Tempa Rossa e petrolio in Basilicata, Usb: “Devastazioni ambientali e inquinamento mafioso”

"Sopprimono qualsiasi aspirazione a un futuro, ci opporremo senza tregua"

Peppino Impastato inorridirebbe oggi se potesse osservare ciò che è accaduto e che sta avvenendo in Basilicata tra la Val d’Agri e la Valle del Sauro: dagli innumerevoli incidenti e sversamenti, ad opera di Eni, nel Centro Oli di Viggiano, nelle perforazioni, estrazioni e reiniezioni dei fanghi petroliferi all’interno dei pozzi autorizzati – dove Eni ha potuto agire al di fuori di ogni regola e controllo – fino agli sversamenti illeciti operati da Total Mineraria negli anni 90’ nelle terre agricole, tra i comuni di Gorgoglione, Corleto e Guardia Perticara, con inchieste giudiziarie che hanno coinvolto amministratori e politici locali e un processo Eni in corso.

Ma ciò che desta maggiore preoccupazione e sdegno è il radicamento mafioso che pare essersi diffuso in quei territori, grazie a connubi a alleanze politiche che oggi ci restituiscono un vero e proprio “feudo affaristico nella valle del Sauro”, “una zona franca, una sorta di staterello autonomo dalle regole, dall’etica e dal diritto”, dove Total, in continuità con Eni in Val d’Agri, “governa incontrastata quel territorio”, come coraggiosamente denunciato da Basilicata24 nell’articolo di ieri “Petrolio, mafia e istituzioni”.

Il quadro illustrato è inquietante: terre coltivate e pascoli distrutti, paesaggi sconvolti e diritti elementari dei cittadini travolti dall’impotenza e dalla compiacenza (o complicità) delle istituzioni locali; promesse clientelari di lavori: lavori precari e di manovalanza per la costruzione del Centro Oli Tempa Rossa; lavori miserevoli a fronte di danni irreparabili all’ambiente, alla salute, alle economie locali.

E alla devastazione ambientale si aggiunge quella economica e sociale, e il controllo mafioso dei territori. Si parla di “gruppi criminali che hanno preteso assunzioni (anche di ex carcerati mafiosi assunti nella sicurezza) e incendiato auto e mezzi, che hanno imposto fornitori. Gruppi criminali, che stanno investendo nel mercato dello spaccio e delle estorsioni”, legati alla “Stidda”, organizzazione mafiosa creata dagli espulsi dalle cosche di Cosa Nostra.

Di fronte a tale devastazione, venerdì i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil tacciono e rivolgono una sollecitazione alle Istituzioni Regionali sul blocco di Tempa Rossa: un generico e ipocrita appello alla salute dei lavoratori e della tutela del lavoro (quello di cui sopra?), che contiene la consunta canzone stonata del rispetto di regole, di controlli e di una virtuale trasparenza, ma che mira, nella sostanza, alla “ripresa delle attività e delle perforazioni, Usb non ci sta! Non è a queste condizioni che si crea lavoro, benessere e un futuro.

Alla situazione devastante di disagio e degrado sociale, di disoccupazione ed emigrazione che affligge le nostre terre e che l’invasione delle multinazionali ha solo aggravato, ora si aggiunge una devastazione ambientale e un’intrusione mafiosa che sopprimono qualsiasi aspirazione a un futuro e a cui ci opporremo senza tregua.

Siamo e saremo sempre dalla parte dei lavoratori, per un lavoro libero, onesto e dignitoso; se il ricatto lavoro-salute è inaccettabile, ancora di più lo è l’omertà e la cultura mafiosa che governa questa regione.

Usb Basilicata