M5S, Massimo Buccarella si è tenuto i soldi: “Con soli 3mila euro avrei chiuso lo studio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Febbraio 2018 - 14:01 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Buccarella, un altro che non ha restituito i soldi M5S: "Non mi bastavano"

M5S, Massimo Buccarella si è tenuto i soldi: “Con soli 3mila euro avrei chiuso lo studio”

ROMA – Massimo Buccarella, avvocato pugliese, è tra i 14 parlamentari del Movimento 5 Stelle accusati di aver revocato i bonifici per restituire parte dello stipendio. In un lettera denuncia: “Basta ipocrisie, senza quei soldi impossibile fare politica”.

Si scusa con gli attivisti, ma senza quei soldi rischiava di chiudere il suo piccolo studio legale: “I poco più di 3mila euro mensili netti che i parlamentari M5s si sono attribuiti come retribuzione effettiva, non mi avrebbero permesso, alla mia età, di tornare alla mia vita, nel mio studio professionale “, ammette.

“Tutto questo mi è successo perché stando in Parlamento mi sono reso conto che l’impegno da eletto mi assorbiva quasi sette giorni su sette. Non rimaneva tempo né possibilità di poter seguire la mia attività professionale. Io sono un piccolo avvocato, non sto in un grande studio con altri soci. E non ho mai avuto appoggi politici o incarichi in società o di altro tipo”.

Il senatore uscente M5S Maurizio Buccarella, intervistato dal Fatto Quotidiano sui mancati rimborsi, si difende: “Ho sbagliato, so di avere fatto una cazzata. Ma so anche di non essere una persona spregevole. E al Movimento ho dato tanto”. “A breve verrò cancellato dell’elenco dei difensori d’ufficio. E per me era una fonte di guadagno importante”, racconta Buccarella.

In Parlamento “non mi aspettavo un impegno così totalizzante. E nel frattempo avevo i costi fissi da affrontare per la mia professione, di fatto congelata. Il tema è che ho gradatamente perso il mio lavoro e il mio posto nella società civile. E per i liberi professionisti o i piccoli imprenditori questo è un vero problema”.

“Penso che le nostre regole sui tagli alle retribuzioni e il sistema stesso delle rendicontazioni non vadano bene. I parlamentari del M5S – suggerisce – potrebbero applicare tagli forfettari alle loro retribuzioni, senza sottoporsi a folli raccolte di scontrini e ricevute, e calibrando tutto sulle singole situazioni personali e lavorative. Io non sono un dipendente pubblico in aspettativa”. “In 5 anni – evidenzia – ho donato più di 100 mila euro. Probabilmente la stessa cifra di diversi colleghi che sono risultati in regola”.