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Bergamo

Referendum autonomia: dopo documento della Curia, il parere dei parroci

Abbiamo contattato alcuni sacerdoti per cercare di capire che aria tira a pochi giorni dal voto del 22 ottobre. Ecco ciò che ne è emerso

Secondo Daniele Belotti, segretario provinciale della Lega Nord, in Bergamasca (e forse non solo) molti sacerdoti strizzerebbero l’occhio all’autonomia regionale, nonostante l’intervento non proprio di sostegno della Curia orobica (leggi qui). Sorge dunque spontaneo chiedersi: che cosa voteranno – o, più semplicemente, che cosa ne pensano – i parroci della provincia di Bergamo del referendum del prossimo 22 ottobre? Ne abbiamo contattati alcuni per cercare di capire che aria tira a pochi giorni dal voto. Qualcuno ha risposto tranquillamente (in particolar modo quelli che si schierano per l’astensione), qualcun’altro ha preferito non sbilanciarsi troppo, qualcun’altro ancora ha ‘dribblato’ ogni tipo di domanda. Ecco quel che ne è emerso prendendo in esame un campione di 20 parroci.

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Partiamo proprio da quelle parrocchie che condividono con amministrazioni leghiste o di centrodestra il suolo comunale. Come quella di Telgate, dove don Mario Luigi Gatti si dice “piuttosto a digiuno sul tema” e vedrà “soltanto all’ultimo momento se votare o meno”. Ma c’è anche chi non mostra alcun dubbio, come don Angelo Domenghini (Grumello del Monte), che senza troppi giri di parole ‘cassa’ il referendum: “Mi sembra una cosa inutile e che non condivido, ragion per cui non andrò a votare”.

Dai due paesi alle porte della Valcavallina a quelli dell’hinterland cittadino, dove don Stefano Ravasio, parroco di Sorisole, si dice ancora a corto di nozioni: “Certo è che, visto così, sembrerebbe che ci sia tutto da guadagnare e niente da perdere… E allora, chi mai dovrebbe votare contro? Ho come l’impressione che ci sia sotto un giochino di propaganda”. Monsignor Mansueto Callioni (Almè) si chiama “assolutamente fuori” da ogni discorso, mentre il collega di Torre Boldone, Leone Lussana ammette: “Onestamente non ci ho ancora messo la testa e non posso esprimere un giudizio, ma per quanto riguarda le dichiarazioni di Belotti posso dire che i parroci come tutti i preti sono una varietà e non certo una razza omologata dallo stesso pensiero”. Preferiscono non sbilanciarsi i parroci di Curno, Sombreno (frazione di Paladina), Ponteranica e Valbrembo: tutti Comuni, quest’ultimi quattro, amministrati dal centrosinistra.

E i parroci dell’Isola, che dicono? Non commenta don Marco Mercante, vice a Pontida, roccaforte leghista per eccellenza. “Il voto è libero e segreto”, dichiara don Roberto Galizzioli (Cisano Bergamasco), mentre don Giuseppe Navoni (Palazzago) si definisce “indeciso” e “in attesa di un incontro che chiarisca l’argomento”. Tendente al ‘no’ – anche se ammette di non avere ancora preso del tutto posizione – don Giacomo Ubbiali (Brembate Sopra): “Attorno al tema c’è molta confusione, anche a causa del voto spagnolo – sottolinea -. Questo referendum è tuttavia diverso, e anche noi sacerdoti siamo tenuti a chiarire alcuni punti”. Don Giacomo dice di dover prendersi ancora del tempo per analizzare bene la questione: “ma se l’autonomia porterà vantaggi ad alcuni e limiti ad altri sono contrario”; diversamente “potrebbe essere un provvedimento positivo se comporterà snellimenti nelle procedure amministrative e valorizzazione per il territorio”. Non si esprime don Luigi Paris (Ponte San Pietro) “ma non credo che il voto dei parroci sarà così compatto come può pensare Belotti”. Allungano la lista degli indecisi monsignor Claudio Dolcini (Sotto il Monte) e don Giulivo Facchinetti (Almenno San Bartolomeo, in Valle Imagna).

C’è poi chi dal documento della Curia non avrebbe tratto grandi conclusioni. Come don Luca Nessi, impegnato in alta Val Brembana sul triangolo di Carona, Foppolo e Valleve: “Dice tutto e niente”. Dello stesso avviso don Augusto Benigni, parroco di Oltre il Colle, Zambla Alta-Bassa e Zorzone, secondo il quale “non è per nulla chiaro” e dunque “risulta complicato comprendere bene in cosa consista l’argomento”.

Dai parroci della provincia a quelli della città. Don Alberto Carrara (Santa Lucia in città), per esempio non voterà: “Considero il referendum un’iniziativa ambigua e poco chiara. Tra l’altro, i quesiti di Lombardia e Veneto sono diversi. Personalmente, lo vedo più come un attacco a Roma”. Per l’astensione anche monsignor Gianni Carzaniga, della parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna“Per me niente urne, sono per l’Italia unita”.

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