Nutella, effetti diversi sui post comunisti Veltroni e Salvini. Che con i prefetti…

di Pino Nicotri
Pubblicato il 26 Febbraio 2019 - 10:12| Aggiornato il 27 Luglio 2019 OLTRE 6 MESI FA

Qualcuno si ricorda che Matteo Salvini era comunista? Correva l’anno 1997 e lui, iscritto alla Lega Nord dal 1990 e militante dall’anno dopo, alle elezioni per il cosiddetto Parlamento della Padania, si è presentato come capolista dei Comunisti Padani, che ottennero 5 seggi su 210. L’anno dopo diventò segretario provinciale milanese della Lega Nord, carica che ha conservato fino al 2004 senza ripudiare la qualifica di comunista anche se prudentemente non l’ha più sventolata. Per chiarire la sua linea di neo segretario provinciale il soi-disant comunista Salvini scrisse su La Padania un articolo per inneggiare all’alleanza in Europa con le destre estreme: 

“A livello internazionale la priorità è sgretolare queste euro e rifondare questa Europa. Sì, quindi, alle alleanze anche con gli unici che non sono europirla: i francesi della Le Pen, gli olandesi di Wilders, gli austriaci di Mölzer, i finlandesi… insomma, con quelli dell’Europa delle patrie”.

Come se non bastasse, a proposito di comunismo, e anche di più, in un curioso sito Wikipedia in dialetto milanese, si legge anche che da giovane ha frequentato il sulfureo centro sociale Leoncavallo – sede in un immobile di via Watteau eternamente occupato e bestia nera non solo della destra milanese – e che proprio il sempre agitatissimo Leocavallo “l’ha influenzaa fiss i sò idej politegh” (traduzione: “ha influenzato forte le sue idee politiche”). Che frequentasse il Leoncavallo, e per tre anni di fila trovandocisi anche bene, non è affatto vero, ma lo ha dichiarato lo stesso Salvini neo consigliere comunale leghista nel settembre del ’94 durante una seduta a Palazzo Marino del consiglio comunale:

“Chi non ha mai frequentato un centro sociale? Io sì, dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo [Alessandro Manzoni, ndr] , il mio ritrovo era il Leoncavallo. Là stavo bene, mi ritrovavo in quelle idee, in quei bisogni…”.

Una sparata fatta solo per sorprendere e guadagnarsi una citazione nelle cronache locali di quotidiani perché la seduta a Palazzo Marino era dedicata agli scontri con la polizia da parte di 20 mila manifestanti che il 14 settembre avevano voluto raggiungere la sede del Leoncavallo sfondando lo schieramento delle forze dell’ordine decise a impedirlo.

Per carità, nessuno si scandalizza per i cambi di casacca da sinistra verso destra nel mondo politico. Non è il caso di scomodare la bonanima di Benito Mussolini ricordando che era socialista e pacifista – venne anche arrestato per una manifestazione anticolonialista contro l’invio di truppe italiane in Africa – per poi fondare il fascismo e finire dove è finito.

Semmai è il caso di citare Walter Veltroni, che dopo decenni di militanza e carriera nel Partito Comunista Italiano (PCI) anche come parlamentare, responsabile della propaganda e direttore de L’Unità, organo ufficiale del PCI, e dopo annessi stipendi e maturazioni di pensioni, quando ormai il comunismo era morto e sepolto, e quindi non serviva più per fare carriera, se ne ebbe a dichiarare candidamente “Io non sono mai stato comunista”. E rivela che era invece kennedyano.

L’ironia della sorte vuole che Salvini e Veltroni si somiglino non solo per il comunismo da giovani e per essere diventati entrambi vice premier, ma anche per la comune passione per la Nutella. Passione in entrambi più duratura di quella per il comunismo, che è stata breve per Salvini e per Veltroni invece lunghissima anche se infine rinnegata quando il comunismo era morto e sepolto.

La foto dello scorso 26 dicembre della colazione a base di pane e Nutella è costata a Salvini accuse e polemiche, ma lui non l’ha rinnegata: ha continuato a far colazione con la Nutella, senza però pubblicarne più foto.
Veltroni invece ha più volte rinnegato anche la Nutella, dicendo che non è vero che ne è ghiotto, ma è smentito da una sua dichiarazione del giugno del 1994 alla giornalista Barbara Palombelli di Repubblica:

“Visto che linea? Ho perso dodici chili in un mese, per colpa del colesterolo mi hanno tolto tutti i piaceri della vita: la Coca Cola, la Nutella, le mozzarelle”. 

Smentito alla grande anche dal Corriere della Sera, che con un articolo di Maria Latella tramanda ai posteri che quando Veltroni sempre nel ’94 venne battuto da Massimo D’Alema nella gara per diventare segretario del Partito Democratico di Sinistra, erede del PCI e avo dell’attuale PD, fu consolato dalle giornaliste dell’Unità, della quale era il direttore, con il regalo di un grande barattolo di Nutella con un fioccone rosso:

”Lui dapprima esita, ricorda ai presenti la dieta. Poi, quando resta solo, sospira, gira il tappo, affonda il dito nella cioccolata… Tiè”. 

La cosa strana però è che la Nutella da una parte ha contribuito al mito di Veltroni buonista mentre dall’altra contribuisce all’immagine di Salvini cattivo, cattivista e seminatore d’odio. 

Nutella e comunismo a parte, è strano che sia diventato ministro dell’Interno lo stesso Salvini che nel luglio 1999, a seguito della decisione del prefetto di rimuovere il sindaco di Lazzate, tale Cesarino Monti, dopo la bocciatura a palazzo Marino della mozione leghista di appoggio al sindaco rimosso si mise a organizzare il coro del pubblico che urlava “Prefetto italiano, via da Milano!”.

Il 1999 è anche l’anno in cui Salvini venne condannato a 30 giorni di detenzione per avere lanciato uova contro Massimo D’Alema durante un comizio. Da notare che la mossa del coro per cacciare da Milano il prefetto della Repubblica Italiana non è stata un’iniziativa estemporanea: Salvini infatti la cacciata da Milano del rappresentante dello Stato italiano e l’abolizione delle prefetture su tutto il territorio italiano le ripropose nel 2013 in qualità di segretario federale della Lega. 

Strano anche che abbia accettato di stringere la mano e di essere nominato ministro dal presidente della Repubblica, visto che anni fa durante la visita ufficiale a Palazzo Marino del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi lo stesso Salvini rifiutò di stringergli la mano vantandosi poi di avergli detto “No, grazie, dottore, lei non mi rappresenta”. Evidentemente da Sergio Mattarella si sente invece rappresentato…

Un’altra notevole trasformazione di Salvini è il passaggio da secessionista “lumbàrd” a sovranista italiano con tanto di bandiera “Prima gli italiani!”. 
Insomma, parrebbe che nel BelPaese il trasformismo e l’opportunismo non manchino neppure tra i principali leader politici.