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Da via Maj alla Russia, il libro-inchiesta sulla Lega: “Per capire se Salvini dice la verità”

Il giornalista de L'Espresso Stefano Vergine racconta il libro scritto insieme al collega Giovanni Tizian: "Il vicepremier non ha mai risposto alle nostre domande"

Che l’associazione Più Voci trovi sede in un’anonima palazzina color verde acqua di via Angelo Maj può suonare paradossale, se è vero che Bergamo è diventato “il nuovo centro finanziario della Lega di Matteo Salvini“. Ha tuttavia un senso leggendo l’inchiesta firmata dal giornalista Stefano Vergine. Il primo, insieme al collega Giovanni Tizian, a svelarne l’esistenza. Fondata dal tesoriere Giulio Centemero – raccontano i reporter de L’Espresso – a capo di un team di commercialisti defilato ma con mansioni tutt’altro che secondarie. “Una onlus usata per ricevere finanziamenti da aziende e girarli a società controllate dalla Lega”, secondo Vergine e Tizian. “La contabilità della Lega non ha nulla a che fare con i commercialisti di via Maj”, hanno invece replicato gli esponenti del Carroccio orobico.

“Negli uffici di Di Rubba e Manzoni (i commercialisti bergamaschi dell’associazione, ndr) abbiamo scoperto che sono state registrate sette società controllate da una holding lussemburghese – spiega Vergine -. Un fatto che ha acceso la nostra curiosità, visto che Salvini un giorno sì e l’altro pure si scaglia contro la finanza internazionale. Da qui la procura di Genova ha ordinato una serie di perquisizioni sull’ipotesi che parte dei 49 milioni siano stati riciclati via Lussemburgo“.

Ai commercialisti di via Maj il libro dedica un intero capitolo, raccontando come “dopo essere entrati nelle grazie di Salvini, anche i loro affari personali, quelli nelle vesti di imprenditori, sono andati alla grande”, aggiungendo a quanto già raccontato sui giornali circa la vendita dell’Arti Group l’entrata in scena di un misterioso Mister X. Ma questo è solo uno dei capitoli che affrontano ne “Il Libro Nero della Lega”, pubblicato da Laterza. Un caparbio lavoro d’inchiesta (supportato da tutta una serie di documenti, carte della magistratura, conti correnti e bilanci) che scava dietro le quinte del partito. Quello nordista di Bossi e quello nazionalista di Salvini, politicamente distanti ma nel libro uniti da un filo conduttore preciso: i 49 milioni frutto della truffa – confermata in appello – sui rimborsi elettorali operata dall’allora tesoriere Francesco Belsito.

“Abbiamo impiegato due anni a raccogliere tutto il materiale – racconta Vergine -. Nella prima parte del libro raccontiamo la sparizione dei quarantanove milioni di finanziamento pubblico. Una somma che la Lega deve restituire ai cittadini italiani dopo la sentenza della magistratura”. Segue un filone meno noto. Quello che indaga sullo sbarco della Lega al Sud: “dove Salvini ha imbarcato diversi ex missini ed ex Dc – prosegue il giornalista -. Di certo, non ha mantenuto la promessa di portare al Sud una ventata di novità, e di non voler trasformare la Lega in un ‘raccoglitore di riciclati'”. Figure centrali nella crescita del consenso in luoghi prima impensabili per il partito.

Nella terza parte, infine, viene scandagliato il tema delle alleanze internazionali. Dai rapporti con gli Usa di Trump a quelli con la Russia di Putin. In particolare il libro-inchiesta racconta un episodio: un incontro, nell’ottobre scorso all’hotel Metropol di Mosca, in cui Salvini avrebbe trattato un finanziamento da tre milioni di euro alla Lega da parte di ambienti del Cremlino da destinare alla campagna per le Europee (“Da Mosca non è arrivato e non arriverà nulla” ha risposto il leader). “Ma il libro indaga anche i rapporti con il Vaticano, in particolare con l’ala più conservatrice – precisa Vergine -. E quelli con altri partiti sovranisti, oltre ai movimento di estrema destra”.

Il cuore dell’inchiesta sta nel “verificare le dichiarazione del vicepremier – conclude Vergine -. Per certi versi un’inchiesta in stile anglosassone, mirata a capire se dice la verità oppure no”. Per esempio “Salvini ha sempre detto che lui dei soldi della truffa non ha mai visto un euro, ma nel libro pubblichiamo documenti ufficiali che lo smentiscono, carte che dimostrano che lui quei soldi li ha usati sapendo che erano potenzialmente frutto di una truffa. Noi abbiamo sempre fatto domande a Salvini, senza mai ottenere risposte. Un politico che rappresenta il Paese non è forse tenuto a farlo?”.

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