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Lo sguardo di beppe

La chiusura domenicale dei negozi e l’appoggio della Chiesa ai Pentastellati

Come non capire l’appoggio della Chiesa Cattolica Romana al progetto Di Maio relativo alla chiusura festiva degli esercizi commerciali?

Aumentare il numero dei disoccupati in modo tale che possano restare in famiglia e trovare il tempo di passeggiare insieme, mano nella mano, farà condividere appieno anche le difficoltà imposte della mancanza di denaro, conseguenza difficilmente evitabile di siffatta scelta. Tutto questo avvicinerà a Dio e alla Provvidenza? Forse, secondo Di Maio e la Chiesa, sì. Ma secondo gli esperti, l’impatto sull’occupazione sarà sensibile e le difficoltà, spesso, costringono a guardare più la terra che il cielo.

Potremmo dilungarci per ore a disquisire sullo scollamento dalla realtà dei provvedimenti che Di Maio concepisce e dai quali, a suo dire “non si sposterà assolutamente” quali che siano le critiche mosse alle sue “trovate”.

Per nostra buona fortuna, talora, questi disegni abortiscono in tutto o in parte ed evitano i disastri che causerebbero se attuati così come vengono esternati, privi di ogni verifica e di incontri preliminari con gli esperti del settore.

Per felice sorte nostra, all’interno del movimento dei pentastellati, talora, c’è dibattito e non tutti sono dell’avviso di promuovere le iniziative concepite dal Capo-ideologo e diffuse come se fossero condivise da tutti. Lo abbiamo visto in più di una occasione.

Il preconcetto che sta alla base del pensiero dottrinale di Di Maio è che tutti coloro che l’hanno preceduto hanno fatto male al popolo ed ora, spetta a lui farsi crocifiggere per riportare tra la gente quel candido sapore dei tempi passati, quando la civiltà rurale era afflitta da povertà endemica ed il vivere quotidiano di tante persone, anche qui nel ricco (si fa per dire) Nord, mostrava scenari di depressione ben descritti già a suo tempo da Manzoni nei Promessi Sposi. Fu lenta e faticosa la rimonta dell’Italia verso l’industrializzazione e la moderna concezione della vita. Oggi, alcune forze la mettono in crisi per farci riassaporare le tristezze di una povertà diffusa, conosciuta nel passato, dalla quale, a fatica, buona parte della gente si è emancipata.

Questa persona che riassume in sé il vecchio e tramontato spirito che ha connotato negativamente l’applicazione del comunismo, interpretato in Russia come bolscevismo e altrove come creatore di dittature più o meno nefaste, sta tentando di far passare un’immagine del suo operare che non corrisponde per nulla al concetto di democrazia condivisa ma che propende, al contrario, all’imposizione del suo pensiero, acriticamente ritenuto giusto.

Insomma, siamo alle solite. Ci sembrava di essere usciti dal periodo nel quale la politica viveva di annunci, ma ci siamo ripiombati in pieno. E poi, dove c’è imposizione non può esistere democrazia perché i termini si elidono.

Lo abbiamo visto con l’Ilva, lo abbiamo constatato con i vaccini, lo stiamo vedendo con il ponte di Genova e lo vedremo anche nella nuova trovata della chiusura degli esercizi commerciali di domenica e nelle feste comandate.

Vedete, anche la Chiesa impone le sue feste: appunto, le feste comandate e facendo leva sul fatto tramandato dalle scritture che “il settimo giorno Dio si riposò” (Genesi, Versione CEI 2,1-3), sostiene un provvedimento improvvido, perdonatemi il gioco di parole, che farà aumentare i poveri grazie alla disoccupazione. E per consolarli promette loro il regno dei cieli, mentre ai ricchi, già a priori, è riservata la cattiva sorte dell’inferno perché, a differenza del cammello, non passeranno per la cruna dell’ago. Alla faccia della misericordia divina!

Questa comunanza di visioni sociali rischia di produrre seri danni allo sviluppo del paese. Forse non è casuale che tanta gente si sia allontanata dalla chiesa per cercar conforto in altre visioni della vita terrena e della vita futura.

Il fenomeno non ha ancora toccato il movimento 5 Stelle in termini consistenti, ma se continuerà a presentarsi come una religione votata alla diffusione della povertà, non potrà che seguire lo stesso destino della chiesa.

Di messaggi contraddittori entrambe le realtà ne danno: aiutate i poveri e aborrite il denaro, lo sterco del diavolo, perché chiunque possiede questa zavorra non riuscirà a decollare verso il regno dei cieli.

Il pauperismo è pericoloso, soprattutto quando coloro che lo predicano, economicamente parlando, sono fuori da ogni sorta di rischio di patir la fame. Bella contraddizione.

I poveri si aiutano dando loro una possibilità di riscatto chiamata lavoro ed il lavoro va creato, non germoglia da solo.

Il mantenimento del povero con sovvenzioni a tempo indeterminato e con regole confuse circa l’attribuzione del patentino di “povero” né risolve, né educa la gente.

E se per creare celesti armonie familiari, per modellare la società sul prototipo della Sacra Famiglia di Nazareth si creano sacche di disoccupazione sempre più larghe, ai pochi che della vita hanno una visione diversa, resterà l’onere, sempre più pesante, di soccorrere una marea di indigenti, per cui, dovranno privarsi di risorse legittimamente guadagnate e rimodellare la vita sui dettami della nuova bibbia di Di Maio e della Chiesa.

Il biblico settimo giorno può anche non coincidere con la domenica o le feste comandate. Si tratta di organizzare la famiglia in modo tale che un po’ di benessere derivante dal lavoro di alcuni dei suoi membri, anche nei giorni di festa, unito ad una intelligente turnazione nella copertura di queste feste o festività, permetta di trascorrere ai nuclei famigliari più tempo insieme e porti qualche risorsa in più, utile a sbarcare dignitosamente il lunario. Tenere legati i figli non è cosa facile, per cui, si ha un bel dire in merito quando si dipinge la famiglia come nei quadretti del passato.

I figli, giunti ad una certa età, decidono, nella norma, di privilegiare la frequentazione dei loro coetanei, di scambiare con loro opinioni, tempo libero, divertimento e soffrono della presenza dei genitori ritenendola un condizionamento della loro libera lettura del vivere.

Non è con le forzature che arrivano risultati importanti. Poco tempo ben investito dal punto di vista relazionale ed educativo è molto meglio di picnic festivi che appartengono più alla mentalità degli adulti e ai ritratti di Manet che al modo di pensare dei giovani. Quindi, riconsiderare le leggi e le direttive, senza proclamare come dogma il proprio modo di intendere la vita, potrebbe evitare di spingere la gente verso ipotetiche strade che prescindono dal contesto sociale reale ed incrementano la disoccupazione, solo perché ci si ritiene detentori della verità unica e indiscutibile. Spesso tali spinte producono più danni e più turbolenze di quelle che si indicano come male sociale da curare.

Suggerirei ai politici e, perché no, anche ai pastori dello spirito, senza la presunzione di avere soluzioni preconfezionate in tasca, di prendere atto delle situazioni reali.

Insomma, tra il dire, il proclamare e la realtà ci passa proprio il mare. Immaginare che tutti lo debbano attraversare a nuoto per raggiungere l’isola della felicità, fondata sul PIL immateriale del buon vivere, predicato dalla politica attuale, fa parte di fantasticherie che solo in alcuni ambiti ministeriali si riescono a comprendere, al riparo dalla fame e con buona dotazione di emolumenti.

Buon autunno a tutti. Non temete le foglie. Anche se vi cadono in testa, come accade in questa stagione, non fanno male e non producono danni. Altre cose sì, ma, con un po’ di buon senso, si possono evitare.

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