Italia fuori da Ue? Tajani: “Governo dica cosa vuole fare”. Salvini frena, ma M5s…cosa dirà?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Febbraio 2019 - 18:23| Aggiornato il 16 Febbraio 2019 OLTRE 6 MESI FA

Tajani contro Italia: “Dica se vuole uscire dall’Ue”. Salvini: “Vogliamo cambiarla, non abbandonarla” (Foto Ansa)

BRUXELLES – “Se l’Italia vuole uscire dall’Unione europea lo dica”. Un ultimatum al governo affinché chiarisca le sue intenzioni che arriva nientedimeno che dall’italiano Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo a Bruxelles. Il vicepremier e leghista Matteo Salvini prova ad abbassare i toni, ma il risultato non è confortante: “Vogliamo cambiarla, non abbandonarla”. 

La tensione tra il governo giallo-verde e l’Europa resta alta, soprattutto per le posizioni da sempre note di M5s, fortemente anti-europeista. A dare manforte ai pentastellati, il tweet la mattina del 15 febbraio di Clauio Borghi, responsabile economico della Lega, che parla di uscita dall’Ue dopo le elezioni “se resta tossica”.

Una frase che non è piaciuta nemmeno all’italiano Tajani, che nel pomeriggio di venerdì tuona: “Il governo italiano dica chiaramente se vuole uscire dall’euro e dall’Unione europea. Troppe ambiguità e dichiarazioni sconsiderate provocano solo danni all’Italia e agli italiani”.

Tajani ha aggiunto: “Uscire dall’euro significa necessariamente uscire dall’Unione. Per un grande Paese come l’Italia, che esporta beni per 250 miliardi nel mercato Ue e rappresenta la seconda potenza manifatturiera europea, sarebbe un disastro di proporzioni incalcolabili, con effetti paragonabili solo a quelli di una guerra. A essere colpiti più duramente saranno i più deboli, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i giovani disoccupati, tutti coloro che non hanno risparmi o beni all’estero”. 

Primo, afferma Tajani, “vi sarebbe una svalutazione della nuova moneta di almeno il 30%. In pratica, da un giorno all’altro le case, i risparmi, gli stipendi o le pensioni, perderebbero un terzo del loro valore”. Secondo, “ci sarebbe un immediato collasso del nostro sistema bancario. Con l’annuncio del ritorno alla lira si scatenerebbe il panico, con una corsa agli sportelli e ai bancomat. Le banche andrebbero immediatamente ricapitalizzate per centinaia di miliardi, con una crescita enorme del debito pubblico. Quelle più deboli fallirebbero, lasciando sul lastrico centinaia di migliaia di correntisti”. 

Terzo, continua il presidente del Parlamento europeo, “il nostro debito pubblico aumenterebbe a dismisura, rendendo molto probabile il fallimento del Paese. Sarebbero inevitabili patrimoniali pesantissime su immobili e risparmi, che contribuirebbero a mettere ulteriormente in ginocchio l’economia privata”. Quarto, “per evitare fughe di capitali, lo stato sarebbe costretto a rimettere i controlli sui movimenti di capitali e persone, tagliandoci fuori dal mercato europeo”. Quinto, incalza ancora Tajani, “i gioielli del made in Italy e le nostre imprese tecnologiche sarebbero facile preda di fondi esteri a prezzi da saldo”. 

Infine, sesto, “la svalutazione porterebbe con sé l’inflazione a due cifre. Tutti i beni importati, a cominciare dall’energia, essenziale per famiglie e imprese, aumenterebbero del 30%. I tassi su mutui e prestiti schizzerebbero su valori a due cifre”. Per questo, conclude Tajani, “chi, in questa maggioranza, immagina un’uscita dall’euro come toccasana dei nostri problemi, vuole in realtà portarci dove sta oggi il Venezuela”. 

A rispondere stavolta è Salvini, che cerca di gettare acqua sul fuoco: “Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall’Europa, vogliamo cambiarla, migliorarla ma non abbandonarla”. Intanto Mara Carfagna, parlamentare di Forza Italia, ha commentato: “L’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea, così come quella alla Nato, non dovrebbe mai essere messa in discussione: è innanzitutto la conseguenza di una condivisione di valori. E’ una scelta di campo che siamo chiamati a confermare ogni giorno, perché non esiste altra alternativa democratica. Il nostro Paese deve però recuperare autorevolezza dentro l’Ue, quella che abbiamo visto a Pratica di Mare, quando Silvio Berlusconi mise attorno allo stesso tavolo Nato e Federazione russa, George W. Bush e Vladimir Putin”.

La Carfagna ha aggiunto: “Questa autorevolezza sarebbe opportuna in un momento storico come questo caratterizzato dalla sempre più evidente tendenza isolazionista di alcune potenze mondiali. L’Europa deve essere più autosufficiente nella difesa strategica: l’Italia ha pagato più di tutti la debolezza atlantica e la mancanza di una politica di sicurezza dei Paesi europei in Africa, che si è tramutata in ripetute ondate di sbarchi”.