Si sarebbe dovuta tenere questa mattina l’udienza al Tribunale di Cagliari in merito al processo nel quale sono accusati a vario titolo di truffa a danni dello stato, falso ed estorsione i funzionari tra i quali un ex alto rappresentante di Infratel, società del ministero dello Sviluppo economico.

L’udienza invece è stata rinviata, per l’assenza di un giudice, ma anche per l’assenza di una figura molto importante nella fase processuale, Salvatore Lombardo, che non è indagato, Direttore generale e Amministratore Delegato della  Infratel Italia – Infrastrutture e Telecomunicazioni per l’Italia che  è una società pubblica  che opera nel settore delle telecomunicazioni per il Ministero dello sviluppo economico del quale è una società in house.

Infratel ha inviato una nota per evidenziare come la stessa è parte civile del procedimento e che: “fa riferimento ad una presunta truffa ai ns danni (peraltro da noi denunciata) effettuata da un nostro ex dipendente, Nicola Tenaglia, successivamente licenziato per fatti accaduti dal 2008 al 2011”, afferma la nota inviata dalla società.

Nella seduta del 29 gennaio si sarebbe potuto capire, con la deposizione di Lombardo, dei meccanismi “sospetti” che hanno portato, secondo quanto sostiene l’accusa, ad effettuare “lavori gonfiati”, facendo risultate costi più elevati rispetto a quelli previsti nel capitolato d’appalto.

Un processo che ha visto nell’udienza del 18 gennaio scorso una conferma, rispetto a quanto denunciato  nel 2011 dall’imprenditore Stefano Piga  che andò a raccontare alla Guardia di finanza come i lavori effettuati per l’interramento della fibra ottica venissero effettuato in maniera “diversa” da come era previsto nei progetti autorizzati e pagati da Infratel, sempre secondo l’accusa.

Un udienza in cui il perito del tribunale ha spiegato, punto per punto, le modalità di esecuzione dei lavori, presi in esame tre cantieri Ussana – Monastir, Arbus- Guspini e Dorgali si è constatato come sulla base dei progetti autorizzati che prevedevano interramento sia su asfalto che su sterrato, venissero fatti pagare interamente come effettuati su “asfalto”.

Questa differenza, che significa circa 22 euro in più per metro, va moltiplicato per circa 160 chilometri, quelli  finiti sotto la lente della Procura di Cagliari. Ma i 160 chilometri ‘sospetti’ sono una piccola fetta del bando europeo che riguarda oltre alla Sardegna anche la Sicilia, la Puglia, la Campania, la Calabria, la Basilicata, l’Abruzzo e il Molise, per un importo complessivo di 126.970.000 di euro.

Sul tema della fibra ottica sono numerose le inchieste aperte in tutta Italia, che però non riguardano Infratel e considerate le centinaia di milioni di euro stanziati dalla Comunità europea per la messa in opera della fibra in tutto il territorio nazionale, sembrerebbe che non sempre siano state utilizzate le migliori professionalità per effettuare i lavori. Almeno questo quanto traspare dalle inchieste in giro per l’Italia.

Cosa nostra sarebbero arrivate a mettere  le mani nei cantieri per la posa della fibra ottica a Catania, dove l’ inchiesta denominata “Chaos” ha portato all’arresto di cinque persone vicine alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano.

Ma sarebbero documentate anche estorsioni ad imprenditori dell’ennese da parte sempre di affiliati alla mafia che hanno portato all’arresto di sei persone nell’operazione “Capolinea” e per finire il sequestro di 120 milioni di euro di beni a Calogero Romano, considerato il “re” della fibra ottica nel palermitano.

Insomma una torta da miliardi di euro, molto appetitosa e molto remunerativa, ma non per tutti, al punto che Report in un servizio dell’aprile 2018 raccontava dettagliatamente molti degli aspetti che oggi sono sotto la lente delle procure di tutta Italia.

Inchiesta sulla fibra ottica, Infratel chiarisce la sua posizione: “Noi parte lesa nel procedimento al Tribunale di Cagliari”