martedì 21 settembre 2021
Bergoglio in Slovacchia scherza ancora una volta sulla propria salute: «Preparavano il Conclave. Pazienza!». Ma avverte: «Faccio quello che sento di dover fare»
Papa Francesco in Slovacchia, 14 settembre 2021

Papa Francesco in Slovacchia, 14 settembre 2021 - Ansa

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«Sono ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto». Scherza ancora una volta papa Francesco sulla propria salute. Dopo l’intervento chirurgico dello scorso luglio per una stenosi diverticolare durante la quale gli è stata rimossa una sezione del colon, il Pontefice confida che «grazie a Dio, sto bene». Lo dice rispondendo alla domanda “Come sta?” che uno dei 53 gesuiti slovacchi li pone durante l’incontro con loro avvenuto domenica 13 settembre nella nunziatura apostolica di Bratislava.

Come riferisce padre Antonio Spadaro nel resoconto della conversazione pubblicata nell’ultimo numero della Civiltà Cattolica, Francesco dialoga in maniera franca e con ironia assieme ai suoi confratelli. E rivela sempre parlando della sua operazione al Policlinico Gemelli di Roma: «So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il Conclave. Pazienza!».

Poi torna a raccontare un particolare che aveva già anticipato nell’intervista delle scorse settimane a radio Cope, l’emittente della Conferenza episcopale spagnola: «Fare quell’intervento chirurgico è stata una decisione che io non volevo prendere: è stato un infermiere a convincermi. Gli infermieri a volte capiscono la situazione più dei medici perché sono in contatto diretto con i pazienti».

Il Pontefice è ben consapevole che può essere un bersaglio di critiche. E quando gli viene domandato come “affronta la gente che la guarda con sospetto”, lui risponde: «Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo». E ammette: «Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Io comunque vado avanti».

Sa anche, Francesco, che ha sollevato qualche polemica la scelta che riscrivere le “regole” per utilizzare il Messale pre-conciliare di san Pio V in latino. «Adesso spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II – afferma di fronte ai gesuiti –. La mia decisione è il frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso». E spiega perché i sacerdoti ordinati dopo il Motu proprio dello scorso luglio avranno bisogno del via libera della Sede Apostolica. «Ci sono giovani – fa sapere Francesco – che dopo un mese di ordinazione vanno dal vescovo a chiederlo (di utilizzare il Vetus Ordo, ndr)».

Quindi avverte: «Io vado avanti, non perché voglia fare la rivoluzione. Faccio quello che sento di dover fare». Altrimenti, sottolinea il Papa, «si va indietro» nella Chiesa.

Una tentazione che il Pontefice definisce un’«ideologia che colonizza le menti» dove si guarda «al passato per cercare sicurezze». E osserva: «Ci fa paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità. Ci fa paura andare avanti nelle esperienze pastorali. Penso al lavoro che è stato fatto – padre Spadaro era presente – al Sinodo sulla famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno. Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale».

Certo, Francesco considera «pericolosa» l’«ideologia del gender» perché «è astratta rispetto alla vita concreta di una persona, come se una persona potesse decidere astrattamente a piacimento se e quando essere uomo o donna» ma questo «non ha nulla a che fare con la questione omosessuale: se c’è una coppia omosessuale, noi possiamo fare pastorale con loro, andare avanti nell’incontro con Cristo».


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