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Incontro in vaticano

Armi atomiche e l’impegno globale per il disarmo

Le armi atomiche sono un grande inganno perché danno un senso di sicurezza molto illusorio. Lo dice Papa Francesco ai 350 partecipanti al simposio internazionale "Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale»

Le armi atomiche sono un grande inganno perché danno un senso di sicurezza molto illusorio.

Lo dice Papa Francesco ai 350 partecipanti al simposio internazionale “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale» in Vaticano (10-11 novembre 2017) al quale partecipano 11 Premi Nobel per la pace. Lo scenario internazionale è caratterizzato «da un clima di conflittualità e da un fosco pessimismo”: gli spaventosi costi di ammodernamento e sviluppo degli armamenti rubano soldi alla lotta contro la povertà; alla promozione della pace; ai progetti educativi, ecologici e sanitari; ai diritti umani.

LE ARMI ATOMICHE DANNO UN SENSO DI INQUIETUDINE
Il loro possesso e la minaccia del loro uso «vanno condannati con fermezza». Le relazioni internazionali non possono essere dominate da forza militare, intimidazioni, ostentazione di arsenali: «Le armi di distruzione di massa generano un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza. La vera scienza è sempre a servizio dell’uomo. Le tecnologie nucleari si diffondono anche attraverso le comunicazioni telematiche e il diritto internazionale non impedisce che altri Stati si impadroniscano delle atomiche». Il 7 luglio 2017 la Conferenza delle Nazioni Unite a New York ha approvato il «Trattato sulla proibizione delle armi nucleari», firmato finora da 122 Paesi: sono immorali e illegittimi strumenti di guerra, espressamente proibiti, le armi nucleari, chimiche e biologiche; le mine antiuomo; le bombe a grappolo.

INGHIOTTONO UNA MONTAGNA DI SOLDI
Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ragiona: «Con quelle spese si potrebbe costituire un fondo per aiutare milioni di persone che muoiono di fame», come chiedeva mezzo secolo fa Paolo VI nella «Populorum progressio» (26 marzo 1967): «Le risorse militari dovrebbero essere ridotte per investire di più nella vita delle persone, per migliorare le condizioni di vita e arrivare alla pace globale». Anche il presidente americano Dwight David «Ike» Eisenhower osservava: ogni volta che «si utilizzano le armi si rubano risorse alle popolazioni che lottano per la sopravvivenza» ed era uno che se ne intendeva perché fu il capo supremo degli eserciti alleati che liberarono l’Europa dal nazifascismo nella seconda guerra mondiale.

ANNULLANO LA VITA IN UN LAMPO
In un documento i Premi Nobel chiedono l’abolizione delle armi «capaci di annullare la vita in un lampo»; sollecitano gli Stati dotati di armi nucleari «ad abbandonare gli armamenti capaci di cancellare la vita in un battere di ciglia»; auspicano «un meccanismo di controllo multinazionale della produzione di materiale fissile», al fine di contrastare «il fenomeno dei Paesi capaci di produrre armi nucleari, cioè in possesso della tecnologia che potrebbe essere utilizzata per produrre armi nucleari». Un’altra minaccia incombe sull’umanità: «Le armi letali autonome che da sole potrebbero puntare e uccidere esseri umani. Quale etica e moralità induce gli esseri umani a ritenere giusto dare alle macchine la capacità di uccidere?». Sono i «droni» che danno la morte agli avversari senza mettere a repentaglio la vita umana degli attaccanti: «La soluzione migliore è bandire tali armi preventivamente, prima che appaiano sui campi di battaglia».

«SOPRAVVIVERE ALLA BOMBA ATOMICA»
La giapponese Masako Wada, sopravvissuta al bombardamento nucleare americano su Nagasaki del 9 agosto 1945, reca la sua struggente testimonianza. Allora aveva 22 mesi, oggi ha 74 anni ed è un simbolo vivente della forza della vita contro la devastazione della guerra. Da anni, si impegna per un mondo libero dalle armi nucleari. Intervistata da «Radio Vaticana», Wada dice: «Ora abbiamo un Trattato per il bando della armi nucleari, ma ciò non basta. Dobbiamo coinvolgere sempre più persone e Stati negli sforzi per il disarmo. Ecco perché la conferenza in Vaticano è molto importante. Sono grata a Papa Francesco e alla Santa Sede per questa opportunità. Mi auguro che la voce in favore del disarmo nucleare diventi sempre più forte. La Santa Sede è stata tra i primi firmatari del Trattato e di questo sono molto grata al Papa».

I CAVALIERI DELL’APOCALISSE
Secondo il «Bulletin of the Atomic Scientists» 14.900 armi nucleari sono puntate contro il mondo e l’umanità. I cinque cavalieri dell’Apocalisse sono Stati Uniti, Russia (erede dell’Urss), Cina, Gran Bretagna, Francia: i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu aderiscono al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnt) entrato in vigore il 5 marzo 1970. A questi si sono aggiunti quattro paesi non aderenti al Trattato, cioè India, Pakistan, Corea del Nord e Israele che ha bombe atomiche costruite di nascosto e non dichiarate. Ora – dicono i Nobel – «bandire le armi nucleari e promuovere la pace e il disarmo integrale significa mettere l’umanità al primo posto e rispondere alle gravi sfide: il cambiamento climatico; l’economia globalizzata che esalta l’accumulo della ricchezza e che non si preoccupa di rispondere ai bisogni di miliardi di persone affamate; il terrorismo di ogni genere, compreso quello di Stato».

I PAPI SOLLECITANO UN IMPEGNO GLOBALE
Non è privo di significato che il Premio Nobel per la pace 2017 sia conferito alla «Organizzazione internazionale contro le armi nucleari». Come Pio XII, Giovanni XXII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, Papa Francesco fa del disarmo convenzionale e nucleare e convenzionale un impegno globale. Nel messaggio alla Conferenza di Vienna sull’impatto ambientale delle armi nucleari (7 dicembre 2014) afferma: «Spendere in armi nucleari dilapida la ricchezza delle nazioni e i poveri che vivono ai margini della società ne pagano il prezzo». Nel messaggio per la Giornata della pace (1° gennaio 2017) osserva: «Un’etica di fraternità e coesistenza pacifica non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo. Rivolgo un appello in favore del disarmo e per la proibizione e l’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare nessuna etica».

Nel messaggio alla Conferenza Onu per l’approvazione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (marzo 2017), ribadisce l’urgenza di raggiungere l’obiettivo di un mondo libero dalle armi di distruzione di massa: «Dobbiamo chiederci quanto sia sostenibile un equilibrio basato sulla paura, quando esso tende ad aumentare la paura e a minare le relazioni di fiducia tra i popoli. L’obiettivo dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario». Per la Giornata internazionale Onu per la totale eliminazione delle armi nucleari (26 settembre 2017) lancia l’appello: «Impegniamoci per un mondo senza armi nucleari, applicando il Trattato di non proliferazione per abolire questi strumenti di morte».

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