BRESCIA

Desirèe: trovato
giubbino con
nuova traccia

Desirèe Piovanelli
Desirèe Piovanelli
Desirèe Piovanelli
Desirèe Piovanelli

Il giubbino che indossava Desiree Piovanelli il giorno che è stata uccisa a 14 anni, nell’autunno del 2002, è ancora presente all’ufficio corpo di reati. Lo ha appreso la Procura di Brescia che ha aperto una nuova inchiesta per omicidio sul delitto della giovanissima dopo che il padre della vittima ha presentato un esposto sostenendo che i quattro condannati in via definitiva, tre minori all’epoca ed un adulto, non siano gli unici coinvolti nel delitto. «C’è un mandante legato al mondo della pedofilia» è la tesi dei Maurizio Piovanelli. Sul gomito destro del giubbino è stata isolata una traccia biologica già evidenziata nel 2002 quando si parlò di «macchia presumibilmente di sangue appartenente ad un profilo di sesso maschile diverso dagli arrestati», ma mai associata ad un dna. La traccia al momento non sarà utilizzata, vista la poca quantità di materiale presente. Solo nuovi sviluppi delle indagini potrebbero spingere gli inquirenti a comparare il profilo biologico con quello di un eventuale indiziato. Non si trova invece il fazzoletto, con una traccia anche in quel caso mai presa in considerazione, che venne recuperato sul luogo del delitto. «Mi piacerebbe capire che beni sono stati tenuti e quali distrutti e chi ha disposto la distruzione», è il primo commento dell’avvocato Alessandro Pozzani, legale del padre di Desiree Piovanelli. «Sarebbe interessante - aggiunge - effettuare nuove verifiche con le tecnologie moderne. Ma è giusto non sprecare materiale e utilizzarlo solo per comparazioni davanti ad ipotesi più concrete in una fase più avanzata dell’indagine». Oltre al padre di Desiree anche uno dei quattro condannati, Nico, all’epoca 16 anni, chiede verità. «Io non ho partecipato all’omicidio, non c’ero alla Cascina Ermengarda, l’ho detto allora e lo ripeto. Devono analizzare quella traccia che oggi è di un soggetto ignoto».

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