Luigi Di Maio, l’eroe di cartone di cui ci dimenticheremo presto

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 2 Gennaio 2018 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA
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Di Luigi Di Maio smetteremo presto di sentir parlare (foto Ansa)

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business, con il titolo “Di Maio, l’eroe di cartone”:

Mai come in questi giorni Giggino Di Maio è ilare e onnipresente. E’ convinto, ma davvero, di avere già in tasca la nomina a presidente del Consiglio e quindi quasi nemmeno si è  accorto di aver perso per strada la fidanzata.

Invece, questi sono i suoi ultimi giorni di gloria. Per capirlo basta qualche semplice riflessione.

I sondaggi sono i sondaggi, probabilmente sbagliati, falsi, manovrati, ma oggi è tutto quello che abbiamo. E i sondaggi danno il Movimento 5 stelle al 28 per cento. Da questo dato Di Maio ha ricavato che il suo partito sarà il primo e che quindi Mattarella sarà obbligato a dare a lui l’incarico di formare il nuovo governo.

Beata, meravigliosa ignoranza. Se facesse la fatica di leggere la Costituzione, scoprirebbe che è caduto in un grosso equivoco: Mattarella, nella scelta del presidente del Consiglio incaricato, ha libertà assoluta, totale. In un momento di generosità potrebbe scegliere anche me o mio zio.

La prassi vuole che Mattarella, sentiti tutti protagonisti, assegni l’incarico esplorativo al personaggio che gli sembra più in grado di mettere insieme una maggioranza. Ma questo personaggio non è Di Maio, che non avrà mai una maggioranza.

Con il 28 per cento ai grillini, per fare maggioranza non basta il gruppetto di Bersani, nemmeno se si aggiungono  la Lega e la Meloni.

Quindi perché Mattarella dovrebbe dare l’incarico a uno che non avrà mai una maggioranza?  Per perdere dei mesi?

In realtà (poi può accadere di tutto nelle urne) sulla base dei sondaggi oggi esistenti nel nuovo Parlamento non ci sarà alcuna maggioranza. Nemmeno la coalizione di Forza Italia più Pd arriva alla maggioranza.

Ma si sa che Berlusconi e  Renzi sono due specialisti nel trovare amici “responsabili”. Dieci o venti voti, qui e là, li trovano e possono varare un governo, sia pure con una maggioranza parlamentare risicata. Di Maio, manco quello. E quindi  niente incarico.

Ma non è finita. I sondaggi oggi lo danno al 28 per cento, ma i suoi padroni (Grillo e Casaleggio) hanno posto l’assicella leggermente più in alto, cioè al 30 per cento. Se Di Maio non arriva al 30 per cento, la sua carriera è finita. Farà il peones per cinque anni, poi verrà gettato via come uno straccio usato.

E di lui non si sentirà mai più  parlare. Mai esistito.