giovedì 1 novembre 2018
Carmelo Pellegrino promotore della fede della Congregazione delle Cause dei santi parla della solennità del primo novembre. «Rende più visibile il regno di Dio tra di noi»
«Riscopriamo la vita del nostro santo protettore»
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«Una solennità quella di Ognissanti che rappresenta un ponte tra terra e cielo e che ci fa scoprire grazie a figure spesso sconosciute e dimenticate, l’importanza della vita eterna e ci indica come direbbe Dostoevskij che solo la "bellezza salverà il mondo". Noi tutti abbiamo un disperato bisogno di quella bellezza sperimentata proprio dai santi. Loro sì, sono gli autentici cantori della bellezza di Dio».

Monsignor Carmelo Pellegrino promotore della fede - colui che in gergo viene chiamato l’"avvocato del diavolo"- all’interno della Congregazione delle cause dei santi si dice convinto che questa festa liturgica possa aiutare tutti i credenti a svelare soprattutto l’amore di Dio per noi. Una solennità quella che si celebra oggi - a giudizio del sacerdote biblista, classe 1971 - che come ci suggerisce l’Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate ci sprona a vivere alla scuola dei santi spesso «uomini della porta accanto» che come «noi sono stati dei peccatori» proprio come grandi figure di convertiti quali Paolo di Tarso, Agostino di Ippona e Francesco d’Assisi.

«In tanti anni di lavoro in Congregazione – è l’argomentazione –- sono arrivato alla convinzione che per fare un santo ci vuole un peccatore che, toccato dal balsamo risanatore di Gesù, sperimenta l’amore e diventa suo discepolo». Una ricorrenza «più che mai attuale» quella che si celebra oggi, secondo Pellegrino, che appare proprio per questo il contraltare della festa di Halloween. «Non vi è nulla di macabro in questa giorno. Non si celebrano cadaveri, zombie. Non ci viene presentato un mondo di tenebre e di mostri: il Signore vuole riempirci con questa festa di cose celesti, inondandoci della sua luce». E aggiunge un dettaglio significativo: «I santi come ci suggerisce papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate non sono come gli gnostici persone "super intelligenti" o come pensano i cultori del pelagianesimo uomini super dotati e forti ma sono bensì figure umili, semplici, con una vita molte volte normale che proprio in quanto tali sono stati in grado di accogliere la grazia di Dio».

Dal suo osservatorio don Carmelo individua anche la felice coincidenza che il giorno dei santi preceda quello dedicato alla memoria dei defunti. «La Chiesa cattolica nella sua millenaria Tradizione ha voluto accostare queste due solennità proprio per indicare al popolo di Dio l’importanza di entrare nella comunione dei santi. Le stesse Messe di suffragio e le preghiere che recitiamo per i nostri cari sono un segno della nostra vicinanza: in fondo noi preghiamo per loro come loro pregano per noi affinché, quando Dio vorrà, ci re-incontreremo per celebrare assieme la gloria di Dio in Paradiso».

Una giornata, a giudizio di monsignor Pellegrino, quella di oggi che apre il calendario liturgico di novembre che può aiutare soprattutto a esplorare la vita del santo di cui portiamo il nome. «Credo che sia l’occasione privilegiata per documentarsi sulla storia del proprio "protettore". Un esercizio molto utile potrebbe essere quello di andare alle radici della sua conversione, ripartire dalle sue fragilità, ferite, dal suo deserto spirituale e da lì comprendere la scintilla da cui divampa l’incendio della santità e la sua autentica conversione a Dio. Capire insomma il momento in cui il santo di cui portiamo il nome si è alleato con Gesù e come ciò abbia permesso di realizzare le opere di Dio».

Un esercizio e una pratica singolare, a giudizio del promotore della fede della Congregazione delle cause dei santi, che «ci aiuterebbe a comprendere come diceva in modo iperbolico un grande santo come Vincenzo de’ Paoli che le "opere di Dio si fanno da sole". Andare alle radici delle fragilità dei nostri santi, indagare su come si sono lasciati amare da Dio – è la riflessione finale – può aiutarci nella nostra precaria esistenza quando ci avvertiamo tristi e frustrati perché incapaci di cose "straordinarie", ad allearci con Colui che le può realizzare. E così rendere più visibile il Regno di Dio in mezzo a noi».

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