venerdì 22 febbraio 2019
A Tabatinga, nello Stato di Amazonas all'ingresso dei locali pubblici sono comparsi i cartelli che discriminano i nativi. Presentato un esposta alla Fondazione nazionale degli indigeni
Il cartello recita: «Proibita la permanenza e la vendita (di alcolici) ai minori di 18 anni e agli indigeni»

Il cartello recita: «Proibita la permanenza e la vendita (di alcolici) ai minori di 18 anni e agli indigeni»

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“Proibita la permanenza e la vendita (di alcol) a minori di 18 anni e indigeni”. Il cartello è appeso all’entrata di un bar nella strada principale di Tabatinga, cittadina di 30mila abitanti lungo il confine tra Brasile e Colombia. A segnare la frontiera fra i due Paesi è il maestoso rio delle Amazzoni che qui viene chiamato Solimões.

Siamo, dunque, nel cuore dell’Amazzonia, dove buona parte della popolazione è nativa. Eppure il razzismo verso quest’ultima è tuttora molto forte, come dimostra la scritta. Non è un caso isolato. Su numerosi locali si trovano simili divieti. Non solo. Vari indigeni hanno riferito ad “Avvenire” di aver dovuto negare la loro origine per evitare di essere cacciati da hotel e ristoranti.

Il clima è ulteriormente peggiorato negli ultimi mesi in cui la questione nativa è tornata alla ribalta per via delle polemiche dichiarazioni del neo-presidente Jair Bolsonaro. Le associazioni indi geniste hanno annunciato un esposto alla Fondazione nazionale dell’indio (Funai), organismo governativo che si occupa della tutela dei nativi.

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