Pomigliano, la rabbia di un operaio contro Di Maio: “Quando è venuto qui si è fatto le foto coi padroni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Marzo 2018 - 05:42 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Di Maio (foto Ansa)

Luigi Di Maio (foto Ansa)

NAPOLI – Intervistato da Radio Cusano, Mimmo Mignano della Cobas Fca Pomigliano, se la prende con Luigi Di Maio: “Lui non rappresenta gli operai. Quando è venuto qui si è fatto le foto coi padroni”.

Tutte le notizie di Blitzquotidiano in questa App per Android. Scaricatela

“Qui a Pomigliano la fabbrica è ferma per cassa integrazione –ha affermato Mignano-. Qua non è cambiato niente, io mi sveglio la mattina dopo le elezioni politiche e mi risveglio sempre con gli stessi problemi. La Fiat sta per mandare via oltre 2mila operai. Qui bisogna rimettere in piedi la lotta. Lo strumento politico o se lo prendono gli operai, oppure niente, altro che Di Maio. Dopo aver dato 11 milioni di voti a Di Maio non è che ci siamo svegliati meglio. Il signor Di Maio che abita a pochi metri dalla Fiat non dice una parola né su Pomigliano né su migliaia di operai che vivono una situazione disperata. Al sud scelgono il M5S perché a sinistra non c’è più niente. Votando Di Maio speravano in un miracolo, ma qui i miracoli non ci sono. Un laboratorio politico a Pomigliano? Sì, ma in contrapposizione alle politiche di Di Maio. Di Maio è venuto qui e si è fotografato insieme ai padroni del consorzio Del Solo, senza dire una parola nei confronti degli operai”.

“Lui – continua Mignano – è un ragazzo semplice, dal viso piacevole, ma i fatti concreti non ci sono. Sul licenziamento di 5 operai licenziati per aver inscenato il finto suicidio di Marchionne, Di Maio ha firmato il primo appello, il secondo dopo le elezioni non vuole firmarlo. Di Maio per 5 anni è uscito tutti i giorni in tv dicendo che gli altri sono cattivi e lui è buono. La gente non ne può più dei partiti di sinistra, dei corrotti e collusi, è qui che si spiega il successo di Di Maio. Ma è un successo che oggi c’è e domani non c’è più. Questo è stato un voto di massa dovuto ai 5 anni di campagna elettorale di Di Maio e Di Battista che in tv si proponevano come antagonisti alle politiche sciagurate del centrodestra e centrosinistra”.

“I voti di Di Maio – dice ancora Mignano – sono una bolla di sapone che quando cadono si schiantano a terra e diventano Cernobyl. Di Maio parla di un reddito di cittadinanza di 1650 euro a un disoccupato sposato con figli. Ma un operaio di Pomigliano che la mattina si sveglia alle 5 di mattina e lavora 8 ore al giorno non arriva a 1300 euro al mese. Ma ci rendiamo conto di quello che dice Di Maio? Di Maio forse in questo contesto può darsi che è meglio degli altri, ma lui è uno che non rappresenta gli operai, non li ha rappresentati nemmeno in campagna elettorale. I 5 Stelle faranno la stessa fine dei partiti di sinistra come Rifondazione. Bertinotti aveva il consenso forse pure di più di Di Maio, appena si è seduto alla Camera addirittura è stato il promotore del pacchetto Treu. Nei prossimi mesi ci organizzeremo per avere una rappresentanza politica nostra, operaia. E’ qui che chiederemo a Di Maio di confrontarsi con noi quando andrà al governo. Però al governo ci deve andare, se no continuerà a fare queste tarantelle e dirà sempre: ma io non sto ancora governando. Intanto però si è fregato 11 milioni di voti”.