Elezioni 2018. Litigano già Salvini, Berlusconi, Meloni: la Bella, il Vecchio, il Cattivo

di Ama La Sunta
Pubblicato il 8 Febbraio 2018 - 06:31 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi (foto Ansa)

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi (foto Ansa)

ROMA – Non hanno ancora vinto le elezioni ma già litigano, i tre compari della destra italiana, Berlusconi, Salvini, Meloni. Fosse vivo Sergio Leone titolerebbe un film sulla politica italiana così: “La bella il vecchio e il cattivo”. Non ci sono pistole o fucili i giro, solo colpi di Twitter e Facebook, più interviste e comparsate televisive, le armi della politica del terzo millennio. Il clima è teso e dopo il 4 marzo inevitabilmente si inasprirà ulteriormente.

Matteo Salvini parla già da premier, come d’altro canto in questi giorni stanno facendo anche Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Ma il malumore all’interno della coalizione di centrodestra è ormai difficilmente gestibile, anche dopo l’ultimo attacco della Meloni a Berlusconi sulla mancata partecipazione del leader di Forza Italia alla manifestazione indetta da FdI contro gli inciuci e i voltagabbana elettorali.

Spunto dell’ultima lite è il programma elettorale di Matteo Salvini. Viene pubblicato online sul suo sito e subito partono le prime polemiche. Il leader del carroccio attacca direttamente gli assembramenti dei fedeli islamici che usano ogni tipo di luogo dai garage ai parcheggi alle strade.

«La radicalizzazione si combatte – scrive Salvini – ribadendo che nello Stato italiano la libertà di professare il proprio culto va esercitata nel pieno rispetto di tutti gli altri diritti costituzionali». E fin qui nulla di nuovo, ma poi aggiunge «Divieto di occupare il suolo pubblico per pregare» e «Divieto di regole finanziarie o fiscali diverse da quelle italiane» e il riferimento è all’accordo tra Coreis (Comunità religiosa islamica) e l’Ente nazionale per il microcredito che prevede uno stanziamento di fondi pubblici per incoraggiare l’impresa islamica.

Lo stesso Salvini aveva infatti dichiarato pochi giorni fa annunciando l’inaugurazione della sede del partito a Perugia «Con noi al governo tutti i centri culturali islamici verranno chiusi specialmente se alterano i principi fondamentali come legalità e trasparenza. Ho deciso di aprire ufficialmente la mia campagna elettorale a Umbertide perché questa cittadina incarna l’esempio della politica fallimentare del Pd per cui si aprono centri culturali islamici che, fatti alla mano, minano la sicurezza cittadina, e si assegnano le case popolari a vantaggio degli stranieri. A Umbertide, infatti, circa l’80% degli immigrati gode di alloggi comunali, mentre si chiudono caserme o si riduce il numero delle forze dell’ordine».