunisce famiglie, giovani, sacerdoti e consacrati animati dal desiderio di vivere e testimoniare la Chiesa come comunione e come «famiglia di Dio». Una figura, quella di don Margini, caratterizzata da una forte spiritualità mariana. Già prima della nascita, avvenuta a Sant’Ilario d’Enza il 5 gennaio 1917, u consacrato dalla madre perché diventasse sacerdote davanti all’immagine della Madonna del Carmelo. Il successivo 23 ricevette il Battesimo. Undicenne, Pietro maturò il desiderio di diventare sacerdote ed entrò in Seminario. Venne ordinato prete il 9 giugno 1940 dal vescovo Eduardo Brettoni.

Nell’ottobre dello stesso anno don Margini fu inviato come coadiutore nella parrocchia dei Santi Quirino e Michele di Correggio. Qui il parroco gli affidò l’incarico di direttore spirituale del Conservatorio Contarelli e l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Il sacerdote iniziò così la sua opera tra i giovani, con cui trascorreva molto del suo tempo, senza risparmio nonostante la salute cagionevole. Nell’inverno tra il 1943 e il 1944 si ammalò gravemente, fu ricoverato in ospedale e i medici disperavano di salvarlo, tanto che la sera del 20 febbraio 1944 dissero che il giovane prete non avrebbe superato la notte. La mattina seguente però don Margini si riprese, completamente guarito. Disse qualche anno più tardi: «Quel che è passato in quella notte solo il Signore lo sa… ma è passata la Madonna». Nel 1946 riprese l’attività pastorale e anzi intensificò l’impegno nella scuola. Fu nominato assistente dei gruppi giovanili di Azione cattolica. Meditando l’enciclica Mystici corporis Christi di Pio XII, verso la metà degli anni ’50 propose ad alcuni giovani un ideale di una vita vissuta nella “misura alta” delle comunità dei primi cristiani. Nel 1957 a Correggio sorse così la prima piccola comunità costituita da coppie di fidanzati che presto si sarebbero sposate. Il 28 agosto 1960 don Pietro entrò come parroco a Sant’Ilario: fu l’inizio di una nuova, feconda stagione. Coinvolse sempre più i laici, affidando loro responsabilità nella pastorale e nell’educazione con la fondazione di scuole parrocchiali. La sua attività principale rimase la cura delle anime attraverso la direzione spirituale e la formazione.

Tra i suoi figli spirituali fiorirono le vocazioni: nel 1978 furono ordinati i primi sette diaconi permanenti, poi negli anni ’80 le prime ordinazioni sacerdotali, l’inizio di una lunga serie. Gli ultimi anni della sua vita furono intensi nonostante il calare delle forze: nel 1987 arrivò a predicare 33 corsi di esercizi spirituali. Nel giugno 1988 si realizzò un suo grande sogno: consacrare a Cristo per le mani di Maria, secondo l’insegnamento di san Luigi Maria Grignion de Montfort, un centinaio di famiglie. Don Margini morì il mattino dell’8 gennaio 1990.

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