sabato 10 febbraio 2018
Faida nel partito, coalizione con Merkel a rischio. Non sono bastate le dimissioni dalla presidenza a placare la base. Duro attacco del ministro Gabriel
La cancelliera Angela Merkel e il leader della Spd Martin Schulz (Ansa)

La cancelliera Angela Merkel e il leader della Spd Martin Schulz (Ansa)

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«Rinuncio alla carica di ministro degli esteri per non mettere a rischio il voto degli iscritti sulla Grande Coalizione». Colpo di scena a Berlino. In una nota scritta inviata alle agenzie di stampa, Martin Schulz, nel primo pomeriggio di ieri, ha ufficializzato la sua rinuncia alla carica di ministro degli Esteri nel prossimo governo della cancelliera Angela Merkel.

«Ho sempre sottolineato che saremmo entrati in una coalizione se ci fossero state nel contratto le nostre rivendicazioni di socialdemocratici per un miglioramento nell’istruzione, nell’assistenza, nella previdenza, nel lavoro e nel fisco. Sono orgoglioso di poter dire che questo è accaduto», ha affermato Schulz che solo due giorni prima si era già dimesso da presidente della Spd indicando come possibile successore la capogruppo del partito al Bundestag, An- drea Nahles. Ma le sue dimissioni da presidente non hanno placato la base del partito e neanche il disappunto di alcune figure di spicco della Spd. Ieri mattina tutti i media avevano riportato le dure critiche a Schulz da parte di Sigmar Gabriel, ex presidente del partito nonché ministro degli Esteri uscente. Gabriel lo rimproverava di scarsa coerenza poiché aveva inizialmente escluso la partecipazione della Spd a una nuova Grande Coalizione con i conservatori della cancelliera per poi, invece, entrare nel nuovo esecutivo come ministro.

Poche ore dopo è giunta la nota scritta di Schulz, l’ex numero uno della Spd ha ribadito l’importanza «che i membri del nostro partito al voto della base si pronuncino a favore di questo contratto, dal momento che loro di questi contenuti sono convinti esattamente quanto me». La Grande Coalizione tra conservatori e socialdemocratici deve ancora ottenere, per dare finalmente alla Germania un governo dopo quasi cinque mesi di latitanza, il via libera da parte della base della Spd. Sull’esito non vi è alcuna certezza. Il voto di quasi milione di iscritti Spd è previsto tra il 20 febbraio e il 2 marzo, poi tutte le urne verranno portate nella Willy-Brandt-Haus, la sede federale della Spd a Berlino, e scrutinate il giorno successivo. I risultati dovrebbero essere resi noti il 4 marzo.

Ma i pericoli per la nuova Grande Coalizione non sono soltanto le questioni interne all’Spd, ma anche le critiche in campo democristiano: molti nel partito di Merkel rimproverano alla cancelliera di aver ceduto troppo per ottenere l’accordo con l’Spd, sia in termini di programma di governo sia di poltrone ministeriali. Per alcuni rappresentanti della Cdu, intervenuti sui media, la rinuncia contemporanea al ministero delle Finanze e a quello degli Esteri è un segno di debolezza di Merkel, attesa da un complesso congresso di partito il 26 febbraio a Berlino. Si rimprovera, inoltre, alla cancelliera la scarsa presenza nel nuovo esecutivo di donne e di politici provenienti dai Länder orientali della Germania.

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