La verità è che i poveri pagano per tutti, eppure non hanno un euro foto

In una società di miserabili ci sarà sempre posto per il conflitto tra i morsi della coscienza e i morsi della fame

Certo è che chi non ha mai provato la povertà ha gioco facile nel discorso pubblico. C’è chi fa dell’ironia, chi fa del sarcasmo e chi, improvvisandosi economista, sventola ricette del secolo scorso o del secolo che verrà. Sulla povertà non si scherza. Non si fa propaganda né spettacolo. Politicamente è un campo minato, pieno di trappole e ostacoli. Un campo rischioso. Se fai, comunque fai e decidi, l’errore è sempre dietro l’angolo. I titolari di ricette miracolose evidentemente hanno la pancia piena. Un fatto è certo, i poveri non decidono, né partecipano al discorso pubblico. E anche per questo sono poveri. Però, è davvero disgustoso il dibattito.

Gente che ha governato per decenni all’improvviso ha le soluzioni. Gente che va in vacanza due volte l’anno, spreca il cibo, l’acqua, inquina con la sua auto di grossa cilindrata, pretende di suggerire soluzioni contro la povertà. Pretende di ordinare ai poveri come comportarsi. Gente che scrive barzellette sul reddito di cittadinanza e poi fa le tragedie per quella macchia di caffè sul suo vestito firmato.

E’ vero, affrontare il problema della povertà non è semplice. Occorrono misure radicali di carattere economico, fiscale, sociale, e misure che nella contingenza possano attenuare, ridurre un fenomeno che è storicamente presente nella vicenda umana. Bisognerebbe investire sul capitale umano, sul capitale sociale per decenni, per sempre. Bisognerebbe adottare misure severe per ridurre la disuguaglianza delle opportunità e creare le condizioni profonde affinché le opportunità ci siano e siano uguali per tutti alla partenza. Occorrerebbe una rivoluzione nel welfare.

Tuttavia, “nel frattempo che, intanto che”, i poveri devono mangiare, devono vestirsi, devono ripararsi dal freddo. I bambini, soprattutto, devono giocare, andare a scuola, frequentare la vita, con la dignità che gli spetta. Come le chiamate queste soluzioni? Assistenzialismo? Rischio trappola della povertà? Soldi ai fannulloni? Chiamatele come volete, prima però, guardatevi allo specchio e toccatevi la pancia. La povertà non si può abolire, è forse vero. Intanto però cominciamo a ridurre la miseria umana. Quella di chi fa i conti nelle tasche vuote degli altri. Quella degli speculatori che hanno sempre una ricetta liberista pronta a giustificare le loro nefandezze. Quella dei miserabili che non sanno amare né donare però sanno fare l’elemosina.  Ecco, in una società di miserabili, ci sarà sempre posto per il conflitto tra i morsi della coscienza e i morsi della fame. La verità è che i poveri pagano per tutti, eppure non hanno un euro.

Sul reddito di cittadinanza ho già scritto, chi mi ha letto sa come la penso. Tuttavia, è vergognosa la spocchia di questi giorni degli oppositori del reddito di cittadinanza. Quando c’è un incendio bisogna spegnerlo, tutto il resto si discute dopo. Il ministro dello sviluppo economico sta provando a spegnere l’incendio. Tutti gli altri discutono, da quasi 50 anni, di cause e di soluzioni mentre le fiamme divampavano e divampano.