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80 anni fa

La Nazionale e Bartali trionfavano, ma il 1938 è l’anno delle vergognose leggi razziali

Preso il potere nel 1922, il regime fascista di Mussolini intraprende la strada del razzismo come quello di Adolf Hitler in Germania

«Gli ebrei non appartengono alla razza italiana». La perentoria e infondata affermazione al numero 9 del «Manifesto del razzismo italiano» è la base delle «leggi razziali» che hanno infestato anche l’Italia. Preso il potere nel 1922, il regime fascista intraprende la strada del razzismo: con la guerra d’Etiopia (1935-36) sorge e si sviluppa l’idea di evitare una popolazione di «meticci», nati dall’unione tra italiani bianchi e africani neri, e produce le prime norme vietando i matrimoni misti fra bianchi e neri. Il razzismo di Benito Mussolini è debitore di quello di Adolf Hitler e della Germania razzista con le «Leggi di Norimberga» per il rinnovo dell’amministrazione pubblica (7 aprile 1933), la protezione dei caratteri ereditari (14 luglio 1933), del sangue ariano e della cittadinanza tedesca (15 settembre 1935).

OTTANT’ANNI FA L’ESTATE DI GLORIA E DI VERGOGNA – La finale del campionato mondiale di calcio fu disputata il 19 giugno 1938 allo Stade olympique Yves-du-Manoir di Colombes, nei pressi di Parigi, e vide la vittoria della nazionale italiana su quella ungherese per 4-2. In quell’anno Gino Bartali fu spinto dal regime fascista a saltare il Giro d’Italia per preparare meglio il Tour de France, nel quale trionfò aggiudicandosi anche due vittorie di tappa, ma alla premiazione rifiutò di fare il saluto romano: nel 2013 fu dichiarato «Giusto tra le nazioni» per l’attività a favore degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale. La trentaduesima edizione della «Grande Boucle» si svolse in 21tappe tra il 5 e il 31 luglio 1938, per un percorso totale di 4.694 chilometri.

UNA VIOLENTA CAMPAGNA ANTISEMITA – Esplode nei primi mesi del 1938, orchestrata dal regime e dalla rivista «La difesa della razza» diretta dal giornalista e scrittore «camicia nera» Telesio Interlandi. Il 14 luglio il regime pubblica il «Manifesto» e il 25 Dino Alfieri, ministro della Cultura popolare, e Achille Starace, segretario del Partito fascista, ricevono il gruppo di docenti universitari che avevano redatto il «Manifesto», trasformato in decreto legge con la firma, il 15 novembre, di Vittorio Emanuele III re d’Italia e imperatore d’Etiopia.
Il 19 novembre 1938 le leggi razziali sono promulgate: «Gli italiani sono ariani e gli ebrei non sono e non sono mai stati italiani». In realtà la comunità ebraica italiana è la più antica in Europa ed è presente dal II secolo avanti Cristo, prima che con Pietro e Paolo il Cristianesimo approdi sulla Penisola. Le colpe, ideologiche e storiche, del regime mussoliniano sono gravissime ma la tendenza generale, consolatoria e autoassolutoria, era ed è di addossare ogni colpa alla follia nazista. Ha ragione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il fascismo e Mussolini non ebbero alcun merito perché ingannarono gli italiani – felici di farsi ingannare -, li trascinarono nella disgragaziata «avventura in Russsia» e nella disastrosa guerra con disfatta prevista e assicurata.

QUEL RAZZISMO NON FU «ALL’ACQUA DI ROSE» – Il «Manifesto del razzismo» afferma: «1) Le razze umane esistono – Non è un’astrazione ma corrisponde a una realtà materiale e percepibile. 2) Grandi razze e piccole razze – Esistono i gruppi sistematici maggiori, chiamati «razze», e i gruppi sistematici minori. 3) Il concetto di razza è biologico – Se gli italiani sono differenti da francesi, tedeschi, turchi, greci non è solo perché hanno una lingua e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale è diversa. 4) Popolazione e civiltà dell’Italia sono ariane – Da diversi millenni abitano la Penisola e costituiscono il tessuto vivo dell’Europa. 5) Una leggenda l’apporto di masse ingenti – Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisonomia razziale. Nelle Nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente ma in Italia è la stessa da mille anni. 6) Esiste una pura razza italiana: è basata sulla purissima parentela di sangue che unisce gli italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia: è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana. 7) È tempo che gli italiani si proclamino razzisti: l’opera del regime è razzista; frequentissimo nei discorsi del Capo il richiamo al razzismo; la questione va trattata da un punto di vista biologico senza intenzioni filosofiche o religiose; una razza umana che si stacca completamente da tutte le razze extra europee; questo è elevare l’italiano a ideale di superiore coscienza di sé e di maggiore responsabilità. 8) Necessaria una netta distinzione tra i mediterranei d’Europa (occidentali) e gli orientali e africani: sono pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea le popolazioni semitiche e camitiche. 9) Gli ebrei non appartengono alla razza italiana: dei semiti approdati sul sacro suolo della Patria nulla è rimasto e l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato: gli ebrei sono l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia. 10) I caratteri fisici e psicologici degli italiani non devono essere alterati: l’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee».

LE LEGGI RAZZIALI PROIBISCONO TUTTO – Prestare servizio militare; possedere aziende, terreni e fabbricati; avere domestici ariani; essere portieri in case abitate da ariani; essere titolari di agenzie d’affari e di brevetti; essere mediatori, piazzisti, commissionari, titolari di esercizi per la mescita di alcolici. Sono vietate: l’arte fotografica e tipografica; il commercio ambulante, il commercio di preziosi e di libri, la vendita di oggetti d’arte, oggetti usati, oggetti sacri, oggetti di cartoleria, articoli per bambini, apparecchi radio, carte da gioco; la raccolta di lana da materassi, di rifiuti, di indumenti militari fuori uso, l’esportazione di canapa; la gestione di scuole da ballo e di taglio. È proibito: avere la licenza per autoveicoli da piazza, fare l’affittacamere, detenere apparecchi radio, essere insegnanti privati, accedere alle biblioteche pubbliche, far parte di associazioni culturali e sportive, pilotare aerei, allevare colombi viaggiatori.

GLI EBREI SONO LICENZIATI, DEPORTATI, AMMAZZATI – Li cacciano da amministrazioni militari e civili; enti provinciali, comunali, parastatali; banche e assicurazioni; dall’insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado, università comprese. I ragazzi ebrei non possono frequentare le scuole statali. La discriminazione diventa persecuzione aperta con la deportazione e lo sterminio di 6.800 ebrei italiani: nel 1938 erano 47mila su oltre 41 milioni di abitanti. Le leggi sono un’infamia e una tragedia; contengono scempiaggini sulle quali si regge la politica antiebraica che scimmiotta quella nazista; con la la pianificata persecuzione gli ebrei sono depredati e umiliati, messi alla fame e arrestati, spediti nei campi di sterminio e uccisi con sofferenze indicibili.

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