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La condanna

Papa Francesco: tolleranza zero sui vescovi che hanno coperto gli abusi del clero sui minori

Nella vicenda Francesco all’inizio è stato ingannato. Tornando dal Cile aveva detto ai giornalisti: «Il giorno che avremo una prova contro il vescovo Barros, parlerò. Non c’è una sola prova d’accusa. Le altre sono tutte calunnie».

L’11 giugno 2018 ha accettato la rinuncia di 3 sui 34 vescovi cileni che l’avevano presentata in blocco a metà maggio. Di due – Cristián Caro Cordero, arcivescovo di Puerto Montt e Gonzalo Duarte García de Cortázar, vescovo di Valparaíso – l’ha accettata per raggiunti limiti di età (75 anni). Il terzo è mons. Juan Barros, vescovo di Osorno, che fu collaboratore di Fernando Karadima, il sacerdote colpevole di abusi seriali su minori.

Per Puerto Montt il Papa ha nominato amministratore apostolico padre Ricardo Basilio Morales Galindo, provinciale dei Mercedari in Cile; per Valparaíso amministratore apostolico è mons. Pedro Mario Ossandón Buljevic, vescovo ausiliare di Santiago; per Osorno amministratore apostolico è mons. Jorge Enrique Concha Cayuqueo, ausiliare di Santiago. Per il momento gli altri sono confermati.

Nella diocesi cilena di Osorno è iniziata la nuova missione dell’arcivescovo maltese Charles Scicluna e del monsignore spagnolo Jordi Bertomeu, della Congregazione per la dottrina della fede. La missione mira a smantellare «abusi inaccettabili a livello di potere, di coscienza e di sesso e la cultura dell’abuso e della copertura». La rimozione del vescovo era chiesta con insistenza da numerosi fedeli, come nel gennaio 2018 durante la visita di Bergoglio in Cile. Mai accusato di abusi ma di aver insabbiato i crimini di Karadima, mons. Barros è uno dei personaggi più controversi e contestati, ha sempre rigettato le accuse.

Nella vicenda Francesco all’inizio è stato ingannato. Tornando dal Cile aveva detto ai giornalisti: «Il giorno che avremo una prova contro il vescovo Barros, parlerò. Non c’è una sola prova d’accusa. Le altre sono tutte calunnie». Con grande umiltà aveva chiesto scusa perché «mi rendo conto che la mia espressione non è stata felice» e nella lettera all’episcopato cileno dell’11 aprile 2018 aveva scritto: «Ho commesso gravi sbagli di valutazione per mancanza di informazione veritiera ed equilibrata».

A PROCESSO DIPLOMATICO VATICANO
II Tribunale vaticano ha rinviato a giudizio mons. Carlo Alberto Capella, consigliere di nunziatura accusato di pedopornografia e arrestato dalla Gendarmeria vaticana il 7 aprile 2018. Il processo inizia il 22 giugno. «Nella requisitoria del 30 maggio 2018 il promotore di giustizia, ritenendo sufficienti le prove acquisite, aveva chiesto che il giudice istruttore dichiarasse chiusa l’istruzione e disponesse il rinvio a giudizio».

II reato contestato al 50enne Capella è pedopornografia «nelle particolari fattispecie previste e punite dagli articoli 10 e 11» della legge numero VIII, «detenzione e scambio di materiale pedopornografico con l’aggravante dell’ingente quantità». In una visita a Windsor in Canada il 24-27 dicembre 2016 aveva scaricato una grossa quantità di materiale pedopornografico. Negli Stati Uniti e in Canada la legge a tutela dei minori è particolarmente severa. Il vaticabno aveva ordinato a mons. Capella di tornare a Roma dove è stato arrestato dalla Gendarmeria.

COMMISSARIATA ARCDIOCESI DI ADELAIDE
Francesco ha nominato amministratore apostolico dell’arcidiocesi australiana di Adelaide il gesuita Gregory O’Kelly, 76 anni, vescovo di Port Pirie. Il 22 maggio 2018 il Tribunale di Newcastle ha dichiarato colpevole mons. Philippe Wilson, arcivescovo di Adelaide: 67 anni, rischia due anni. Non avrebbe denunciato i crimini commessi negli anni Settanta dal sacerdote Jim Fletcher, abusatore seriale morto in prigione nel 2006, accusato di aver abusato vari chierichetti nella diocesi di Maitland.

Due ribadiscono di aver avvertito Wilson delle violenze, ma lui ha sempre affermato – anche sotto giuramento in Tribunale – di non ricordare. Il 22 maggio 2018 la sentenza e il commissariamento. L’episcopato australiano – che sta preparando per il 2020 il Concilio plenario particolare – ribadisce: «La sicurezza dei bambini e degli adulti vulnerabili è una priorità assoluta».
Pier Giuseppe Accornero

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