Al via ieri il convegno che chiude le celebrazioni, iniziate nel 2013,
per il centenario della prima guerra mondiale.
Studi, libri e documenti inediti, testimonianze che raccontano la
storia dell'Asinara, dei profughi e dei prigionieri che sull'isola
trascorsero gli ultimi, tristi anni del primo conflitto mondiale. In
27 mila arrivarono, trasportati con le navi da Valona dopo la lunga
marcia della morte partita dalla Serbia, e in oltre 7mila trovarono la
morte nei campi allestiti tra le pianure e le colline dell'isola.
Sono stati tanti e di profondo interesse i contributi arrivati
venerdì, in occasione della prima giornata del convegno “Asinara isola
d'Europa”, organizzato dal Comune di Stintino, al Mut di via Lepanto e
che si concluderà sabato 17 novembre.
L'appuntamento arriva a
coronamento di un lungo percorso, avviato dall'amministrazione
comunale stintinese nel 2013, in occasione del centenario della Grande
Guerra, con il progetto per le “Commemorazioni di pace: i profughi
serbi e i prigionieri austroungarici nell’isola dell’Asinara durante
la prima guerra mondiale”.
«Un progetto che nasce da lontano – ha detto il sindaco di Stintino
Antonio Diana – e che in questi cinque anni ci ha consentito di
raggiungere un importate obiettivo: fare dell'Asinara un luogo di
incontro tra popoli». Lo dimostrano, come hanno detto l'assessora alla
Cultura Francesca Demontis e gli studiosi Alberto Mario Carta e Aldo
Panti nel ripercorrere le tappe di questo percorso di studi, i
partecipanti che negli anni si sono succeduti ai convegni e agli
incontri stintinesi sulla storia dell'Asinara.
Tra questi ricercatori,
esperti, docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni
locali, regionali, del governo italiano e dei Paesi europei e del
Medio Oriente, il Presidente della Repubblica di Ungheria e
ambasciatori delle Nazioni che, a vario titolo, furono coinvolti in
quei tragici eventi. Accomunati tutti dalla volontà di dare dignità e
un volto a prigionieri e profughi di varie etnie e religioni,
provenienti dai vari Paesi di un'Europa allora disgregata, «che – ha
aggiunto il direttore del Parco nazionale dell'Asinara Pierpaolo
Congiatu – furono seppelliti in terra straniera. Quando riusciremo a
dare all'Asinara il titolo di terra d'Europa, allora, quei ragazzi
riposeranno come fossero nella loro patria».
Le novità illustrate sono state tante, a partire dai documenti emersi
dagli archivi pubblici e privati, «come quello – ha sottolineato
Vittorio Gazale direttore dell'Amp Asinara – a disposizione di Filippo
Sallusto, discendente dell'ufficiale Alberto Cappelletti che
sull'isola raccolse, disegni, acquerelli, fotografie, novelle e
articoli per il suo giornale che portava il nome di una località
dell'isola: la gazzetta degli Stretti».
E ancora, ha illustrato Gabriele Carenti, le ricerche del dipartimento
di Microbiologia dell'Università di Sassari che, sotto la guida di
Salvatore Rubino, ha ricostruito la vita dei prigionieri sull'isola,
avviato il recupero di campioni biologici per lo studio del Dna e
individuato le malattie (colera, tifo, tubercolosi e dissenteria) che
uccisero oltre 7mila persone. E ancora gli studi e le osservazioni di
tipo archeologiche portate avanti dal dipartimento di Storia, Scienze
dell'uomo e della Formazione dell'Ateneo sassarese con docente Marco
Milanese. E poi ancora le tante storie di uomini e donne legate a
doppio filo con l'Asinara: a partire da quella del cappellano militare
croato Gabro Cvitanovic, illustrata da Filip Hamersak dell'istituto
Lessicografico di Zagabria. E poi le vicende giudiziarie di alcuni
prigionieri sull'isola raccontata dalla ricercatrice Marisa Porcu
Gaias. Quindi, come sottolineato dal ricercatore Giuseppe Zichi,
l'attenzione della Chiesa per la questione umanitaria dell'isola
dell'Asinara e, in considerazione delle diverse etnie presenti nei
campi profughi, la necessita di avviare un dialogo interreligioso.
E
ancora le vicende dei prigionieri, degli internati e dei confinati
austro-ungarici ricoverati nel manicomio di Sassari. Una raccolta di
documenti – studiati da Giovanni Fiori della Soprintendenza Mibac per
province di Sassari e Nuoro – che mettono in luce il cammino di
malattia e dolore di una parte degli austro-ungarici transitati in
Sardegna durante la Grande Guerra.
Il convengo prosegue anche sabato 17 novembre al MuT con il tema:
“1918-2018 un secolo di sogno europeo: identità, nazioni e minoranze”.
Domenica 18 novembre, invece, i protagonisti del convegno si
sposteranno sull'isola dell'Asinara per una visita ai luoghi della
memoria.