• Abbonati
L'appello

“Noi giovani esclusi dalle politiche del governo: perché non vi fidate?”

"Ricopriamo un ruolo residuale e periferico nello spettro sociale ed istituzionale del Belpaese e siamo ‘obbligati’ a migrare per poterci sentire inclusi e valorizzati per ciò che facciamo."

Esistono due momenti che certificano l’esistenza metafisica della vita; e quelli sono la nascita e la morte.
Già dalla nascita l’essere umano è configurato in una realtà: quella familiare è la predominante. Durante la nostra vita acquisiamo diverse connotazioni; ora io sono in quello stato sociale denominato giovane.

Al giorno d’oggi, come può dimostrare la tendenza Renziana, l’essere giovane è diventato una sorta di emblema, di motivazione, di convincimento che tocchi veramente ai giovani e che siamo noi che dobbiamo decidere.
La democrazia, il coinvolgimento sociale ed il senso del dovere sono concetti che vanno a braccetto ma, al contempo, sono anche tramandabili ed ereditabili.
Quindi dobbiamo fare tesoro delle lotte che hanno intrapreso i nostri antenati, delle battaglie per i diritti civili, dei traguardi raggiunti per costruire una vita dignitosa per ogni singolo cittadino di un determinato Paese.

Sfortunatamente, però, stanno cadendo su di noi le colpe di una politica poco visionaria. Viviamo in un Paese in cui il tasso di disoccupazione giovanile è tra i più alti d’Europa, dove i giovani ci mettono sempre di più per creare una loro autonomia economica e sociale; allo stesso tempo però, l’Italia
vive il paradosso della ‘fuga dei cervelli’. Perciò i giovani italiani non sono così incapaci e/o pigri, visto che all’estero riescono, tranquillamente, a raggiungere i loro obiettivi in termini economici e professionali.

Allora è il Mercato Italiano che non è competitivo per i giovani?

Le risposte sono molte e di diversa costituzione; con buona probabilità noi giovani d’Italia non siamo motivati e/o ispirati come potremmo esserlo visto che non ci sentiamo al centro dei progetti nazionali. Ricopriamo un ruolo residuale e periferico nello spettro sociale ed istituzionale del Belpaese e siamo ‘obbligati’ a migrare per poterci sentire inclusi e valorizzati per ciò che facciamo. Le cause sono da spartirsi anche tra i nostri comportamenti; spesso si ha la percezione che viviamo e facciamo cose solamente per inerzia, come se ci fosse una spinta esterna verso una non determinata strada e come se non riuscissimo a discriminare tra le nostre vie.

Necessarie sono una lunga serie di mosse e di organizzazioni per mettere al centro la gioventù, per rispettare il moto rivoluzionario nella naturalità del sistema sociale umano. Viviamo nel Paese in cui c’è grande difficoltà a lasciare la poltrona e vi è grande riluttanza al ricambio generazionale; come si può notare anche nell’ambito calcistico.
L’attività organizzata di noi giovani e l’idea di coesione e lungimiranza porterà il futuro ad avere la forma e le sembianze del nostro merito.
Dobbiamo prendere coscienza dei nostri doveri verso la generazione dei nostri genitori e della responsabilità che abbiamo nei confronti della generazione dei nostri figli. Siamo il collante tra passato e futuro, ma non stiamo valorizzando il presente.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI