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Cronaca

Bimbo nato morto al Maggiore, Marchetti LN: 'La mamma inviata in altri PS, troppi interrogativi'

'Tra le motivazioni che avrebbero indotto a consigliare la donna di recarsi presso altri presidi quella secondo la quale avrebbe dovuto attendere circa quattro ore, prima di essere visitata'. Il ministro invia gli ispettori

“Perché l'ospedale Maggiore ha invitato la donna ad andare in un altro presidio di Pronto soccorso: c’era per caso troppa gente in attesa? Mancavano i medici? Il nosocomio era carente di personale?” . Se lo chiede il consigliere regionale della Lega Nord, Daniele Marchetti, che ha depositato oggi un'interrogazione alla Giunta regionale. Intanto, da quanto si apprene, la ministra della Salute Giulia Grillo starebbe per inviare gli ispettori ministeriali per chiarire la dinamica della vicenda.

Il caso è quello del neonato nato morto all'ospedale Maggiore e della mamma che versa in gravi condizioni: “Perché la 33enne, alla 32° settimana di gravidanza, che si era recata al Pronto soccorso dell'ospedale Maggiore di Bologna è stata invitata dal triagista di turno (nelle strutture sanitarie di Pronto soccorso e accettazione, chi attribuisce ai pazienti un codice di priorità d'intervento ndr) a recarsi presso un altro presidio di Pronto soccorso della provincia? C’era per caso troppa gente in attesa? Mancavano i medici? Il nosocomio era carente di personale?”. Questi gli interrogativi che avvolgono la vicenda per il consigliere del Carroccio: “Da una prima ricostruzione dei fatti – continua Marchetti - risulterebbe che la donna si era già recata al Pronto soccorso Ostetrico del Maggiore nel pomeriggio del 2 febbraio dove, secondo alcune segnalazioni, sembrerebbe che la donna fosse stata invitata a recarsi in altre strutture della provincia. Tra le motivazioni che avrebbero indotto a consigliare la donna a recarsi presso altri presidi quella secondo la quale avrebbe dovuto attendere circa quattro ore, prima di essere visitata. A quel punto la donna avrebbe deciso di recarsi all’ospedale di Vergato. Nel corso del trasferimento, l'ospedale di Vergato si era già attivato per un possibile parto in emergenza considerate le indicazioni avute dalla donna, la quale, entrata nel pomeriggio nel nosocomio di Vergato, avrebbe manifestato subito problemi e dalle prime indicazioni il battito del bimbo era già venuto a mancare. Il taglio cesareo in urgenza avrebbe poi portato la donna a versare nelle attuali gravissime condizioni, dovuto probabilmente anche a alla malagestione del caso presso il triage dell’ospedale Maggiore”.

“Cosa è accaduto realmente? - si chiede Marchetti - Quali sono le procedure interne dell’ospedale Maggiore nel momento in cui al triage si presenta una donna in quelle condizioni? Quali sono le procedure cliniche assistenziali, gli usi e le consuetudini per cui si decide di proporre ai pazienti di scegliere altre strutture della provincia? Cosa fa il triagista in casi del genere? C’era per caso troppa gente in attesa? Mancavano i medici? Si era in carenza di personale? C’è stato per caso un sovraccarico di lavoro?” chiede Marchetti nell'atto ispettivo.

Anche il parlamentare Galeazzo Bignami interviene sulla vicenda: "L’unica cosa, nel dramma, è quella di augurarsi che professionisti e medici riescano a salvare la vita della madre ed impedire che quanto avvenuto non debba mai più ripetersi. Ma perché tali situazioni non si ripetano, anche in un momento così difficile occorre essere chiari su alcuni punti. A tal riguardo, occorre ribadire che al Maggiore non c’è un Pronto soccorso ostetrico-ginecologico, ma un ambulatorio di primo intervento ostetrico-ginecologico. E questo, nonostante la segnaletica lo indichi come tale e nonostante i cittadini siano informati dell’esistenza, al Maggiore, di un Pronto soccorso ostetrico-ginecologico". Ancora Bignami: "Occorre anche dire che, al di là dell’encomiabile sforzo degli infermieri, appare un atto spregiudicato, per non dire irresponsabile, mettere personale infermieristico al triage per svolgere il lavoro di ‘flussista’ che, inevitabilmente, comporta una funzione di valutazione diagnostica che deve comunque competere ai medici. Occorre dunque evitare di delegare agli infermieri funzioni che possano ricadere nell’ambito della competenza medica. Ci aspettiamo che venga ripensata, nel suo complesso, l’organizzazione del triage e che tale riflessione venga aperta immediatamente".

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